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 2013  giugno 23 Domenica calendario

Quei debiti rinegoziati della Germania – La Storia si diverte a offrire coincidenze, forse per invitarci a riflettere

Quei debiti rinegoziati della Germania – La Storia si diverte a offrire coincidenze, forse per invitarci a riflettere. Il 28 giugno prossimo si terrà un vertice europeo che si annuncia di particolare importanza per il rilancio dell’Europa, in bilico fra rigore di bilanci e solidarietà, fra resistenze e disponibilità della Germania a uno sbocco politico della crisi. Ma il 28 giugno è anche la data dell’anniversario (1919) del trattato di pace di Versailles con il quale le potenze vincitrici (in testa Francia e Gran Bretagna) imposero alla Germania pesantissime riparazioni dei danni di guerra, 132 miliardi di marchi dell’epoca. Secondo molti storici, furono proprio gli oneri del conflitto, oltre alla crisi del ’29, a tracciare l’autostrada politica e sociale per l’ascesa di Hitler al potere. Ma qui interessa ricordare che quel debito, dopo successive rinegoziazioni, venne ripagato in parte e fu considerato estinto dal Führer nel 1933. La seconda coincidenza storica cade esattamente sessant’anni fa, con un’altra conferenza (Londra, 27 febbraio 1953) in cui venne negoziato un altro debito riparatore a carico della Germania, quello per i danni del secondo conflitto mondiale. Anche in questo caso, gli storici hanno analizzato controversie di varia natura. A Londra, ci si domandò se il debito dovesse ricadere sulle spalle della sola Germania federale o anche sulla ex Germania comunista. I negoziati portarono a una dilazione dei pagamenti e a una parziale riduzione. In piena Guerra Fredda, per europei e americani la rinascita e la stabilità della Germania federale era un obiettivo vitale di fronte al blocco comunista e quindi preponderante sulla riscossione totale del debito dei tedeschi. Ricordare oggi il debito della Germania per i danni di due guerre non significa riaprire ferite storiche né rifare l’esame delle coscienze tedesche rispetto alle colpe del passato, per le quali le riparazioni non sono quantificabili. Dovrebbe però essere utile ricordare che la forza della Germania moderna non risiede soltanto sulla straordinaria capacità dei tedeschi di riorganizzare il proprio apparato produttivo e il proprio modello federale, ma anche sull’aiuto finanziario che il Paese ha ricevuto per risorgere. Un sostegno indiretto — a ben vedere — è arrivato anche durante il processo di riunificazione, da cui derivano in larga misura i passi avanti e i blocchi dell’Europa di oggi. Il presidente francese Mitterrand pensò probabilmente di «diluire» in Europa la potenza tedesca sostenendo la riunificazione in cambio della rinuncia al marco. Il cancelliere Kohl coronò il sogno dei tedeschi, sacrificò la moneta nazionale, ma probabilmente intuì che l’euro avrebbe avuto come riferimento costante l’andamento dell’economia tedesca e la politica di Berlino. In questo scenario, è dei giorni scorsi una forte polemica della stampa greca che riapre il contenzioso su danni di guerra subiti dalla Grecia durante l’occupazione delle truppe naziste, citando un dossier di 190 mila pagine sull’argomento. Contenzioso di difficile soluzione e quantificazione, sia perché la Germania sostiene di non essere più in debito, sia perché si conteggiano anche prestiti forzosi e si cerca di valutare anche le spoliazioni compiute dalle truppe del Reich. La Grecia probabilmente non otterrà soddisfazione. Ma si può comprendere meglio la disperazione del Paese, se ai torti del passato si sommano le recenti terribili imposizioni economiche che il Paese ha subito: non per avere combattuto e perso due guerre, ma per essere entrato in Europa e avere rispettato impegni e oneri in ambito Nato. (Sia pure con qualche ombra sui bilanci e importanti tagli del debito). La Storia dovrebbe servire almeno a sfatare luoghi comuni. Come quello della Germania che si è fatta tutta da sola e che giustamente non vorrebbe pagare i debiti degli altri, soprattutto se spendaccioni e lassisti. Anche i debiti hanno una Storia e quella del passato dovrebbe illuminare meglio il presente, se i debitori di ieri sono diventati i creditori di oggi. E non solo dei greci.