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 2013  giugno 22 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - I SINDACATI IN PIAZZA DI NUOVO UNITI


REPUBBLICA.IT
ROMA - "Non vanno bene i continui annunci che non si traducono in una scelta che dia il senso del cambiamento". La leader della Cgil, Susanna Camusso, riassume così il senso della manifestazione unitaria a Roma, la prima di Cgil, Cisl e Uil dopo 10 anni.
Nella capitale sono arrivati da tutta Italia, in treno, in aereo, in nave e con 1.400 pullman. Si sono raccolti a piazza della Repubblica e a piazzale dei Partigiani, per poi percorrere due tragitti distinti e incontrarsi, alla fine, alle 11.30 circa, a piazza di porta San Giovanni, dove è stato allestito il palco per gli interventi finali. Oltre centomila persone sotto un cielo che oggi protegge dal sole pesante degli ultimi giorni.
Il tempo è "scaduto", la fase degli annunci "finita". L’emergenza lavoro sta spingendo il Paese "di nuovo sull’orlo del baratro" e Cigl, Cisl e Uil ’chiamano’ Enrico Letta. L’allarme che le tre associazioni dei lavoratori hanno rivolto al premier non ha più colore sindacale e utilizza le stesse parole.
"La priorità", ha detto ancora Camusso, deve essere "una restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensioni. Al Paese servono risposte rapide che lo aiutino a uscire dalla crisi, non continui annunci". "Siamo in piazza - ha continuato - perché il paese ha bisogno di risposte rapide. I provvedimenti del Governo non vanno bene: sono continui annunci che non si traducono in un vero cambiamento".
Tra le bandiere delle varie sigle sindacali, spuntavano vari striscioni: ’No all’austerità’ e ’In lotta per il lavoro’. E’ la prima volta in dieci anni che i sindacati si riuniscono per una manifestazione nella capitale. Sigle unite per parlare di ’Lavoro e democrazia’.
L’appello dei sindacati. "Siete bellissimi, una straordinaria piazza perché siamo tutti insieme", ha detto il segretario generale della Cgil, aprendo il suo intervento dal palco di piazza San Giovanni dove è confluito il corteo. "Questo Paese lo vogliamo salvare e lo facciamo insieme, abbiamo dimostrato di metterci la faccia e non ci nascondiamo dietro al fatto che le cose non si possono fare. Stare con la piattaforma di Cigl, Cisl e Uil significa stare dalla parte giusta", ha continuato Susanna Camusso.
"Speriamo" che il ministro del Lavoro Enrico Giovannini "si sia sbagliato quando ha detto che di esodati si discuterà a settembre. E’ inaudito che gli esodati stiano ancora aspettando quello è un loro diritto", ha detto davanti alla piazza. "A Confindustria chiediamo: perché non alza la voce per chiedere a Indesit di ritirare il piano di ristrutturazione?", ha detto rivolgendosi agli industriali il segretario generale della Cgil. "L’Indesit non è un’azienda in crisi, se le risorse ci sono, si facciano investimenti qua".
"Sul terreno del lavoro - ha aggiunto la leader Cgil - si possono fare cose importanti anche senza risorse, come la clausola sociale sugli appalti e la garanzia per i lavoratori che non perdano il posto in quelle situazioni. Invece si fa una discussione sulla flessibilità che non è utile per fare ripartire l’economia. Oggi manifestiamo e vediamo quali risposte arriveranno, ma i sindacati sono convinti che senza risposte si perde tempo e si aggrava la crisi. La situazione non sta ferma in attesa e peggiora", ha detto Camusso.
Riforma fiscale. La priorità è la riforma fiscale. I soldi fin ora, è il ragionamento, sono stati presi nelle tasche di lavoratori e pensionati. "Non è ora - si domanda Angeletti - di andarli a prendere negli unici santuari che non sono stati toccati?". Il Governo, è messaggio che si ripete, deve avere il "coraggio" di "fare delle scelte". "Se ci sono poche risorse dobbiamo decidere dove prenderle e a chi vanno", ha spiegato Camusso puntando il dito contro le spese militari e la decisione di "togliere l’Imu a chi ha case e palazzi. "Bisogna - sottolinea - diminuire le tasse su lavoro dipendente e pensionati. Se si toglie una tassa a un ricco non cambia nulla, se si ridanno le risorse ai lavoratori riparte l’economia".
Evasione. Nel mirino dei sindacati ci sono poi gli evasori: lì, ha tuonato Bonanni, "bisogna avere il coraggio di colpir duro, Letta deve essere chiaro su questo". Ed è in questo senso, ha aggiunto Camusso, non è piaciuta la "troppa soddisfazione" per aver messo le manette a Equitalia, che rimane "un punto di lotta all’evasione fiscale. Senza strumenti la lotta all’evasione non si può fare".
Confindustria. Critiche pure agli imprenditori. A quelli che, racconta Angeletti, nonostante la crisi "si mettono la mano sul cuore e portano i soldi all’estero". "Non siamo sulla stessa barca", scandisce. "Non siamo d’accordo - ha detto Bonanni - con i molti imprenditori che non fanno ricerca e hanno la testa nelle squadre di calcio, nella tv o nella finanza". La frecciata a Confindustria è diventa esplicita nelle parole di Camusso: "Chiediamo a Confindustria - ha attaccato il segretario Cgil - perché non alza la voce per dire che la Indesit deve eliminare il suo piano di ristrutturazione". La Indesit, sottolinea, "non è un’azienda in crisi ma vuole utilizzare i profitti per fare investimenti in Polonia. Se i soldi ci sono gli investimenti si facciano qua".
Cassa in deroga. Le risposte che le associazioni dei lavoratori aspettano dal Governo riguardano più fronti. La Cassa integrazione in deroga, intanto. "Vogliamo chiedere a questo Governo - ha detto ancora Camusso - dopo aver annunciato il finanziamento della cig, perché non si firmano i decreti e non arrivano le risorse?". E poi ancora il tema degli esodati. "Vogliamo dire al ministro Giovannini che speriamo di aver capito male quando ha detto che degli esodati si discuterà a settembre. Dobbiamo chiudere rapidamente la vicenda esodati".
Sanità. Camusso ha quindi toccato temi dalla sanità ("No ad un aumento dei ticket dal 2014: ci sono persone che non possono più curarsi, mentre si finanzia la sanità privata"), ai tagli alla scuola ("Ci sono bambini poveri che non possono più andare a scuola", ed è "insopportabile colpire i più deboli" come nel caso dei tagli ai servizi di pulizie nelle strutture scolastiche). Ha anche ribadito il no dei sindacati al blocco della contrattazione nel pubblico impiego. E si è soffermata sul dramma "schiavitù" per le condizioni degli immigrati in realtà come "Castelvolturno e Rosarno".
Gli interventi. Il pacchetto Giovannini, le misure che il governo si accinge a mettere in campo per l’emergenza lavoro, "da quanto è emerso non sembra gran cosa, così non serve a niente", ha detto il leader della Uil, Luigi Angeletti, alla testa di uno dei due cortei della manifestazione. "Non mi sembra che sia una cosa che possa avere uno straccio di efficacia", ha aggiunto. "A staccare la spina" al governo "non saranno Berlusconi o il Pd", ma "saranno i cortei dei disoccupati", ha detto il leader della Uil.
"Il governo Letta faccia una proposta, basta con i bizantinismi. Metta questi obiettivi davanti e si raccordi con lavoratori e imprese. Serve una proposta coraggiosa, complessiva e nuova che ribalti. Basta cincischiare, perdere tempo. Letta abbia coraggio nel fare una cosa nuova", ha detto il segretario della Cisl Raffaele Bonanni. "Questa è l’Italia che non butta la spugna e che non si perde in chiacchiere. Il Paese perisce perché c’è chi si perde in chiacchiere. Siamo qui per ricordare alla classe dirigente i doveri e non per contrapporre il Paese, gli uni contro gli altri, ma per lavorare per il Paese reale", ha aggiunto il segretario della Cisl.
Sul fronte della crisi e dell’emergenza lavoro "abbiamo bisogno di un governo che sia in grado di imprimere una svolta. Se non sono in grado di farlo, se ne vadano a casa", in corteo anche il leader di Sel, Nichi Vendola. Arrivano, sottolinea, "risposte solo con spot pubblicitari: non abbiamo bisogno di Carosello, perché la realtà è veramente drammatica". Per Vendola "abbiamo bisogno che il governo sia in grado di imprimere una svolta. Se non è in grado di farlo, che vada a casa". Poi ha osservato: "Finora si sentono cose che assomigliano a una cura palliativa nei confronti di una malattia molto grave, e nessuno intende fare una diagnosi seria ma questa malattia è la figlia delle politiche liberiste dell’austerity. Le medicine che la classe dirigente europea ha portato per curare l’ammalato - ha insistito - stanno in realtà uccidendo il paziente. Questa è la verita: la crisi economica e sociale è figlia di una grandissima diseguaglianza, ci vuole una redistribuzione del reddito e delle ricchezze e dei poteri. Ci vuole giustizia sociale".
Anche il segretario dei Democratici, Guglielmo Epifani, si è unito al corteo dei sindacati con Susanna Camusso. "Il Pd è a fianco di questa manifestazione unitaria dei lavoratori". "C’è rispetto e condivisione dell’obiettivo di mettere il lavoro al primo punto", ha continuato Epifani sottolineando il ruolo del sindacato in questa fase di crisi "per governare i processi e stimolare i comportamenti di tutti". E’, ha detto ancora, "una giornata importante e ho voluto esserci".
Disagi annunciati per la viabilità nelle zone interessate dai cortei, con anche sgomberi dei veicoli lungo i percorsi, strade chiuse e numerose modifiche al tpl già scattate.
(22 giugno 2013)

L’EDILIZIA IN CRISI - REPUBBLICA.IT
MILANO - Nell’ultimo anno il settore delle costruzioni ha perso 122.000 addetti, pari ad un calo del 6,7%. Saldo negativo anche per le imprese: il 2012 si è chiuso con la perdita di 61.844 aziende, pari ad una diminuzione dell’1,88%. Non è andata meglio per le imprese artigiane, che rappresentano la fetta più consistente delle costruzioni: 571.336 aziende, vale a dire il 63,9% del totale. Nel 2012 hanno chiuso 54.832 costruttori artigiani, con un calo dell’1,96%. E’ il quadro presentato all’Assemblea di Anaepa Confartigianato.
Il settore delle costruzioni, ha sottolineato il presidente rieletto Arnaldo Redaelli, negli ultimi 6 anni "si è avvitato in una spirale negativa entrando, come il resto dell’economia, nella più dura recessione mai vista dal dopoguerra. Dal 2008 gli investimenti sono diminuiti del 40%, portando l’attività produttiva ai livelli di 40 anni fa. Dall’inizio della crisi le costruzioni hanno perso circa 360mila posti di lavoro, che raggiungono i 550mila considerando anche i settori collegati. La situazione rischia di peggiorare ulteriormente se non si metteranno subito in campo azioni dirette ad arrestare il declino. Il tempo è scaduto: il comparto da solo non può più resistere. Servono interventi urgenti da attuare subito, nell’ambito di una nuova politica economica che rimetta in moto il settore delle costruzioni".
Interventi irrinunciabili sono, dunque, l’allentamento delle regole del patto di stabilità per rimettere in moto gli investimenti e per pagare rapidamente i debiti accumulati dagli Enti pubblici nei confronti delle imprese, il varo di un piano per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato, credito più accessibile per le imprese, riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro. In particolare, Redaelli ha insistito sulla necessità di rendere strutturali le detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica in edilizia.
L’efficacia di queste misure, che il Governo ha prorogato a fine anno con il provvedimento sull’ecobonus e le ristrutturazioni in edilizia, è dimostrato dall’aumento del 5,5% della produzione delle costruzioni tra marzo e aprile 2013, da attribuirsi soprattutto all’accelerazione di interventi di riqualificazione avviati dalle famiglie italiane in prossimità della scadenza delle agevolazioni originariamente prevista per il 30 giugno, cioè prima della proroga.
(22 giugno 2013)

ORE DI CASSA INTEGRAZIONE
MILANO - Sono oltre 520mila i lavoratori in cassa integrazione a zero ore da inizio anno, frutto di circa 460 milioni di ore messe a segno nei primi cinque mesi, con pesanti riflessi in busta paga per i lavoratori coinvolti: ovvero una perdita secca di reddito per 1,7 miliardi, pari a una riduzione del salario di circa 3.300 euro, al netto delle tasse, per ogni singolo lavoratore. Questi i nuovi numeri del rapporto di maggio dell’Osservatorio cig della Cgil Nazionale, diffusi alla vigilia della manifestazione unitaria "Lavoro è Democrazia", in programma domani a Roma.
Numeri che, osserva la segretaria confederale della Cgil, Elena Lattuada, "ci confermano per l’ennesima volta come il trend ci porti inesorabilmente, anche per il 2013, al miliardo di ore di cassa integrazione, che si sommeranno ai 4,4 miliardi di ore messe a segno negli ultimi cinque anni". Per la dirigente sindacale, "sono numeri spaventosi e segno dello stato di crisi profondissima in cui versa il sistema produttivo e i pesanti riflessi sulle condizioni di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori. Servono risposte urgenti: il lavoro è la vera emergenza, quello da salvaguardare e quello da creare, e da qui bisogna partire, come dimostreremo domani per la manifestazione "Lavoro è democrazia" in piazza a Roma con Cisl e Uil".
A maggio le ore di cassa integrazione, richieste e autorizzate, sono state 89,3 milioni in flessione su aprile del 10,68%. Nel periodo gennaio-maggio, rispetto ai primi cinque
mesi dello scorso anno, l’aumento è del 6,74% per un totale di 457,2 milioni di ore. Nel dettaglio dell’analisi si rileva poi come la cassa integrazione ordinaria (Cigo) cali a maggio del 7,53% sul mese precedente per 32,9 milioni di ore. Da inizio anno la cigo invece ha raggiunto quota 166.297.977 di ore per un +22,56% sui primi cinque mesi del 2012. Anche la richiesta di ore per la cassa integrazione straordinaria (cigs), cala su aprile di un 30,39% per 40 milioni di ore, mentre nel periodo gennaio-maggio di quest’anno si totalizzano 188,2 milioni di ore (+27,42% sullo stesso periodo del 2012). Infine la richiesta di cassa integrazione in deroga (cigd) esplode a maggio, sul mese precedente, di un +139,02% per 16,3 milioni di ore.
Intanto la leader della Cgil, Susanna Camusso, critica il governo: "Noi - ha detto il segretario generale - abbiamo la sensazione che i dossier si moltiplichino e che non si decida sui singoli capitoli. Troppi annunci e poche decisioni", dice Camusso a ’Nove in punto’ su Radio24 e aggiunge: "Il dibattito Imu-Iva dimostra che si "continua a stare dentro gli echi della campagna elettorale più che tirar fuori il Paese".
"Il tema non è quali forme di flessibilità, ma quali investimenti", ha continuato Camusso alla radio, sottolineando che sugli incentivi "c’è un rischio di difetto di efficacia se si fa solo quello". "Non abbiamo nessuna illusione che sia questo da solo il provvedimento che può determinare un’effettiva ripresa", ha aggiunto Camusso, precisando che "il Governo deve investire e guardare molto al territorio". "Si parla molto di lavoro perchè se n’è parlato troppo poco negli anni scorsi", ha poi detto il segretario Cgil, sostenendo che "negli anni passati ci si era rassegnati alla disoccupazione". "Se non si riparte dal lavoro non c’è una nuova stagione di sviluppo e crescita per il Paese - ha aggiunto - e bisogna lavorare sul terreno della domanda".
Per il leader sindacale, gli incentivi alle imprese sulle nuove assunzioni da soli non bastano: "Il governo - ha concluso - deve investire in opere e guardare molto al territorio. C’è un ischio di inefficacia se si fanno solo gli incentivi, questo da solo non può determinare la creazione di lavoro e la crescita, per questo servono investimenti".
(21 giugno 2013)

INDESIT
FABRIANO - Rottura delle trattative sul piano da 1.425 esuberi di Indesit Company. L’azienda lo ha confermato nell’incontro di oggi a Roma con il coordinamento sindacale nazionale, e Fiom, Fim e Uilm hanno abbandonato il tavolo. A Fabriano sono scattati scioperi immediati negli impianti di Melano e Albacina. Uno sciopero generale è previsto per venerdì 12 luglio, in utti gli stabilimenti del gruppo con manifestazione nazionale a Fabriano. Altre 8 ore di sciopero articolato entro il 5 luglio. Lo stop è stato proclamato dai sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, insieme al coordinamento Indesit.
In una nota, l’azienda afferma di prendere atto "con rammarico della decisione sindacale di interrompere il confronto sul Piano presentato dall’azienda per la salvaguardia e razionalizzazione dell’assetto di Indesit Company in Italia". "Indesit - si legge - si rende fin d’ora disponibile a riavviare un confronto costruttivo, finalizzato all’individuazione di ogni soluzione possibile e sostenibile a sostegno dell’occupazione dei dipendenti coinvolti". "Non permetteremo mai ad Indesit di calpestare la dignità dei lavoratori" afferma il segretario regionale della Fim Cisl delle Marche Andrea Cocco, ricordando che il Piano industriale del gruppo elettrodomestico prevede anche la chiusura di due stabilimenti, quello di Melano e quello di Teverola, a Caserta.
Ora la lotta sarà più dura e incisiva". Il coordinamento sindacale nazionale
intanto è ancora riunito per decidere le prossime iniziative di protesta.
"Indesit company prende atto con rammarico della decisione sindacale di interrompere il confronto sul piano presentato dall’azienda per la salvaguardia e razionalizzazione dell’assetto di Indesit company in Italia". Lo scrive il gruppo in una nota aggiungendo che "Indesit si rende fin d’ora disponibile a riavviare un confronto costruttivo, finalizzato all’individuazione di ogni soluzione possibile e sostenibile a sostegno dell’occupazione dei dipendenti coinvolti".
L’azienda ha messo in piedi un’operazione mediatica dopo aver ribadito che sul fronte degli esuberi non ci saranno sconti". Così Fabrizio Bassotti, segretario della Fiom Cgil di Ancona, raggiunto telefonicamente dopo la rottura delle trattative tra Indesit Company e sindacati. Il confronto, a Roma, è durato poco più di mezz’ora e si è interrotto bruscamente intorno alle 12,15.
"Non vi era alcuna possibilità di proseguire il negoziato di fronte all’ostinazione dell’azienda di confermare il piano che ci ha presentato". Lo dice Giovanni Sgambati, segretario generale della Uilm Campania. "L’avevamo già detto nei giorni scorsi: l’Indesit deve modificare radicalmente quel piano a partire soprattutto dalla necessità di continuare a fare lavatrici a Carinaro (Caserta). A questo punto dovremo cogliere la disponibilità del ministro Zanonato non per fare una mediazione ma per aiutare il sindacato e i lavoratori a far cambiare idea all’amministratore delegato Milani", conclude Sgambati.
"Nel corso dell’incontro di oggi con Indesit abbiamo abbandonato il tavolo di trattativa, perché riteniamo inaccettabile la strada su cui Indesit sembra voler proseguire, ovvero quella degli esuberi e delle chiusure". E’ quanto dichiara in una nota il vice segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio Spera.
(21 giugno 2013) © Riproduzione riservata