Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 21 Venerdì calendario

LA FED TOGLIE LA DROGA ALL’ECONOMIA: LE BORSE BRUCIANO 230 MILIARDI

"Non credo che ci saranno conseguenze”. Enrico Letta rassicura la stampa estera sulla sentenza della Consulta sul caso Mediaset.
"Non credo che ci saranno conseguenze”. Il premier Enrico Letta rassicura la stampa estera, in un incontro a Roma. Si riferisce alla sentenza della Corte costituzionale sul (non) legittimo impedimento addotto da Silvio Berlusconi per cercare di schivare la sentenza Mediaset. Mentre parla, la Borsa precipita. Piazza Affari chiude la giornata a -3,09 per cento (l’indice Mib), trascinata al ribasso dal tracollo delle banche, le peggiori la Banca popolare dell’Emilia Romagna e la Popolare di Milano. Anche il resto dell’Europa finanziaria sprofonda, in un giorno svaniscono 230 miliardi di capitalizzazione, un trauma dopo mesi di rialzi. E lo spread, la differenza di rendimento tra i titoli di Stato italiani a 10 anni e gli omologhi tedeschi, torna vicino alla soglia di preoccupazione: chiude la seduta a 288. Su questi argomenti Letta ha ben poco da dire di rassicurante. Perché può soltanto guardare e pregare che le cose non vadano male.
LO SCENARIO È QUESTO: da alcune settimane pare finito il miracolo giapponese, la strategia del premier Shinzo Abe e della Banca centrale del Giappone di stampare yen per far ripartire l’inflazione e l’economia, si è già inceppata. E ieri la Borsa di Tokyo ha perso ancora, -1,74 per cento. Giù anche Wall Street (oltre -2 per cento). I mercati ieri hanno reagito a una spiacevole verità che conoscevano da tempo ma che facevano finta di ignorare: la Banca centrale americana, la Federal Reserve, entro pochi mesi chiuderà il programma di Quantitative Easing straordinario, cioè l’acquisto di 40 miliardi al mese di buoni del Tesoro Usa. Morale: ci saranno meno dollari in giro, la moneta americana si rivaluterà, probabilmente i tassi di interesse saliranno e il credito diventerà più costoso. Con il suo discorso di mercoledì sera il presidente della Fed Ben Bernanke, di fatto già licenziato dal presidente Barack Obama, ha tirato il freno a mano dell’economia mondiale. Niente di inaspettato, ma è il segnale che il momento di tregua di cui l’Italia ha beneficiato (senza fare nulla) per oltre un anno sta finendo.
Enrico Letta è molto preoccupato, con il suo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sta iniziando a ragionare sull’ipotesi che dopo l’estate il Paese si trovi in un momento di forte difficoltà, non troppo diverso da quello dell’estate 2011: si sommeranno la necessità di riformare l’Imu, la scelta se fare o meno una pesante manovra correttiva dei conti pubblici, gli effetti della recessione e tensioni sempre più forti nel settore bancario (se riparte lo spread, si svalutano i titoli di Stato nel bilancio di tutti i principali istituti di credito), le conseguenze dell’aumento dell’Iva che salvo sorprese scatterà tra dieci giorni (si parla da tempo di un rinvio dell’aumento, ma per ora non ci sono novità concrete ). Letta ha ripescato anche l’ipotesi di un accordo bilaterale con la Svizzera per recuperare un po’ di capitali esportati dagli evasori. Tutto pur di fare cassa, ma è ormai quasi impossibile, dopo che l’Europa ha abbandonato l’approccio bilaterale, fallito sia per la Germania che per gli Stati Uniti.
LETTA SI STA rendendo conto che bisognerebbe fare qualcosa. Intanto però continua a rimandare le decisioni politicamente delicate: è slittato ancora il Consiglio dei ministri previsto per oggi con la riforma della riforma Fornero. Letta prende ancora tempo. Ma il messaggio dei mercati è che di tempo non c’è n’è più.