Geoffrey Macnab, il Fatto Quotidiano 18/6/2013, 18 giugno 2013
IL MIO NUME E’ URI. URI GELLER
Qualcuno lo conoscerà perché piegava i cucchiai o per la sua lunga amicizia con la popstar Michael Jackson, ma apparentemente il famosissimo sensitivo Uri Geller, che in occasione delle sue esibizioni riempiva spalti e platee, ha avuto anche una carriera da agente segreto del Mossad e della Cia, pur somigliando più a Austin Powers che a James Bond. Questa settimana Uri Geller ha partecipato al Doc Festival di Sheffield dove si è svolta la prima del film di Vikram Jayanti The secret life of Uri Geller - Psichic Spy? che fornisce le prove del suo coinvolgimento nel misterioso mondo dello spionaggio. “Uri ha una reputazione controversa. Molti pensano sia un imbroglione, un ciarlatano capace solo di fare qualche trucchetto. Ma ha anche un enorme seguito e nella sua carriera ha fatto cose che nessun altro riesce a fare”, dice Jayanti del suo personale Zelig. Geller riconosce che quando ha visto per la prima volta il documentario è rimasto alquanto perplesso. “Ero preoccupato e lo sono ancora. Non sapevo che Vikram avrebbe fatto un così accurato lavoro di ricerca mettendo insieme tutti i piccoli indizi che ho seminato nel corso della mia carriera”. Quando ha firmato il contratto per la realizzazione del documentario, il sensitivo ignorava che Vikram avrebbe ricostruito tutti i rapporti da lui avuti con esponenti del mondo dello spionaggio. Non di meno, Geller è contento di veder rappresentato “l’aspetto serio” della sua vita. “In alcuni Paesi pensano che sono soltanto un eccentrico pagliaccio, un buffone”, sospira.
Quando gli chiesero: puoi fermare con la telepatia il cuore di un maiale?
Nel corso dell’intervista Uri Geller cerca di evitare il tema dello spionaggio. Tuttavia il sensitivo ammette che una volta gli chiesero di arrestare il battito cardiaco di un maiale con la telepatia. Si rifiutò consapevole del fatto che, se l’esperimento fosse riuscito, l’avrebbero usato sugli esseri umani. “Ho sempre cercato di fare cose positive”, spiega Geller. “Ho detto ‘no’ quando una cosa mi sembrava poco chiara”. Jayanti non si è basato sulla testimonianza di Uri Geller che, su questo aspetto della sua vita, è molto reticente. Ha parlato invece con i pezzi grossi che lo hanno reclutato e che di lui si sono serviti. Tra questi gli scienziati dello Stanford Research Institute e qualche operativo della Cia. Tra gli intervistati al corrente delle attività spionistiche di Uri Geller, l’ex agente della Cia Kit Green, l’astronauta dell’Apollo 14 Edgar Mitchell (il sesto uomo a mettere piede sulla luna), i fisici Russell Targ e Hal Puthoff e il colonnello dell’esercito, ora in pensione, John Alexander (reso famoso dal film L’uomo che fissa le capre). Nel documentario appare anche Nick Pope, uno scienziato britannico esperto di Ufo. Inoltre si accenna al fatto che Uri Geller accettò di usare i suoi poteri per fare da guardia del corpo al presidente messicano José Lopez Portillo. Il titolo del film finisce con un punto interrogativo, ma le prove sono talmente schiaccianti e circostanziate da lasciare ben poco spazio ai distinguo e alle incertezze sull’ipotesi di un Geller al soldo dei servizi segreti. Avesse o meno poteri da sensitivo, i servizi di sicurezza americani decisero di puntare decisamente su Uri Geller ritenendo il suo aiuto di fondamentale importanza. Pare che Geller abbia tentato di utilizzare i suoi poteri psichici per mettere fuori uso i radar in occasione dell’“Operazione Entebbe” che consentì a un commando israeliano di mettere in salvo i passeggeri di un aereo dirottato. L’abile giocoliere che piegava i cucchiai facendo spalancare la bocca ai bambini, ha anche cercato di usare i suoi poteri per cancellare il contenuto dei floppy disc che i diplomatici sovietici portavano dal Messico in Unione Sovietica e ha tentato di convincere un ministro russo a firmare un trattato per la riduzione degli armamenti nucleari (in una foto si vede Geller vicino al ministro russo accanto al quale c’è un giovane e sorridente Al Gore, vicepresidente degli Stati Uniti). Nel documentario fa la sua comparsa anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che parla della sua amicizia con Geller che risale a moltissimi anni fa. La tesi di Jayanti è che Geller fu reclutato dai servizi segreti americani impegnati nella “corsa alle armi psichiche” scatenata dalle ricerche portate avanti dai militari sovietici che sicuramente bluffavano in merito alle vantate capacità militari dei loro sensitivi.
Quando il presidente Carter lo convocò alla Casa Bianca
“Quando Jimmy Carter fu eletto presidente, una delle prime cose che fece fu quella di far convocare Uri Geller alla Casa Bianca. Nel corso del colloquio, durato oltre quattro ore, Geller disse al presidente cosa pensava della “minaccia” rappresentata dai sensitivi sovietici. Gli Stati Uniti temevano di essere rimasti indietro in questo campo e Uri Geller era l’uomo perfetto cui rivolgersi. “Talvolta mi chiedo se tutta la carriera di uomo di spettacolo di Geller altro non sia stato che il paravento delle sue attività nel mondo dello spionaggio”, afferma Jayanti. Dopo l’11 settembre il sensitivo Uri Geller fu “richiamato in servizio”. L’episodio chiave della giovinezza di Geller risale alla Guerra dei Sei Giorni quando il giovane Uri, arruolato come soldato di fanteria nell’esercito israeliano, vide la morte in faccia. Si trovò dinanzi ad un soldato giordano e per non essere ucciso fu costretto a sparargli a bruciapelo.
“Quel secondo, quell’unico secondo in cui uccisi un altro essere umano, ha segnato per sempre la mia vita e ho degli incubi ancora oggi. Ho imparato a convivere con quella esperienza”, racconta Uri Geller. “Quando mi svegliai in un ospedale di Gerusalemme, compresi ciò che avevo fatto… oggi quel soldato giordano è sepolto nel mio animo. È come un fratello. È così che mi sento. Sebbene negli incubi ricorrenti mi afferri con violenza per conoscere le ragioni del mio gesto, avverto che la sua anima e la mia sono una cosa sola”. Malgrado Geller eviti di dire in che modo ha aiutato il Mossad, non può fare a meno di raccontare un aneddoto su Moshe Dayan in un ristorante e l’aneddoto spiega più di tante parole.
“Dayan era un appassionato collezionista di reperti archeologici. Lo interessavano in particolare i reperti che avevano più di quattrocento, cinquecento o seicento anni. In Israele se ne trovano moltissimi. Quando ci conoscemmo e venne a sapere dei miei poteri di sensitivo, dopo aver parlato di problemi militari e di altre cose del genere, mi chiese ‘Uri, pensi di poter scoprire manufatti archeologici con i tuoi poteri?’. E io gli risposi: “Sai Moshe, non ci ho mai provato, ma si può fare un tentativo’”.
Euro ‘96 e quel rigore sbagliato durante Scozia-Inghilterra
Dopo questo colloquio Dayan e Geller fecero molte gite notturne alla ricerca di reperti archeologici sepolti sottoterra. “Trovai diverse cose”, ricorda Uri Geller. “Dayan era elettrizzato. Il giardino di casa sua era pieno di reperti archeologici”. Spiare per la Cia è una cosa, il calcio è tutt’altra cosa. A Sheffield, Geller si è pubblicamente scusato con gli scozzesi per aver usato i suoi poteri psichici da un elicottero che volteggiava su Wembley per fare in modo che Gary McAllister sbagliasse il rigore nella partita contro l’Inghilterra a Euro ‘96. Ha riconosciuto che in quella circostanza ha violato il suo codice deontologico. “Quando ricevetti dalla Scozia centinaia e centinaia di lettere che trasudavano odio, capii che quello che avevo fatto era moralmente ingiustificato e riprovevole”, confessa Geller. “Per farmi perdonare ho comprato un’isola scozzese. Per me questo vuol dire che sono in parte scozzese”.