Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 18 Martedì calendario

SARTORI ACCUSA IL «CORRIERE»: SCORRETTO SULLO IUS SOLI

Che il prof fosse un tipo al­quanto suscettibile e fumantino, questo lo sapevano tutti. E, pro­prio al Corriere della Sera, se ne so­no recentemente accorti anche i più distratti, dopo le vibrate prote­ste per essere stato escluso da un forum sulle riforme istituzionali, che peraltro è materia sua.
Ma adesso, dopo un secondo sgarbo, Giovanni Sartori minac­cia addirittura di «chiudere la col­laborazione». Per la prima volta il suo articolo, piuttosto critico con il ministro Kyenge e lo ius soli, in­vece che come editoriale, cioè a sinistra e in apertura di giornale, è stato pubblicato di spalla, ossia a destra: sempre in prima pagina, sempre con il capolettera e la fir­ma in palchetto, però non come «fondo», perché evidentemente non rappresenta la posizione uffi­ciale del quotidiano.
Parrebbe un cosa da poco, una formalità, invece il professore la considera un oltraggio e se ne la­menta via radio alla Zanzara. «Se mi avessero detto che lo avrebbe­ro pubblicato in quel modo, avrei ritirato l’articolo, com’è previsto dagli accordi. Al Corriere si sono comportati in modo scorretto e offensivo, mi hanno fatto una co­sa che mi ha indignato senza nemmeno dirmelo». Perché? Sar­tori parla di censura: «È un artico­lo­ molto educato sul tema dell’in­tegrazione, un problema che un’oculista come il ministro non conosce per niente. La Kyenge non è un’intoccabile».
Questa infatti è la tesi sostenu­ta dal professore: la Kyenge, «na­ta in Congo, si è laureata in Italia in medicina e si è specializzata in oculistica», quindi «cosa ne sa di integrazione, di ius soli e correlati­vamente, di ius sanguinis?». E an­cora: «La brava ministra ha an­che scoperto che il nostro è un Pa­ese meticcio. Se lo Stato italiano le dà i soldi, si compri un diziona­rietto e scoprirà che meticcio si­gnifica persona nata da genitori di etnie (razze) diverse». Questo, sostiene Sartori, può valere per il Brasile ma non certo per l’Italia.
Ma non finisce qua, il prof attac­ca il ministro pure su un altro pun­to. «La nostra presunta esperta di integrazione dà per scontato che i ragazzini arabi e africani nati in Italia siamo ipso facto cittadini in­tegrati. Questa è da premio Nobel. Non ha mai sentito parlare del sultanato di Dehli, che durò dal XIII al XVI secolo, e poi del­l’impero Moghul che controllò il continente indiano fino all’arri­vo della Compagnia delle Indie? Eppure indù e musulmani non si sono mai integrati». La prova sta nel fatto che quando gli inglesi se ne andarono, «furono costretti a creare uno Stato islamico», che da allora è costantemente «sul piede di guerra» con l’India. La Kyenge, fanno sapere dal ministero, «risponderà nei prossimi gior­ni» con una lettera dal Corriere del­la Sera. Resta aperto lo strappo del giornale con Sartori. «Chiede­rò spiegazioni - annuncia - Gli ac­cordi sono chiari: o i miei articoli li mettono come editoriali o io li ri­tiro. Peggio di così non potevano sistemarlo. In cinquant’anni non era mai successo».