Danilo Taino, Corriere della Sera 22/6/2013, 22 giugno 2013
Borse, Quel difficile ritorno alla normalità (con 10 mila Miliardi in meno)– Prendete diecimila miliardi di dollari e toglieteli dalle Borse, dai mercati dei titoli di Stato, dai settori immobiliari
Borse, Quel difficile ritorno alla normalità (con 10 mila Miliardi in meno)– Prendete diecimila miliardi di dollari e toglieteli dalle Borse, dai mercati dei titoli di Stato, dai settori immobiliari. Il mondo della finanza cambierà sotto i vostri occhi: e con una certa angoscia. Ecco spiegata l’eccezionale volatilità dei mercati nelle scorse 72 ore, volatilità che con ottime probabilità andrà avanti nei prossimi mesi. Non che quella massa di denaro sia sparita. Piano piano, però, sparirà: l’ha sostanzialmente detto il presidente della Fed, la Banca centrale americana, Ben Bernanke, mercoledì scorso. Gli investitori – che anticipano il futuro – hanno reagito di conseguenza: devono adattarsi a un mondo nuovo, dove i valori sono diversi da quelli degli scorsi quattro anni. I diecimila miliardi sono all’incirca quanto le banche centrali hanno immesso nel sistema finanziario globale dallo scoppio della crisi, nel 2008, a oggi, attraverso l’acquisto di titoli sui mercati. Si tratta, secondo il Fondo monetario internazionale, di 2.150 miliardi di dollari di liquidità di emergenza immessi dalla Fed, di 2.150 provenienti dal sistema delle banche centrali europee, di 653 dalla Banca del Giappone, di 508 dalla Banca d’Inghilterra e il resto dalla Svizzera, dall’acquisto di asset esteri da parte della Banca del Popolo cinese e via dicendo. In tutto, secondo Deutsche Bank e Jp Morgan, diecimila miliardi di dollari. È in questo ambiente reso artificiale dalla pioggia di denaro dei banchieri centrali che il mondo ha vissuto il dopo crisi. Ora, Bernanke dice che non c’è più bisogno di quella protezione: indirettamente afferma che la crisi è finita, almeno negli Stati Uniti, e si deve tornare alla normalità. Non subito: nel resto del 2013 la Fed ridurrà gli acquisti di titoli sui mercati, oggi di 85 miliardi al mese, fino a cessarli a metà 2014. Dopodiché lascerà che quelli che ha in portafoglio vadano a scadenza. Il ritorno alla normalità dichiarato da Bernanke, che sta provocando la fine del denaro facile e un aumento globale dei tassi d’interesse, pone parecchi interrogativi. E’ proprio vero che l’economia americana è fuori dalla crisi? Se si guarda all’andamento dell’occupazione, difficile affermarlo con certezza: la percentuale dei senza lavoro cala un po’, ma quasi esclusivamente perché diminuisce il numero di coloro che cercano lavoro. La Fed prevede che l’economia crescerà tra il 3 e il 3,5% nel 2014, non poco: la maggioranza degli economisti è però meno ottimista. Sui mercati, dunque, corre un dubbio: il cambio di strategia è motivato davvero dalla fine della crisi oppure nella Fed sono diventate maggioritarie le posizioni secondo le quali l’immissione di liquidità sta creando sui mercati bolle sempre più difficili da controllare e va temperata? Un secondo interrogativo riguarda il resto del mondo, soprattutto i Paesi avanzati. Con il lancio della exit strategy, la Fed ha deciso anche questa volta di andare da sola. A differenza che in passato, però, la divergenza di traiettoria che ha imboccato rispetto a Europa e Giappone è molto ampia. Nel Vecchio Continente la recessione è in pieno corso e nessuno può nemmeno immaginare che Mario Draghi possa sostenere che la crisi è finita e quindi ritirare le misure di aiuto alle banche e all’economia: potrà semmai incrementarle. Tokio, da parte sua, ha appena lanciato la più grande operazione di creazione di liquidità della sua storia: 180 gradi rispetto a Washington. E’ dunque una divergenza – un decoupling – tra le maggiori economie di grande momento, portatrice di tensioni tutte da scoprire. Infine, c’è un problema politico. Tra le altre cose, Bernanke di fatto afferma che la fase dei banchieri centrali che salvano il mondo – caratteristica indiscutibile degli ultimi anni – va a finire. Sapranno i governi colmare il vuoto lasciato dal dominio delle banche centrali?