Massimo Franco, Corriere della Sera 21/06/2013, 21 giugno 2013
OTTIMISMO OSTENTATO PER SCACCIARE L’IDEA DI UNA CRISI INFINITA
L’unico dubbio è sulla possibilità che Silvio Berlusconi usi un doppio registro. Una lingua ufficiale che assicura lealtà al governo di Enrico Letta; e una destinata al partito, nella quale esprime i propri timori e l’irritazione per la parabola giudiziaria dei processi. Ma in politica la forma è sostanza. E fa testo il modo in cui l’ex premier ribadisce sostegno al governo di Enrico Letta il giorno dopo il verdetto della Corte costituzionale che gli ha dato torto. Il centrodestra sa di non poter rompere su un tema come questo. Il profilo che Berlusconi si sta dando è quello del politico responsabile anche di fronte a una sentenza della Consulta, disconosciuta come «politica». Non a caso i suoi seguaci più agguerriti minacciano Palazzo Chigi sull’aumento dell’Iva e l’abolizione dell’Imu, non sui rapporti con la magistratura.
È su quello che possono tenere Letta sulla corda, e probabilmente lo faranno. Additano luglio come termine perentorio per ottenere risposte. Avvertono il presidente del Consiglio che non può «dormire sonni tranquilli». Insomma, cercano di creare intorno alla maggioranza un alone di incertezza. Si tratta di un’operazione rischiosa, e tutt’altro che scontata negli esiti. E Berlusconi è il primo a rendersene conto. Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani esclude la crisi di «un governo di servizio». E Mario Monti definisce «esemplare» la reazione berlusconiana.
Per questo ieri Enrico Letta, incontrando la stampa estera, ha potuto affermare che non ci saranno conseguenze per le vicende giudiziarie del Cavaliere: non sulla coalizione Pd-Pdl-Scelta civica. È una rassicurazione che cerca di trasmettere alla comunità internazionale, reduce dal vertice del G8 in Irlanda. «Il governo è stabile e concentrato sui suoi obiettivi», ripete, schivando ogni altro argomento che possa impigliarlo nelle polemiche fra Democratici e berlusconiani: a cominciare dalla questione dell’ineleggibilità del leader del centrodestra.
Il tentativo è di accreditare un’Italia, anzi un’Europa del «bicchiere mezzo pieno». Raccontando un Paese che deve diventare credibile con il rispetto delle regole, e condannando l’abitudine alle «scorciatoie», Letta esclude un voto anticipato a breve termine. Insiste sull’esigenza di tornare alle urne solo dopo avere cambiato la legge elettorale. E cita le nazioni europee che stanno entrando nell’euro e nell’Unione Europea, Lettonia e Croazia, come conferme di una «storia di successo». Si tratta di un’impostazione controcorrente e forse perfino impopolare, nel momento in cui l’Ue è sotto tiro. Eppure è fra le poche che permettano di evitare la trappola della demagogia.
Massimo Franco