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 2013  giugno 21 Venerdì calendario

GARANTISTI ALL’AMATRICIANA

Da una decina d’anni i meglio berlusconiani del bigoncio (compresi quelli travestiti da terzisti e da progressisti) ci rompono i timpani, e non solo quelli, con la leggenda dell’Italia "paese più intercettato del mondo". Nel 2009 Alfano dichiarò alla Camera: «Secondo un mio calcolo empirico e non scientifico (sic, ndr.), è probabilmente intercettata una grandissima parte del Paese: nel 2007, ben 124.845 persone. Ma poi ciascuna fa o riceve in media 30 telefonate al giorno. Così si arriva a 3 milioni di intercettazioni».
Il poveretto confondeva il numero dei bersagli (non più di 10 mila persone all’anno) con quello delle loro utenze e dei loro interlocutori, e sommava le proroghe dello stesso decreto d’ascolto (che dura 20 giorni ed è reiterabile fino a 2 anni). «Oltre 100 mila persone l’anno intercettate in Italia», aggiunse l’Alfano, «contro 1.700 negli Usa, 1.300 in Svizzera, 5.500 in Gran Bretagna». Altra scemenza sesquipedale: in Italia le intercettazioni legali sono solo quelle giudiziarie (in presenza di indizi di reato), mentre negli altri paesi la gran parte è opera di polizie o servizi e sfugge alle statistiche ufficiali. Ora, con lo scandalo Datagate che terremota la Casa Bianca e il Congresso, casca l’asino: milioni di americani (e non solo) intercettati senza essere sospettati di nulla con la scusa della lotta al terrorismo. Dunque che gli italiani sono stati presi per i fondelli per anni da politici e commentatori al seguito.
MA GLI ASINI NON CASCANO : nessuno ammette le bugie né chiede scusa. Tacciono Ostellino, Panebianco, Galli della Loggia e Polito, eterne vestali della privacy violata e del "modello Usa" dove, com’è noto, non s’intercetta quasi nessuno. «Siamo il Paese più intercettato del mondo occidentale», scriveva Panebianco in pieno scandalo furbetti&scalate: «Uno degli aspetti più illiberali (e disgustosi) della nostra vita pubblica. L’intercettazione, che dovrebbe essere uno strumento eccezionale da usare con la massima parsimonia (accade così nei Paesi di vera e antica libertà), è diventata in Italia l’abusatissimo condimento di quasi ogni inchiesta». Colpa di certi pm da "Paese autoritario". Ora, escludendo che gli Usa rientrino nel novero delle tirannidi, sarebbe interessante conoscere l’illuminato parere del Panebianco, ma sul Datagate purtroppo ha perso la favella. "Tutti gli italiani sono intercettati", titolò a tutta prima pagina "il Giornale". Ora,sul caso Usa, ironizza: "Ossessione privacy". Ma il più accaldato cultore del genere è sempre stato Giuliano Ferrara.
DA QUANDO IL PADRONE è nei guai con la giustizia, cioè da sempre, ci spiega sul "Foglio" che siamo uno Stato di polizia, «il Paese più intercettato del mondo», la culla delle «intercettazioni a raggiera, a pioggia, a strascico, a grappolo», «limitazione grave della libertà civile», perché «in uno Stato di diritto impicciarsi delle vite degli altri è l’eccezione motivata alla regola, non il metodo investigativo esteso a tutti gli indagati e i reati come in uno Stato di polizia»: «il principio di base della giustizia è che s’indaga su notizie di reato» e «responsabilità personali», mentre il motto dei nostri pm è «intercettate, origliate, spiate: qualcosa resterà».
Figurarsi che cosa dovrebbe scrivere delle spiate americane senza indizi di reato, per vedere se Tizio non sia per caso un terrorista. Altro che strascico, grappolo, raggiera, pioggia. Invece, sorpresa: per Ferrara sono «intercettazioni e origliamenti virtuosi». E perché mai? Perché «da noi si intercetta per ordine delle procure e col vaglio dei giudici», mentre «il Congresso Usa è stato messo al corrente della legge di spionaggio interno» e «la sovranità popolare» è salva. Il "garantista" Ferrara ribalta i principi del garantismo: meglio essere intercettati aumma aumma, senz’alcun controllo imparziale, da una polizia attivata dal potere politico, che da un giudice terzo con le garanzie dello Stato di diritto. Anni fa Ferrara confessò di essere stato una spia della Cia, ma questo ovviamente è solo un dettaglio.