Bianca Carretto, Corriere della Sera 23/6/2013, 23 giugno 2013
l presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano è durato tutta la notte. La protesta, messa in atto dai militanti della Fiom e dello Slai Cobas, insieme a qualche parlamentare e alle donne del comitato mogli operai, era stata organizzata all’insegna dello slogan «lavoro per tutti i cassaintegrati»
l presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Pomigliano è durato tutta la notte. La protesta, messa in atto dai militanti della Fiom e dello Slai Cobas, insieme a qualche parlamentare e alle donne del comitato mogli operai, era stata organizzata all’insegna dello slogan «lavoro per tutti i cassaintegrati». All’alba, quando gli operai dovevano entrare per il secondo dei due sabati di recupero produttivo, concordati da azienda e sindacati per far fronte a un picco di domanda, la protesta ha ritardato la partenza della produzione, ma non l’ha fermata. Così, a fine giornata, la Fiat ha potuto dire che non è andata persa nessuna delle 320 Panda che erano previste alla vigilia e ha potuto elogiare, ancora una volta, «il grande senso di responsabilità» dei 1.200 lavoratori entrati in fabbrica al punto che, nonostante il ritardo, riconoscerà a tutti i presenti il turno completo. Rispetto a sette giorni fa, primo sabato di recupero produttivo, ieri il fronte della protesta si è spaccato, e gli esponenti del comitato di lotta cassaintegrati e licenziati Fiat (Clcl), hanno accusato il leader della Fiom, Maurizio Landini, per tutta la notte davanti ai cancelli di Pomigliano, di aver «abbandonato il campo». Dal quartier generale del Lingotto, in serata hanno sottolineato il fatto che «gli operai di Pomigliano hanno difeso il loro diritto al lavoro», e che «diversi dipendenti della fabbrica Fiat, in cui viene prodotta la nuova Panda che riscontra un successo crescente, in un panorama automobilistico mai così depresso, hanno pubblicamente dichiarato, a organi di stampa e di televisione, di non aver subito nessun tipo di ricatto o pressione da parte dell’azienda per ottenere l’adesione ai due turni supplementari, in due sabati, successivi; il contratto firmato nel momento della loro assunzione, prevedeva la disponibilità ad accettare possibili modifiche di orario, per rispondere, tempestivamente, alle richieste del mercato». E dalla casa automobilistica hanno ribadito che, con questa iniziativa «gli operai hanno dimostrato di voler rispettare gli accordi presi con l’azienda, tanto che, pur essendo stati costretti a entrare, con un’ora di ritardo a causa del picchettaggio agli ingressi, il ciclo produttivo è stato completamente eseguito, senza perdita di unità costruite. Le maestranze hanno respinto gli interventi dei rappresentanti sindacali esterni, che cercavano di ostacolare l’ingresso, accendendo focolai di dialettica politica, in un confronto che, invece, ha ristabilito la legalità della controversa situazione». Bianca Carretto