Guido Olimpio, Corriere della Sera 23/6/2013, 23 giugno 2013
Trappole, radar e militari Le Hawaii, porto di spie– WASHINGTON — Quasi ogni giorno Takeo Yoshikawa lasciava il consolato giapponese a Honolulu, si dirigeva verso il centro e poi a bordo di un taxi si faceva portare ad una sala da tè sulla collina di Alewa
Trappole, radar e militari Le Hawaii, porto di spie– WASHINGTON — Quasi ogni giorno Takeo Yoshikawa lasciava il consolato giapponese a Honolulu, si dirigeva verso il centro e poi a bordo di un taxi si faceva portare ad una sala da tè sulla collina di Alewa. Si rilassava e talvolta «andava a riposare» in una stanza al primo piano. Ma Yoshikawa non dormiva: con l’aiuto di un binocolo seguiva i movimenti delle navi militari Usa. E con le sue informazioni, la spia giapponese, che agiva sotto la copertura di assistente del console, contribuì alle operazioni contro Pearl Harbor nel dicembre 1941. Un pezzo di storia che ricorda come le Hawaii siano state sempre al centro di intrighi. Da quelli della Seconda guerra mondiale al recente colpo messo a segno dall’ex funzionario della Nsa, Edward Snowden. È qui che la fonte di tanti segreti ora diventati pubblici ha lavorato con l’agenzia di spionaggio elettronico. Un dipendente a contratto che ha vuotato il sacco mettendo in imbarazzo la Casa Bianca. Nè il primo, né l’ultimo. In questi anni, le splendide isole del Pacifico, oltre ad attirare frotte di turisti, sono state teatro di molte manovre. E non per caso. L’arcipelago ha una posizione strategica, è un avamposto che guarda verso Oriente, ospita basi importanti e mezzi militari di primo piano. Come i radar che seguono le tracce dei missili balistici. Nulla di nascosto, però, tutto protetto ma tutto sotto il caldo Sole. E con molte «talpe» pronte a scavare per carpire informazioni. Durante la Guerra Fredda i russi avevano mandato da queste parti un paio delle loro navi per missioni «Sigint», unità in grado di monitorare le comunicazioni. La Navy cercava di contrastarle. Un gatto contro un topo su una superficie color smeraldo. Un duello che è proseguito con nuovi cacciatori e prede. Pochi mesi fa, l’Fbi ha smascherato Benjamin Bishop, 59 anni, un ufficiale della riserva distaccato alle Hawaii come consulente per il comando del Pacifico. Il tenente colonnello, sposato, è finito in una trappola d’amore. Durante un convegno ha conosciuto una ragazza cinese di 27 anni. Studentessa, iscritta ad un’università di Washington, la donna ha sconvolto la vita di Bishop. Prima lo ha stregato, poi gli ha estorto tutto quello che poteva. Un inganno iniziato nell’estate del 2011 e proseguito fino al dicembre dell’anno seguente. Per gli investigatori la spia cinese ha ottenuto notizie sui missili, i sistemi radar e molto altro. Lo provano i documenti riservati che l’Fbi ha sequestrato nell’abitazione di Bishop. Precedente che ha fatto nascere il sospetto, senza prove, che anche Snowden abbia destato l’interesse dei cinesi. Non c’entra Pechino, invece, nella vicenda del maggiore Sevirak Inson, 43 anni. Il controspionaggio lo ha arrestato con l’accusa di aver passato ai cambogiani i dettagli sulla strategia navale americana nel Pacifico. L’ufficiale era considerato un elemento a rischio in quanto protagonista di episodi non proprio ortodossi: aveva aggredito un uomo, eppure è riuscito a mantenere contatti con agenti avversari dal 2009 al 2010. Una collaborazione legata probabilmente alle sue origini cambogiane e ai guai avuti durante il servizio. Ben più grave il danno provocato da Noshir Gowadia, un ingegnere che viveva e lavorava a Maui: ha venduto ai cinesi i piani del sofisticato bombardiere B2. Gowadia ha trescato con Pechino (e dicono con altre intelligence) perché aveva bisogno di denaro. Si era costruito una splendida villa su una spiaggia nella zona nord dell’isola, valore 5 milioni di dollari. Una spesa che non poteva permettersi. Non riuscendo a far fronte al mutuo, ha pensato bene di vendere ai cinesi quello che sapeva e loro lo hanno ripagato con versamenti costanti. Oggi l’ingegnere è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Florence, Colorado. Una tomba tetra dove non entra un raggio di sole. Non proprio come alle Hawaii. Guido Olimpio