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 2013  giugno 21 Venerdì calendario

LE ESCORT DELLA SINISTRA E I NUOVI BACCHETTONI

Oddio, la moda del­le ­escort nei palaz­zi del potere ha preso piede. Si leg­ge sui giornali che esse avrebbe­ro messo le radici persino nel municipio di Firenze, dominio di Matteo Renzi, astro splen­dente nel firmamento della po­litica nazionale, speranza dei democratici di ultima genera­zione e terrore degli ex comuni­sti, poco ex e molto rossi, legati all’apparato conservatore. Quando è stata divulgata la notizia che varie signorine fre­quentavano (o frequentano an­cora?) Palazzo Vecchio, non in veste istituzionale bensì di leg­giadre compagne di giochi di questa o quella autorità, nella sede del Pd qualche barbogio ha sorriso compiaciuto: stai a vedere che il ragazzo prodigio aspirante leader progressista e addirittura premier rallenterà la sua corsa verso il successo a causa della gnocca.
Ma è solo un’illusione, giac­ché Matteo non è coinvolto in scandali sessuali, almeno per­sonalmente; semmai non tutti quelli con i quali ha a che fare sono stinchi di santo. Sia come sia, il punto è un altro. Stupisce che nel terzo millennio susciti ancora scalpore la questione erotica, specialmente se am­bientata nei luoghi dove si am­ministra la cosa pubblica, co­me se gli eletti avessero pulsio­ni diverse dagli elettori.
Tutti, almeno teoricamente, avrebbero diritto di soddisfare i propri desideri carnali. In pra­tica non è così. Se il ragionier Rossi ha un filarino con la segre­taria, male che gli vada i colle­ghi ridono alle sue spalle. Se in­vece l’assessore, avendo parec­chio da fare (si fa per dire), se la spassa con una che non lo fa gratis c’è subito qualcuno che avverte la Procura.
Un tempo erano i bigottoni democristiani a indignarsi de­gli amorazzi clandestini, so­prattutto se extraconiugali. Adesso, sarà che i puri dello scudocrociato si sono presso­ché estinti, i sessuofobi più ac­caniti militano nei partiti di sinistra e usano il medesimo lin­guaggio, nel condannare certi libertini, in voga all’epoca del­l’Inquisizione, che non era poi tanto santa. Basti pensare a ciò che ha dovuto subire Silvio Ber­lusconi per le sue ricreazioni di stampo femminile: addirittura un processo di tipo medievale, durante il quale le fanciulle del­le cene eleganti sono state sot­toposte - legalmente, s’inten­de - a interrogatori da confes­sionale seicentesco: quante volte? ti ha messo le mani ad­dosso? dove esattamente? die­tro o davanti? anche sul seno?
Roba da matti. Come se un uomo e una donna che giacciono insieme dovessero sempre ripassare il Kamasutra dalla prima all’ultima pagina. Vab­bè. Prendiamo atto che il mon­do si è ribaltato. In effetti, 40 an­ni orsono e oltre, quando ero iscritto al Psi, noi di sinistra ci riempivamo la bocca della pa­rola libertà: libertà sessuale, amore libero, amore di grup­po, coppia aperta. La sinistra, da quella estrema a quella mo­derata, più che nella dittatura del proletariato credeva che la felicità fosse tutta lì, nella facoltà di scopare a volontà. Chi non era d’accordo con noi su que­sto veniva guardato con com­patimento e considerato un po­vero baluba, un talebano ante litteram, un baciapile.
I compagni di una volta sono passati sull’altra sponda, quel­la dei puritani. O meglio: sono persuasi che i soli ad avere dirit­to di fare ciò che gli garba siano i gay. Guai a voi se vi sfugge una battuta sui froci. Per essere chiaro fino in fondo, riconosco ai preti di essere avanti un seco­lo: stando a ciò che afferma Pa­pa Francesco, in Vaticano ne combinano di tutti i colori e si tengono bordone l’un l’altro. Se Berlusconi nasce un’altra volta, gli conviene fare il parroco.