VARE 23/6/2013, 23 giugno 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - CONTI CORRENTI TRASPARENTI PER IL FISCO
DALLA STAMPA DI SABATO
Mancava il via libera dell’Authority per la privacy. Che ha dato ora la sua benedizione al nuovo Grande fratello stana evasori. Il Sid (Sistema di interscambio flusso dati), l’Anagrafe tributaria che da lunedì passerà al setaccio ogni movimento di denaro (e non solo) di contribuenti e imprese. A darne l’annuncio è stato ieri il Direttore dell’Agenzia delle entrare, Attilio Befera, spiegando che il Garante ha chiesto e ottenuto «che per poter acquisire i dati dei conti dei cittadini italiani che riguardano la movimentazione e i saldi di inizio e fine anno, fosse creato un sistema di interscambio autonomo rispetto a quelli attuali». Appunto «Sid», che senza intervento di personale umano e quindi a garanzia della privacy dei cittadini dalla prossima settimana renderà più dura la vita agli evasori.
Banche, Poste italiane, società di intermediazione mobiliare, società di gestione del risparmio e assicurazioni su richiesta dovranno trasmettere all’Agenzia i dati su quasi tutti i nostri movimenti di denaro e beni finanziari che possano servire al Fisco per capire se i redditi denunciati dal contribuente sono da considerare “congrui” oppure no. Sotto la lente d’ingrandimento tributaria passeranno tutti i dati relativi a entrate e uscite sul nostro conto corrente. Per mesi è rimasta in sospeso la sorte dei conti scudati, quelli che in passato hanno utilizzato la sanatoria per rimpatriare e regolarizzare i fondi esportati illegalmente all’estero. Le vere lobby finanziarie insomma, sulle quali non potrà accendere le telecamere il nuovo Grande fratello tributario. E se da lunedì il Fisco potrà controllare i conti dei contribuenti sospetti, a partire dal 31 ottobre, quando inizieranno ad affluire i dati relativi al 2011 per verifiche retroattive. Quelli del 2012 saranno invece inviati entro il 31 marzo del prossimo anno. Poi il rito si ripeterà entro il 20 aprile di ogni anno per i movimenti finanziari dell’anno precedente.
A queste scadenze ogni singolo operatore finanziario, banche in testa, dovrà avviare le procedure di registrazione al Sid. Poi tutto passa in mano a Serpico, il “cervellone” dotato di un immenso data-base che già dallo scorso ottobre gestisce la mole di dati proveniente da conti correnti, carte di credito e titoli. Come se non bastasse i controlli si incroceranno con quelli della Banca d’Italia su spostamenti di denaro giudicati “sospetti”. A questo punto il sistema confronta i dati sulle movimentazioni finanziarie con quelli del reddito e se non sono in linea scatta la richiesta di chiarimento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ovviamente il contribuente potrà spiegare il perché di uscite ed entrate ma se le spiegazioni non saranno esaurienti partirà il temuto avviso di accertamento.
L’obiettivo, come ha spiegato nei giorni scorsi Befera, «è di formare delle liste di contribuenti, già individuati in base a elementi di rilevanza fiscale, da sottoporre all’accertamento sintetico». Insomma delle vere black-list, sulle quali si concentreranno i controlli di un fisco sempre più agguerrito nella caccia ai 180 miliardi di evasione che più di ogni altra cosa fanno della nostra un’economia debole.
RACCOMANDAZIONI
A cosa dovranno stare attenti i contribuenti con la nuova Anagrafe tributaria?
«A non buttare via niente, scontrini, fatture, ricevute, qualsiasi cosa serva a giustificare entrate ed uscite di denaro. Con questo non dico che dovremo conservare anche gli scontrini dei bar, perché i controlli non scatteranno sicuramente su movimenti inferiori a mille euro. Però se non sono in grado di motivare una determinata spesa o se non ho una fattura che spieghi un versamento queste somme per il fisco si tradurranno in reddito e se alla fine quello dichiarato non sarà congruo potrebbe arrivare una richiesta di chiarimento».
E come dovremmo “giustificarci”?
«Mostrando la documentazione che spieghi entrate ed uscite. Se ad esempio si è prestato o ricevuto denaro da qualcuno d’ora in avanti sarà bene fare prima una scrittura privata che con data certa dichiari il prestito. Per chi non sarà proprio in grado di giustificarsi davanti al fisco partirà l’avviso di accertamento. A quel punto o si sceglie di patteggiare pagando il 40% del dovuto, ma per importi inferiori a 20mila euro, o si fa una richiesta di accertamento con adesione, che consente al contribuente di portare nuove prove della sua fedeltà fiscale o ci si affida al giudizio delle Commissioni tributarie».
E chi ha scudato i capitali esportati illegalmente all’estero è al sicuro?
«Apparentemente si perché l’Agenzia delle entrate ha chiarito che essendo già stati oggetto di una sanatoria su quei capitali non scatteranno i controlli. Ma in questo caso non dormirei sonni troppo tranquilli perché le annualità diverse da quelle scudata potranno invece essere controllate. E probabilmente chi ha esportato capitali è già in una black-list del fisco, che facilmente andrà a spulciare in quegli anni non protetti dallo scudo».
Ma questo Grande fratello tributario funzionerà?
«A me sembra più un cane che abbaia ma non morde perché spetterà sempre all’amministrazione finanziaria dover smontare le giustificazioni dei contribuenti. E con quelli più accorti, che avranno messo per tempo nero su bianco le spiegazioni di ogni movimento bancario o finanziario non sarà facile».
COME LAVORA SERPICO
Ventiquattromila e duecento operazioni al secondo: di tanto è capace la batteria di computer acchiappa evasori messi in campo dal Fisco. Quelli che a partire da lunedì potranno accedere, in tempo reale, ai nostri conti correnti: saldo iniziale, saldo finale, bonifici, assegni, prelievi, pagamenti fatti con le carte elettroniche. L’accesso al conto in banca è solo l’ultimo mattoncino del mitico Serpico, il Servizio per i contribuenti che ha preso in prestito il nome dal superpoliziotto interpretato da Al Pacino.
Già oggi, i server di Serpico possono accedere a una mole di informazioni gigantesca. L’ultima dichiarazione dei redditi? Basta inserire un codice fiscale e premere sul mouse: clic. Quella dell’anno precedente? Un secondo clic. Le case intestate? Basta un altro clic. E poi, a cascata, le auto, le case, i terreni, gli aerei e le barche (chi può permetterseli), le polizze assicurative. Non è tutto, perché gli operatori del fisco possono anche controllare quanto paghiamo di luce e di gas, se siamo iscritti a una palestra o a un corso di cucina, o se abbiamo pagato la retta per uno dei nostri figli. Tutte le operazioni legate al codice fiscale, in buona sostanza, finiscono nei dischi di Serpico pronte per essere messe a confronto.
Informazioni incrociate I risultati importanti non vengono dalle singole operazioni, che possono tutt’al più essere il segnale di una situazione da verificare, ma dall’incrocio delle informazioni. Chiaro che se un contribuente ha una barca intestata e dichiara 5mila euro di reddito annuo Serpico accenderà una delle sue spie: la situazione è sospetta, merita un controllo più approfondito. Con l’aggiunta dei dati bancari, da lunedì, Serpico sarà ancora più efficace ed ancora più agguerrito. Se possediamo una casa e l’abbiamo data in affitto in nero il bonifico che riceviamo mensilmente sul conto può essere l’aggancio che svela la frode ai finanzieri o all’Agenzia delle Entrate. E se decidiamo di farci pagare in nero, ma poi andiamo a versare il contante in filiale, vale lo stesso discorso.
Il cambiamento è radicale: prima il Fisco aveva accesso solo ai dati identificativi del conto, quindi accensione o chiusura. Poteva chiedere informazioni più dettagliate solo dopo l’apertura di un accertamento formale a carico di un contribuente. Da lunedì, viceversa, conoscerà ogni singolo rapporto finanziario: conti deposito titoli e obbligazioni, buoni fruttiferi, contratti delle gestioni risparmio e patrimoniali, importo totale degli acquisti con la carta di credito, perfino le ricariche per le carte prepagate, il numero di accessi alle cassette di sicurezza, gli incrementi di valore o i riscatti delle polizze assicurative, gli acquisti e le vendite di oro.
Il canale riservato Ci sarà chi grida al Grande Fratello, invocando il rispetto della privacy. Il dibattito è già stato fatto, il provvedimento è legge - il salva Italia del dicembre 2011 - e naturalmente ha tenuto conto delle regole sui dati sensibili. Le informazioni viaggeranno su un nuovo canale telematico di trasmissione chiamato Sid (Sistema di interscambio flussi dati) al quale dovrà registrarsi ogni singolo operatore finanziario. Tra l’altro le Entrate non hanno intenzione di sparare nel mucchio: si attrezzeranno per elaborare «specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione» sui quali saranno concentrati i controlli.
L’altro fronte - il più importante - sul quale si lavorerà, sarà quello degli scostamenti: ovvero quello delle spese troppo alte rispetto al reddito. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera ha chiarito che verranno presi in considerazione gli scostamenti reddito-spese che superano il 20%, secondo le regole già previste per il redditometro. In teoria, il Fisco si concentrerà sulle operazioni superiori ai mille euro. Ma attenzione: solo se non ci sono incongruenze. Altrimenti Serpico accenderà una delle sue spie.
DUE NEGOZI SU TRE NON FANNO LO SCONTRINO
Sono stati finora cinque mesi di battaglia, per la Guardia di Finanza. Lo dicono i numeri: 2,5 miliardi di euro sequestrati e confiscati alla criminalità economica ed organizzata, cui vanno sommati altri 4 miliardi scoperti in odore di riciclaggio; altri 650 milioni di euro sono stati sequestrati ad evasori fiscali.
Hanno visitato 166 mila esercizi pubblici, scoprendo che uno su tre non emette scontrini ricevute. Non cessa d’intensità, insomma, l’evasione fiscale.
Sono due i fronti caldi della Finanza, quindi, per dirla con le parole del comandante generale, Saverio Capolupo: «Da alcuni anni ci occupiamo della lotta agli sprechi del denaro pubblico. È parimenti importante prevenire l’erogazione indebita del recupero di risorse a tassazione».
A parlare con gli ufficiali della Fiamme gialle si ascoltano le solite storie all’italiana. E quindi, certo, le verifiche fiscali. Ma poi c’è uno specifico approccio della polizia investigativa che ha permesso di recuperare a tassazione 5,5 miliardi di euro - in pratica più di 1 miliardo al mese - sul fronte dell’evasione fiscale internazionale. Il caso più clamoroso degli ultimi tempi riguarda i famosi Dolce & Gabbana. «La cooperazione internazionale ha preso a funzionare - spiegano e il segreto bancario non è più in Svizzera come a Montecarlo il tabù intangibile di un tempo». C’è da dire che l’azione contro i patrimoni illecitamente accumulati funziona. Sempre per restare ai primi cinque mesi dell’anno: 645 milioni i sequestri eseguiti, 970 quelli proposti alla magistratura, 455 quelli versati al fisco in forma di “adesione spontanea” a seguito dei rilievi mossi dai reparti del Corpo.
Se si nota una leggera flessione nel numero di esercizi commerciali ispezionati, ovvero la classica lotta all’evasione fiscale, sono in grande aumento i controlli sulla spesa pubblica.
Sono aumentati del 66% i falsi invalidi e i falsi ciechi smascherati. Crescono del 54% le frodi nel campo degli incentivi pubblici, specie in campo di energie rinnovabili o di sovvenzioni ad attività industriali. E si allargano del 21% i risultati sul versante del danno erariale.
Uno degli obiettivi indicati alla Guardia di Finanza dal governo, ovviamente qui s’intende l’Esecutivo Monti, era il contrasto alle indebite percezioni di massa. «Ci siamo concentrati sulle truffe a danno degli enti previdenziali ed assistenziali, i furbetti che accedono alle prestazioni sociali agevolate. L’ottica è garantire che le risorse stanziate vadano a sostegno delle situazioni di effettivo disagio sociale».
Hanno scovato oltre 14mila lavoratori irregolari ed in nero, 286 responsabili di “frodi carosello” che hanno evaso l’Iva per 317 milioni di euro, o ancora 3.644 truffatori tra falsi invalidi e falsi poveri, e bloccato sprechi di denaro pubblico per oltre 800 milioni di euro.
«L’obiettivo è di individuare e prevenire, secondo i nostri modelli operativi, sprechi e malversazioni ai danni del bilancio pubblico, ottenendo effetti positivi sui saldi».
PEZZO DI SABATO DEL CORRIERE DELLA SERA
ROMA — Mentre la caccia agli evasori continua a mietere vittime, solo la Guardia di Finanza in cinque mesi ne ha trovati 3.500 completamente sconosciuti al fisco, l’Agenzia delle Entrate rafforza l’armamentario di battaglia. Da lunedì prossimo 24 giugno, infatti, banche e società finanziarie cominceranno a trasmettere all’Agenzia identificativi e movimenti di tutti i rapporti finanziari dei contribuenti italiani con le banche e gli intermediari. La nuova banca dati sarà pienamente operativa a fine ottobre e si annuncia, almeno nelle attese dell’amministrazione e del governo, uno strumento potentissimo. Tanto che qualcuno lo considera come la fine del segreto bancario in Italia.
Già oggi gli ispettori del fisco possono accedere ai conti bancari. Ma solo in alcuni casi specifici e con molti limiti e cautele. L’accesso ai dati bancari serve, in pratica, solo per confermare i sospetti degli ispettori fiscali, perché è possibile solo se prima viene avviato un accertamento formale. Da ottobre sarà diverso, perché sarà proprio dall’analisi dei dati dei conti correnti e della loro movimentazione che potrà scattare l’accertamento fiscale. Anche se l’accesso ai conti avverrà con mille cautele e i dati non potranno assolutamente essere usati in modo indiscriminato.
Analizzando il flusso delle informazioni che cominceranno ad arrivare lunedì, l’Agenzia delle Entrate potrà infatti partire da questi e predisporre «specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione», sui quali poi fare gli opportuni accertamenti. Non sarà possibile usare la banca dati per andare a curiosare, verificando la posizione di un singolo cittadino a prescindere dall’accertamento, ma si potranno estrarre da quei numeri degli indici di rischiosità o anomalia e definire specifiche categorie di contribuenti da controllare a fondo con tutti gli altri strumenti di cui il fisco dispone.
I dati che banche e società finanziarie dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate riguardano le consistenze ed i movimenti registrati nel 2011 su tutti i rapporti bancari e finanziari intrattenuti con i clienti: conti correnti, conti di deposito, depositi a risparmio, gestioni patrimoniali, fondi comuni, derivati, garanzie, fondi pensione, carte di credito, acquisto o vendita di oro e preziosi e addirittura le cassette di sicurezza (per le quali dovrà pure essere indicato il numero degli accessi registrati nel corso dell’anno). Per ciascun rapporto, e per ogni anno, gli operatori dovranno trasmettere l’identificativo, la consistenza iniziale e finale, la somma di tutti i movimenti dell’anno in dare ed in avere. Entro il 31 ottobre dovranno essere comunicati tutti i dati del 2011, entro la fine di marzo dell’anno prossimo le banche invieranno quelli del 2012 ed entro l’ottobre del 2014 la banca dati sarà a regime, con l’acquisizione di quelli di quest’anno.
L’unica incertezza riguarda i conti correnti «scudati» per i quali l’Agenzia delle Entrate dovrebbe diramare una circolare specifica: le leggi sul rientro agevolato dei capitali in Italia prevedevano comunque l’anonimato, e per questi conti le banche potrebbero limitarsi solo a indicarne l’esistenza.
Tutto il processo di preparazione e di invio dei dati da parte degli intermediari, e quello di gestione dell’Agenzia delle Entrate avverranno con la garanzia della massima tutela della privacy , come ha preteso il Garante, imponendo precise condizioni per dare il suo parere favorevole alla creazione della nuova banca dati.
Istituti di credito e intermediari dovranno affidare la predisposizione e la trasmissione dei dati bancari ai funzionari specificamente responsabili del trattamento dei dati personali. Le informazioni da trasmettere all’Agenzia delle Entrate saranno compresse in un «file» criptato e viaggeranno su un canale telematico dedicato tra le banche e l’amministrazione fiscale. Sarà un canale «completamente separato da tutti gli altri sistemi di interscambio», e funzionerà in via automatica «senza intervento del personale», ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, ieri a Rimini, mentre a Roma la Guardia di Finanza diffondeva i risultati dei primi cinque mesi di attività: 3.504 evasori totali scoperti, 650 milioni di euro sequestrati agli evasori, sei miliardi di base imponibile Iva portata alla luce, e una marea di controlli sugli scontrini fiscali: 166 mila, di cui il 33% irregolare. Ennesima conferma di abitudini che, nonostante i deterrenti, non cambiano.
Mario Sensini
DATI SULL’EVASIONE DA REPUBBLICA DI SABATO
ROMA
— Scatole vuote e fatture false all’estero. Nero, truffe allo Stato, falsi invalidi in patria. L’evasione gioca, da tempo ormai e su tutti i tavoli, fuori e dentro, una partita sempre più sofisticata e dannosa. Quella di sottrarre al Paese almeno 180 miliardi di euro all’anno, secondo un recente studio europeo. Quasi un quinto dei mille miliardi che mancano all’appello nel Vecchio Continente. Record assoluto. Con il 27% delle tasse italiane letteralmente evaporato e finito nei paradisi fiscali. E la pressione fiscale schizzata, per forza di cose, al 53% come rilevato dalla Corte dei Conti qualche giorno fa (i pochi che pagano, pagano di più). Non è un caso quindi che la Guardia di finanza abbia intensificato proprio il contrasto alle operazioni oltre confine, riacciuffando nei primi cinque mesi dell’anno 5,5 miliardi planati in lontane isole tropicali, piuttosto che nelle più vicine Lussemburgo, Svizzera, Irlanda. Praticamente un
miliardo al mese. Mentre a casa nostra, tra bar e negozi, ancora uno su tre evita scontrini e fatture.
I dati diffusi ieri dalle Fiamme Gialle raccontano un’Italia in fuga dalle tasse e dalle regole. Nonostante i piani di controllo, le verifiche a sorpresa, la lotta all’economia sommersa (418 miliardi all’anno, la più vasta in Europa) e i famosi “blitz” ormai spariti dai tg, l’evasione diventa sempre più «complessa e insidiosa ». Lo sanno bene i 3.506 italiani ufficialmente nullatenenti, reddito dichiarato pari a zero, formalmente residenti all’estero, eppure evasori totali. E anche i 286 esperti in frodi carosello e società cartiere, scatole
cinesi utili a non versare 317 milioni di Iva. Non da meno i 2.338 datori di lavoro che tengono al nero o irregolari 14.149 dipendenti. I 154 finti invalidi con 9 milioni in tasca tra pensioni, assegni, rendite. O i 2.417 responsabili di reati bancari, finanziari e ovviamente fallimentari. Come pure i 223 usurai.
Ogni ambito sembra ormai una groviera che sputa denari nelle valigette dei più furbi o più delinquenti. Il bilancio pubblico, tanto per dire, è saccheggiato. Ci sono i furti a Inps e Inail (2.100 denunciati alle varie Procure per 27 milioni). Poi «le
grandi frodi nell’erogazione di incentivi », come i bonus per sostenere e rilanciare le imprese o le energie rinnovabili (800 milioni di truffe individuate). Ma anche «sprechi e irregolarità nell’amministrazione pubblica», tra colletti bianchi disonesti e politici corrotti (975 milioni di danno erariale accertati, 475 interventi, anche su delega della Corte dei Conti).
La concorrenza nel campo dell’evasione è spietata e a tutto campo, micro e macro. Da una parte il 33% non fa scontrini (su 167 mila controllati). Dall’altra i capitali illeciti
della mafia, 2,5 miliardi di patrimoni sequestrati e confiscati in appena cinque mesi. Oltre ai 4 miliardi “sporchi” (5.457 segnalazioni), riciclati in denaro contante e titoli, da e verso l’estero. Tutto si tiene, l’alto e il basso. Le 24 tonnellate di droga sequestrate e altre 122 di sigarette di contrabbando. Come pure i 49 milioni di prodotti contraffatti o insicuri. Con la “filiera del falso” che «sembra non conoscere crisi». E anzi forse a causa della crisi, dalla griffe è ora passata a cibo e medicine. Il danno e la beffa.
VALENTINA CONTE
I NUOVI PARADISI FISCALI (REPUBBLICA DI SABATO)
MARIA ELENA VINCENZI
ROMA
— Niente più Cayman, Isole Vergini o Antigua. I paradisi fiscali ora sono più vicini. L’evasione internazionale ha cambiato mete: i luoghi dove investire per sfuggire alla pressione del Fisco italiano sono alla porta accanto. L’ultimo caso è quello dell’Api accusata di avere evaso il fisco grazie alla creazione di società in Lussemburgo e alle Bermuda. Prima ancora c’era stata la Bulgari il cui patrimonio è finito sotto sequestro per frode fiscale(l’accusa è che abbiano spostato fittiziamente la sede in Irlanda).
Casi illustri, paradigma di un fenomeno che si sta facendo largo, come emerge dai dati della Guardia di Finanza. Protagonisti spesso sono i grandi gruppi (si tratta di manovre costose) che cercano all’estero, meglio se in Europa, magari non proprio un paradiso fiscale ma un luogo in cui la pressione tributaria sia inferiore rispetto a quella italiana. Una strategia che aggira i limiti imposti con la normativa sulla tassazione dei dividendi provenienti da Paesi a fiscalità privilegiata. Misura che, di fatto, ha tagliato fuori i paesi della black-list a favore di altri, “censiti”, in cui le tasse si
pagano con aliquote molto inferiori a quelle dell’Italia. Irlanda, Olanda, Belgio, Inghilterra, Svizzera, Lussemburgo. Nazioni per le quali tocca a chi sospetta un’evasione dimostrare che all’estero c’è solo una scatola vuota e che quindi le tasse vanno pagate in Italia. Cosa che non accade per i paradisi fiscali per i quali, invece, vige la presunzione di “evasione”.
Addio Cayman. I dati delle Fiamme Gialle parlano chiaro: le triangolazioni con i Paesi offshore sono in calo. Nel 2012 i milioni di euro recuperati sono stati 1,634 (pari al 9,56% del totale delle evasioni internaziorecuperato
nali accertate e sanzionate), mentre solo l’anno prima erano stati 6,325 milioni (57,77 per cento. Meglio guardare più vicino,
trasferire la sede dell’azienda a Dublino e pagare il 12,5 per cento di tasse sui dividendi. Ecco così che nei dati della Finanza, che nel 2012 ha
due milioni di euro (pari all’11,6 per cento dell’evasione internazionale accertata), spuntano le mete più “ambite”: Lussemburgo (12,81 per cento dei casi scoperti nel 2012), Irlanda (8,13 per cento), Svizzera (6,20) e Gran Bretagna (5,65). Lo fanno le persone (in Inghilterra, ad esempio, la tassazione per gli stranieri è molto bassa) e lo fanno le aziende, facendo credere che l’attività si sia trasferita mentre, in realtà, si apre solo un “ufficio”. Ne escono architetture societarie complicate che, per gli inquirenti, spesso hanno alle spalle studi di commercialisti. D’altronde
più sono i passaggi, più è difficile scoprire in quale paese si debbano pagare le tasse.
Un giochetto che ha il suo rovescio delle medaglia: aziende estere che pur avendo una sede che opera e produce redditi nel nostro Paese, finge di non averne. Un caso che ha fatto clamore è stato quello di Google. È stato questa la modalità di evasione che l’ha fatta da padrone nel 2012. Le “stabili organizzazioni non dichiarate in Italia di società estere”, così vengono definite dagli investigatori, sono quasi l’80 per cento dei casi per un recupero di 13.480 milioni.