Beatrice Borromeo e Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 18/6/2013, 18 giugno 2013
“HO CRITICATO LA KYENGE, IL MIO PEZZO E’ FINITO A PAG. 28”
Il professor Giovanni Sartori, ieri sul Corriere, ha dedicato un commento argomentato (e altrettanto acuminato) al ministro per l’Integrazione Kyenge per mettere in discussione le sue competenze mentre affronta temi delicati come la cittadinanza italiana per ius soli. Nel pomeriggio, intervistato a La Zanzara, Sartori ha denunciato: “Se mi avessero detto che avrebbero rimosso il mio articolo in quel modo lo avrei ritirato, com’è previsto dagli accordi. Al Corriere si sono comportati in modo scorretto e offensivo, mi hanno fatto una cosa che mi ha indignato senza dirmelo”. Il professore ha aggiunto che chiederà spiegazioni e non esclude di poter interrompere la collaborazione con il quotidiano. Da via Solferino nessun commento ufficiale, forse risponderà il direttore Ferruccio de Bortoli, e comunque si sottolinea che l’articolo di Sartori, pubblicato in prima pagina, non è stato censurato . Si fa notare, inoltre, che i toni non erano per niente morbidi con il ministro, forse questo spiega la collocazione non come pezzo di fondo, corrispondente alla linea editoriale. Scrive Sartori: “Nata in Congo, si è laureata in Italia in Medicina e si è specializzata in Oculistica. Cosa ne sa di “integrazione”, di ius soli e correlativamente di ius sanguinis? La brava Ministra ha anche scoperto che il nostro è un Paese ’meticcio’. Se lo Stato italiano le dà i soldi si compri un dizionarietto, e scoprirà che meticcio significa persona nata da genitore di razze (etnie) diverse”.
Professore, che è successo?
So solo che la decisione di spostare un fondo spetta al direttore o al suo vice. Noto anche che non c’era alcuna fretta di pubblicare il mio articolo, dato che il problema dello ius soli, per quanto gravissimo, non scade. Avrebbero potuto tenerlo a bagnomaria anche per una settimana, invece hanno deciso di massacrarlo.
Il ministro Kyenge è stata vittima di violenti attacchi razzisti. Pensa che la decisione di confinare le sue critiche a pagina 28 abbia motivi politici?
Liquidare la questione richiamando il razzismo è un artificio polemico scorretto. Io sono uno studioso, ho scritto due libri sull’argomento, mentre la ministra è un’oculista. Dice solo sciocchezze, stia zitta e si faccia scrivere i testi da Livia Turco, che poi è la sua ispiratrice occulta. I miei sono giudizi di merito, il razzismo che c’entra? Se il direttore si è fatto questo scrupolo, colpa sua.
Le hanno dato spiegazioni?
No, nessuno mi ha chiamato. E anche io ho evitato di telefonare: certe decisioni vanno prese a freddo. Era successo altre volte che spostassero i miei fondi nella pagina dei commenti, però solo dopo che avevo dato la mia autorizzazione. E quando non ero d’accordo ritiravo l’articolo. Questi, da 20 anni, erano i patti.
Potrebbe davvero lasciare il Corriere per questo episodio?
Sì, ci sto riflettendo seriamente. Il fatto è che finora avevo sempre avuto totale libertà.