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 2013  giugno 23 Domenica calendario

NELLA CITTÀ A RIFIUTI ZERO “RICICLIAMO TUTTO QUI L’IMMONDIZIA È ORO”


Tutto merito di un “mago”. Solo nel paese delle meraviglie infatti si possono vedere scene come questa: alla stessa ora tutti i cittadini escono di casa e portano fuori quella che in troppa parte d’Italia si chiama “spazzatura” e che qui invece è stata ribattezzata “risorsa”. Lia ed Elisa escono dal loro cancello in via Casalino, posano il sacchetto e si guardano intorno: tutti hanno fatto il loro dovere, non c’è uscio senza il sacchetto marrone dell’organico. Domani toccherà al “multimateriale leggero”, poi al “non riciclabile”, arriverà il giorno della carta… Meglio tenere il calendario in bella vista, per non sbagliare. Se dimentichi la consegna, non puoi buttare tutto nel cassonetto, magari di notte. I cassonetti, a Capannori, non ci sono più. Meglio essere puntuali con i ragazzi e le ragazze che arrivano davanti a casa, con un’Ape car a metano, a «prendere la consegna ».
Si mette a ridere, Rossano Ercolini, maestro elementare. «Sì, i
miei alunni mi chiamavano mago. È successo nel 1995, quando c’era una lotta in tutto il paese contro la proposta di un inceneritore. Io compresi che non bastava dire no, bisognava offrire soluzioni. E così andai nella mia classe con un sacco nero di spazzatura e la rovesciai sulla cattedra. Ecco — dissi — plastica e bucce di banana, torsoli di mela, carta, insalata, legno, pasta avanzata… Tutta assieme, questa è spazzatura. Se invece facciamo una cernita e cominciamo a dividere — bucce con torsoli, plastica con vetro... — diventa una risorsa. La spazzatura non c’è più». «Sei un mago», esclamarono i bambini.
Tanti di loro adesso hanno messo su famiglia e quando preparano il sacco per l’Ape car ricordano che tutto cominciò allora. Il loro maestro-mago è diventato famoso. In aprile ha ricevuto negli Stati Uniti il Goldman Environmental Prize, definito il “Nobel per l’ambiente”. Centocinquantamila dollari subito impegnati nell’associazione Zero rifiuti e nel relativo centro studi. «Il nostro lavoro — dice Rossano Ercolini — non è stato facile. Come comitato del no all’inceneritore facemmo assemblee in città e in tutte le quaranta frazioni. Se eliminiamo gran parte dei rifiuti — questo fu il nostro slogan — non ci sarà bisogno dell’inceneritore. La strada è stata
avviata: solo dal 2005 ad oggi il peso dei rifiuti è diminuito del 37,7 per cento».
In un’Italia dove contro discariche e inceneritori ci sono state tante barricate e pochissime proposte, la storia di Capannori dovrebbe essere studiata a scuola. «Io penso che nel mio Comune —
racconta il sindaco Giorgio Del Ghingaro — ci sia stata una rivoluzione culturale. Si doveva risolvere un problema e un territorio si è trovato unito: adesso 47 mila cittadini fanno cose mai fatte prima. C’è una forte partecipazione civica per fare il bene del proprio Comune. E questa per me è la politica
».
Capannori nel 2007 è stato il primo Comune ad iscriversi all’associazione Zero Waste, rifiuti zero. La raccolta differenziata con raccolta porta a porta arriva oggi all’82 per cento, con punte del 90. «Arriveremo a zero — dice il sindaco — nel 2020. Da sei mesi abbiamo
iniziato anche con la “tariffa puntuale”: ogni sacco per l’indifferenziata consegnato ai cittadini ha un chip con il codice dell’utente. Meno rifiuti consegni, meno paghi. Ci dicevano che avremmo speso troppo, con questo progetto. E invece le nostre tariffe sono fra le più basse della Toscana — per un appartamento di 100 mq con tre persone la tassa è di 150 euro all’anno — e siamo riusciti ad assumere i sessanta giovani che fanno il porta a porta».
I rifiuti qui sono una miniera. Puoi portare ciò che non serve più in un centro raccolta e già all’ingresso c’è una cernita. Da una parte ciò che è davvero da buttare (e va smontato per recuperare il rame delle lavatrici, il metallo, il legno...), dall’altra tutte le cose che possono servire agli altri. Ci sono abiti, mobili, libri, frigoriferi, giocattoli che, tramite la Caritas, vanno gratuitamente a chi ha bisogno. Il progetto Zero Waste coinvolge già anche i privati. C’è un negozio, Effecorta, che non usa imballaggi non riciclabili. Olio, vino,
olio vengono imbottigliati sul posto. Se vuoi il miele, ti porti il vaso. Anche detersivi e shampoo sono sfusi.
Ora i Comuni italiani Zero Waste sono 134 e fra loro c’è anche Napoli. «Si sono impegnati nella differenziata — dice Rossano Ercolini — Per ora interessa 250 mila cittadini su un milione. Il sindaco Luigi De Magistris ha detto che sarà allargata ad altri 200 mila entro la fine di giugno. Gli impegni vanno mantenuti ». L’ultima battaglia è contro le cialde per il caffè. «Se ne consumano un miliardo all’anno, nove tonnellate solo qui a Capannori. Ogni capsula contiene dodici grammi di polvere che sarebbero utilissimi in agricoltura. In California giovani imprenditori ci hanno fatto i soldi coltivando funghi. Abbiamo chiesto alle aziende di fare capsule diverse, perché ciò che non è riciclabile o riusabile è un errore del produttore». Le risposte stanno arrivando. A chiedere la “rivoluzione” ora non c’è più solo quel “mago” che ancora oggi insegna alle elementari.