Guido Castellano, Panorama 20/6/2013, 20 giugno 2013
COSTRUIRÒ LA COPIA IMMORTALE DI VOI STESSI
[Dmitry Itskov]
Nel grande successo dei Queen Who wants to live forever, il cantante Freddie Mercury si interrogava sul senso di vivere in eterno se l’amore, prima o poi, è destinato a morire. Probabilmente, se avesse potuto conoscere il multimiliardario russo Dmitry Itskov, la popstar avrebbe scritto un testo diverso. Se il progetto di Itskov manterrà le sue promesse, l’immortalità non sarà più un’utopia. Anche per i sentimenti. Per Dmitry Itskov, infatti, si potrà vivere per sempre conservando ricordi, carattere, mentalità e affetti trasferendo tutto il contenuto del nostro cervello in un robot.
Un perfetto alter ego cibernetico che potrà sopravvivere alla nostra morte corporale e continuare a evolversi avendo anche rapporti affettivi e sessuali. Gli avatar di Itskov potranno anche andare a lavorare al posto nostro comportandosi esattamente come noi. Una promessa da fantascienza che si concretizzerà secondo un percorso a tappe e che entro il 2045 potrebbe diventare realtà. Acquistare un avatar di se stessi costerà meno di una utilitaria» ha detto il magnate russo al Global future congress, al Lincoln Center di New York la scorsa settimana.
Dmitry Itskov non è uno scienziato, ma un 32enne molto ricco che deve la sua fortuna all’impero dei media e di internet che ha costruito in Russia in pochi anni. Il suo ruolo nella 2045 Initiative, la società che ha fondato due anni fa, assomiglia a quello di un produttore di Hollywood: mente e portafoglio. Gestisce la produzione, assolda attori e sceneggiatori e amministra la pubblicità. Itskov è un visionario che ha creato un network fra i migliori scienziati e centri ricerca delle più prestigiose università del mondo semplicemente proponendo quella che lui chiama «la nuova umanità». Un’iniziativa che può sembrare folle, ma che per molti, invece, non lo è. Sono più di 20 mila i sostenitori che credono al progetto della 2045 Initiative. Ci sono molti nomi importanti della scienza, come Hiroshi Ishiguro, direttore dell’Intelligent robotics laboratory di Osaka, ma anche personaggi come il futurologo Ray Kurzweil, oggi direttore della ricerca della Google. Per Martine A. Rothblatt, sostenitrice della 2045 Initiative e fondatrice della United Therapeutics, un’azienda biotech, Itskov «non è più pazzo di chi negli anni Sessanta studiava i trapianti di fegato e reni. È grazie a loro se oggi oltre 400 persone al mondo si sottopongono con successo, ogni giorno, a trapianti di organi e possono sopravvivere al cancro».
Itskov, oltre a finanziare centri di ricerca e scienziati, spende molti soldi in biglietti aerei. È capace di tenere un convegno a Mosca il lunedì, andare a visitare un laboratorio al Mit di Boston il mercoledì e tenere una lezione all’Università di Bombay il venerdì. Un paio di settimane fa, per esempio, ha potuto verificare di persona lo stato di avanzamento degli esperimenti allo Swarm lab nell’Università di Berkeley in California. Qui Peter Ledochowitsch gli ha mostrato un microchip da impiantare nella corteccia cerebrale capace di catturare le intenzioni. Nel prossimo futuro servirà alle persone paralizzate per comunicare e per muovere, ad esempio, una sedia a rotelle elettrica o un arto robotico. Ma servirà anche alla 2045 Initiative per costruire i suoi avatar.
Secondo il programma di Itskov, c’è già la tecnologia necessaria per creare i primi androidi. Entro il 2015 arriveranno i primi modelli controllabili dalla mente umana. Al Global future congress di New York lo scienziato David Hanson, fondatore della Hanson Robotics, ha presentato la replica artificiale più evoluta di una testa umana, che nella fattispecie era pressoché identica ai lineamenti di Itskov.
Grazie a 36 motori e a una sofisticata tecnologia, è in grado di replicare tutte le espressioni facciali di Itskov e persino la sua voce, come hanno potuto constatare dal vivo i partecipanti al convegno newyorkese che hanno ascoltato il discorso di Itskov dalla bocca del suo avatar robotico, mentre Itskov si trovava in un’altra stanza.
Sul sito ufficiale (www.2045.com) Itskov scrive che «entro il 2020 avverrà il primo trapianto di mente pensante, cervello e pensieri umani dentro un corpo artificiale». Mentre bisognerà aspettare il 2025 per trovare nei negozi «la prima copia commerciale di una replica del corpo umano in cui, alla fine della vita, potrà essere trapiantata la versione digitale del cervello umano».
Nel 2040, secondo il programma di lavoro di Itskov, verranno creati i primi corpi olografici, completamente digitali. Potranno essere trasmessi via etere come si fa con una email e proiettati come preconizzato nella saga Guerre stellari. Nel 2045 anche mente, cervello e pensieri potranno essere trasferiti negli ologrammi. L’evoluzione della specie sarà a quel punto completa: l’essere umano potrà essere fatto solo di bit e darà il via a una nuova generazione di neoumani.
In una videointervista molto cliccata su Youtube, Itskov profetizza «la fine dell’evoluzione incosciente» e l’inizio contestuale «dell’evoluzione controllata». I seguaci della 2045 Initiative credono che le religioni potrebbero avere difficoltà ad accettare il concetto di immortalità proposto da Itskov: la maggior parte di esse prevede che per passare alla vita eterna si debba prima morire. Per ora solo il Dalai Lama ha benedetto la 2045 Initiative.
A chi si preoccupa perché l’avvento di questa nuova era porterebbe a un sovrappopolamento del pianeta Itskov risponde che «gli esseri umani hanno bisogno di cibo, mentre gli androidi, al massimo, avranno bisogno di parti di ricambio». Per Itskov, una volta che gli uomini non dovranno più preoccuparsi per la loro sopravvivenza, diventeranno molto probabilmente più buoni e meno bellicosi, con prospettive positive anche per il pianeta che li ospita.
«Il vero problema dell’umanità» sostiene Itskov «è che i governi non pianificano il futuro. I nostri leader sono più attenti alla stabilità che all’evoluzione». Per questo Itskov si è reso conto che è necessario evangelizzare il pianeta per poter favorire l’evoluzione della «avatar generation». Itskov punta su progetti paralleli come la creazione di un social network stile Facebook dal nome Immortal.me, una fondazione chiamata Global future 2045 che ogni anno elargirà ricchi contributi, un centro di ricerca scientifica chiamato Immortality e, persino, l’Università dell’immortalità.
(twitter: hobisognoditech)