Gianfrancesco Turano, L’Espresso 21/6/2013, 21 giugno 2013
IL MIO REGNO PER UN PALLONE
Calcio, politica e industria metalmeccanica non sono sport per signorine. Antonio Rosati, 44 anni, lo sa per esperienza diretta e da prima di diventare il nuovo vicepresidente esecutivo della squadra più antica d’Italia, il Genoa cricket and football club di Enrico Preziosi.
Con il "Prez", proprietario del Grifone genoano, Rosati ha molto in comune. Lavoratori, ambiziosi e campani, entrambi hanno fatto strada al Nord. Preziosi a Cogliate Milanese con i giocattoli. Rosati fra Cinisello Balsamo, Peschiera Borromeo e Voghera con attività che vanno dai carrelli elevatori alla nautica di lusso (yacht Queens), dal lavoro interinale all’alta moda con il marchio Lorenzo Riva, dalla logistica per la grande distribuzione al business delle pulizie.
Nella partita genoana per adesso non c’è giro di soldi. Nel calciomercato come nelle spa del football va di moda una strana forma di "future": mi impegno oggi, pago domani. Forse. In ogni caso, per evitare problemi di conflitto di interessi, Rosati ha ceduto il Varese al suo sponsor principale, Nicola Laurenza, trentaseienne proprietario di Oro in Euro, catena di 200 compratori d’oro che vale 100 milioni all’anno.
Mentre decide se rilevare quote del Genoa, Rosati non si sbilancia. A chi chiede particolari ripete il suo mantra: «Bisogna lavorare, c’è da lavorare, la mia trattativa con Preziosi è basata sul lavoro». Intanto, a lavorare sul dossier c’è un professionista di fiducia del Prez. È il commercialista ticinese Luido Bernasconi, noto per le sue disavventure con il fisco svizzero, per avere presieduto il Football club Lugano di Preziosi e per essere il sindaco del paesello di fronte a Lugano (Vico Morcote) che ha concesso la residenza a Lele Mora.
Preziosi si dice stanco della routine e dà segni di nervosismo. Un paio di settimane fa, all’uscita da un pranzo con Rosati, il presidente dei rossoblù ha aggredito una troupe giornalistica distruggendo una videocamera. Dal prossimo campionato dovrebbe fare un passo indietro per dedicarsi ai suoi Gormiti in difficoltà e ai suoi debiti lasciando la ribalta ai toni pacati del nuovo dirigente genoano.
Grazie alla ribalta impareggiabile della serie A, Rosati potrà sfruttare l’ascensore sociale più rapido d’Italia verso le relazioni importanti dopo sei anni trascorsi a individuare il veicolo più adatto senza pregiudiziali di tifo.
A imitazione del multiproprietario Preziosi, Rosati ha incominciato con una breve apparizione nella Pro Vercelli. In seguito, è stato vicino ad acquistare Spezia, Novara e una partecipazione nella Sampdoria della famiglia Garrone. Fra una trattativa e l’altra, ha trovato il tempo di prendere il Varese in C2 nell’estate del 2008, quattro anni dopo il fallimento, e di portarlo a un passo dalla serie A.
Eppure il caprese nato a Santa Margherita Ligure ed emigrato a Milano a vent’anni non ce l’ha fatta a commuovere il capoluogo della Lega. A febbraio, quando già si vedeva al Pirellone insieme al suo capolista, Roberto Maroni, Rosati ha dovuto fare i conti con la miseria di 1.341 voti di preferenza, oltre 600 meno del meglio piazzato, ed eletto, Luca Ferrazzi. Non è servito portarsi in ritiro il deputato-ultras leghista Giancarlo Giorgetti, né farsi le foto con Bobo, né appiccicare manifesti elettorali a ogni angolo della città e neppure offrire l’aperitivo con la squadra nel foyer dello storico cinema Vittoria dieci giorni prima del voto. Troppo meridionale, il Rosati. E a Varese conta più il basket. Vero che Rosati ha un piede anche nella pallacanestro, ma lì è uno fra tanti da quando la proprietà della squadra è passata dai fratelli Castiglioni a un consorzio (Varese nel cuore) di 77 imprese creato nel 2010.
Per l’imprenditore campano, che si proclama apartitico, la bocciatura alle regionali è stata una delusione paragonabile alla finale per la promozione in A persa nel 2012 dal Varese proprio contro la Sampdoria dei fratelli Edoardo e Vittorio Garrone, petrolieri della Erg e buoni conoscenti di Rosati. È bastato che si sapesse del rapporto di amicizia perché a Genova scoppiasse il panico. Rosati è un doriano en travesti?
I tifosi genoani possono stare tranquilli. Il loro neovicepresidente conosce i Garrone attraverso sua moglie Eleonora Baraggia. È lei, monzese e rotariana di primo piano, l’azionista di maggioranza della Holding Del Conte (Hdc), capogruppo della famiglia con ricavi per 60 milioni di euro, più o meno il prezzo di mercato di Cavani.
Ed è sempre la signora Rosati ad avere buoni rapporti con i Garrone grazie alla onlus internazionale Mus-e, fondata dal violinista Yehudi Menuhin e rappresentata in Italia da Riccardo Garrone, il padre di Edoardo e Vittorio scomparso nel gennaio di quest’anno.
Rosati, che si professa agnostico con i cronisti locali, è di fede interista e ha trattato lo Spezia, ex club satellite dei nerazzurri, direttamente con Massimo Moratti. Proprio sulle gradinate di San Siro si è concretizzata l’avventura nel calcio di Rosati e del suo uomo di fiducia, il barese Enzo Montemurro. Fra un gol e l’altro, Rosati ha conosciuto Ilaria Sogliano, figlia di Riccardo, ex calciatore di Varese e Milan negli anni 70, nonché dirigente sportivo di lungo corso.
In quel momento, Sogliano aveva da poco rilevato il Varese post fallimento insieme al figlio Sean con l’intenzione di costruire un nuovo stadio al posto del vecchio Ossola. Il problema di Sogliano era Agostino Abate, pm varesino che lo ha messo sotto inchiesta per una frode fiscale da 200 milioni di euro realizzata, secondo l’accusa, attraverso alcune cooperative di lavoro interinale.
Anche la Holding Del Conte aveva un’agenzia di lavoro in Friuli, la Alma. Come usa nel calcio, c’è stata una cessione a pacchetto che ha visto finire sotto la Hdc sia i clienti delle cooperative di Sogliano sia la squadra di calcio e, per finire, lo stesso Sean Sogliano, con l’incarico di direttore sportivo dei biancorossi.
L’avventura di Rosati al Varese sembrava incominciata male, con l’esonero dell’allenatore Pietro Carmignani, ex vice di Arrigo Sacchi. Ma il nuovo mister, Giuseppe Sannino da Ottaviano (Napoli), ha ottenuto due promozioni dalla C2 alla serie B.
Alla gloria sportiva è seguita una buona progressione negli affari, con la Hdc passata da 49 a 62 milioni di ricavi in un anno. Il Varese è stato un biglietto da visita per le altre società del gruppo. La squadra, in sé, ha portato pochi soldi e molte spese non sempre onorate, tanto che l’ex sponsor tecnico (Joma) è arrivato a pignorare l’incasso di un match di B con la Reggina (18.849 euro per 2.128 paganti). Si aggiungano le contestazioni della curva contro il centravanti Giulio Ebagua, italiano di origine nigeriana, e si capisce perché Rosati abbia colto l’occasione offerta da Preziosi.
Il contatto è avvenuto attraverso i Sogliano. Riccardo ha lavorato per il Genoa e conosce l’ambiente. Suo figlio Sean, dopo il Varese, è stato al Palermo di Maurizio Zamparini da giugno a novembre 2011. A febbraio 2012 ha firmato un triennale per fare il direttore sportivo del Grifone. Ma quattro mesi dopo ha perso il posto a favore di Pietro Lo Monaco, ex Catania cacciato da Preziosi in meno di due settimane e assunto da Zamparini.
Il rischio con i presidenti è proprio questo: non durare. Resisterà Rosati in Riviera?