Andrea Malagutti, la Stampa 22/6/2013, 22 giugno 2013
Grecia, crisi di governo per la tv pubblica– Le elezioni, per ora, sono scongiurate. Ma per qualcuno sono solo rimandate all’autunno
Grecia, crisi di governo per la tv pubblica– Le elezioni, per ora, sono scongiurate. Ma per qualcuno sono solo rimandate all’autunno. La crisi-lampo del governo Samaras, che si è consumata tra la notte di giovedì e la mattina di ieri sulla scia del “caso Ert”, della chiusura della radio-tv pubblica, è costata al premier il ritiro dalla coalizione di Sinistra democratica, dunque le dimissioni di due ministri (il responsabile delle Riforme amministrative Antonis Manitakis, e quello della Giustizia Antonis Roupakiotis) e due vice. Ma il leader del partito, Fotis Kouvelis, ha garantito l’appoggio esterno all’esecutivo di larghe intese. E sulla carta i socialisti del Pasok e i conservatori di Nuova democrazia hanno i numeri per andare avanti da soli: 153 parlamentari su 300. Tre deputati di scarto. Un soffio. Per i maligni, Kouvelis vuole tenersi le mani libere nel momento in cui l’esecutivo affronta una delle fasi più delicate dall’inizio dell’aggiustamento imposto dalla trojka in cambio degli aiuti europei e del Fmi. Il caso dell’emittente Ert con i suoi circa 2700 dipendenti licenziati è parte di un pacchetto doloroso, e che sta entrando nel vivo, di 15mila esuberi nel settore pubblico promessi alla troika entro il 2015. E il sospetto è che il leader della sinistra moderata preferisca tirarsi indietro prima di una prevedibile ondata di proteste e mobilitazioni che accompagnerà quelle decisioni. Non è un caso che l’alleanza con i socialisti e i conservatori si sia rotta giovedì sera sul numero di impiegati Ert che potranno essere riassunti nella nuova società che dovrebbe risorgere dalle ceneri della vecchia. Tra l’altro, secondo notizie dei media locali, confermati dal corrispondente italiano di Ert, Dimitri Deliolanes all’ AdnKronos , 2.000 dei circa 2.700 dovrebbero essere riassorbiti con contratti a termine. I nuovi ministri dell’esecutivo Samaras verranno resi noti lunedì, nell’ambito di un rimpasto più ampio, e secondo fonti del Pasok potrebbe esserci anche la novità di un vicepremier socialista. Mentre Kathimerini sostiene che il leader del Pasok Evangelos Venizelos potrebbe diventare ministro degli Esteri. Ma il problema più angosciante, ora, è la maggioranza in Parlamento. Senza i 14 parlamentari di Kouvelis , i due partiti che continuano a sorreggere il governo, Nuova democrazia e Pasok, arrivano a quota 153. Due indipendenti hanno già garantito il loro sostegno e, comunque, Kouvelis ha fatto capire che appoggerà di volta in volta l’esecutivo sulle riforme. La frase più importante di ieri è sua: «questo paese non ha bisogno di elezioni», e «la Sinistra democratica è convinta che vadano fatte le riforme». La nuova crisi politica ellenica ha contribuito al malumore sulle Borse. Atene ha lasciato sul terreno il 6,11%, Milano è stata ieri la peggiore piazza europea (-1,89%), Francoforte ha archiviato un -1,76% seguita da Madrid (-1,56%), Parigi (-1,11%) e Londra (-0,70%). Tensione anche sui rendimenti dei titoli sovrani nei Paesi periferici, ma anche sul solido Bund tedesco che ha riagganciato i massimi da oltre un anno. La crisi di governo arriva in un momento delicato: a breve la trojka dovrà esaminare i progressi del risanamento. è notizia di ieri il via libera alla cessione del 66% della società Desfa, filiale di distribuzione del gruppo pubblico produttore di gas Depa, alla società azera Socar. Nei giorni scorsi il Fmi ha elogiato nel periodico rapporto sulla Grecia i progressi fatti ma ha ricordato anche i dati catastrofici che la riguardano: tra il 2008 e il 2012 il Pil è crollato del 22% e la disoccupazione è cresciuta del 27%. Per il Fondo «la parte da leone degli aggiustamenti è alle spalle». Ma alcuni di quelli politicamente più tosti come i licenziamenti nel pubblico - devono ancora arrivare. "twitter@mastrobradipo"