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 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

PERISCOPIO

Alla vigilia del risultato delle ultime elezioni politiche, quelle del 23 febbraio, “Quel gran pezzo dell’Emilia”, titolo del famoso libro di Edmondo Berselli, sembrava sul punto di conquistare il mondo. L’organigramma era pronto. A Palazzo Chigi ci doveva andare Pier Luigi Bersani. Al Quirinale, Romano Prodi. Alla presidenza del senato, Dario Franceschini. Ministro dell’interno sarebbe diventato Vasco Errani, plenipotenziario di Bersani e presidente della Regione Emilia Romagna. E invece tutto è andato per aria, pura cecità politica, illusionismo da oligarchi, non il paese reale. La ribollita toscana ha quindi battuto il tortellino magico, com’era chiamato l’inner circle dell’ex segretario Pd, Pier Luigi Bersani. E tutto, nel Pd, è finito, appunto, in mano ai toscani. Denise Pardo. L’Espresso.



Come ogni sindaco anche Giggino De Magistris è accusato degli autobus che non vanno, delle buche che restano e della monnezza che puzza. Beppe Grillo che, in un primo tempo lo aveva sostenuto, lo ha messo nel mirino. Troppa tv e scarso lavoro sul campo: «Di errori ne ho commessi molti e purtroppo ne commetterò altri, uno dei più imbarazzanti è Luigi De Magistris». Aldo Grasso. Corriere della Sera.



Dove va il Pd? Ne sapremo di più al prossimo congresso provvisorio, che si terrà in campo neutro (in Svizzera o a San Marino) in un giorno di ottobre sul quale non c’è ancora un accordo: verrà probabilmente sorteggiato davanti a un notaio. In quella sede si cercherà di trovare un compromesso su dove celebrare il congresso effettivo e in quale data. Le varie componenti del partito hanno in mente soluzioni diverse. Michele Serra. L’Espresso.



Bisognerà pur dire che la mia generazione, quella che nel 1945 ha ereditato un Paese in ginocchio, distrutto dalla guerra, semianalfabeta, contadino, governato dal latifondo e dalla Chiesa, il suo dovere lo ha fatto. Quel mondo che ci è cascato addosso quando avevamo vent’anni, lo abbiamo ricostruito. Non da soli, certo. Con infinite contraddizioni, magari, con la questione meridionale non risolta, le mafie non sconfitte, le sacche di sottosviluppo, le ingiustizie non sanate, la corruzione, ma è con quello sforzo durato trent’anni che il Paese è rinato. È la generazione successiva alla nostra che deve fare i conti con il proprio fallimento. E da questo fallimento trarne le conseguenze. Alfredo Reichlin, leader storico del Pd. il venerdì.



(mfimage) Anche i comuni di centrodestra finanziano allegramente festival vari, musiche in piazza, feste di paese, come se il compito degli enti locali fosse quello di far divertire i concittadini. L’obiezione degli scialacquatori è facile: gli elettori vogliono queste cose; se no, perdiamo. Gli elettori non capiscono che i festival musicali non li paga il sindaco, ma loro. Non capiscono che «nessun pasto è gratis» (come diceva Milton Friedman). Ma se gli amministratori di centrodestra non cominciano mai a differenziarsi, è inutile votare per loro, bisogna pur cominciare a educare. Se non c’è differenza, tanto vale votare per l’originale. Corrado Sforza Fogliani. Il Giornale.



Il presidente Giorgio Napolitano invita i saggi a «non diffondere pessimismo» sull’esito delle riforme. Uno di loro, D’Onofrio, si vanta di aver fatto parte delle commissioni (che non hanno mai concluso niente) De Mita-Jotti, Bicamerale D’Alema, saggi di Lorenzago e pure del governo Andreotti, sottosegretario alle riforme (1911). Scusi, presidente, pensa così di diffondere ottimismo? Marco Da Milano. L’Espresso.



La Rete non è un tessuto connettivo, come pensa Grillo, ma dispersivo. Basta navigare un po’ per scoprire che la massa di coloro i quali smanettano sul computer è costituita da individui scollegati l’uno dall’altro, spesso in competizione fra loro, addirittura in polemica. Pensare di ricavare da una bolgia di narcisisti una linea politica comune è da ingenui. Non è un’utopia, è una idiozia. Vittorio Feltri. Il Giornale.



Nel programma di Marino, nuovo sindaco di Roma, riapertura di tutti i campi rom chiusi da Alemanno, assunzione di massa di rom come vigilanti nei supermercati per smentire i pregiudizi etici. Il Fatto quotidiano.



L’anno scorso ho portato Leonardo Di Caprio a Pompei, volevo fargli fare un giro in elicottero, ma mi hanno detto di no per via della vibrazioni. Poi siamo andati a piedi e c’erano i cani che facevano la pipì nei siti archeologici. Non ci arrivano. Flavio Briatore. Il Fatto quotidiano.



Da una parte ci sono poligami che accentrano ricchezze sessuali ingenti; dall’altra, masse di indigenti, solitari, con rari rapporti sessuali. È una rivoluzione atroce soprattutto in campo femminile, dove le poche attraenti dispongono di possibilità di vita negate alle molte inappetibili o decotte. Crea drammi ai ragazzi respinti e deprime i vecchi impotenti. Ci vorrebbe un Marx del proletariato sessuale per istigare a una rivoluzione sessuale. Non sto pazziando. Per il brillante scrittore francese Michel Houellebecq, il sesso oggi discrimina più del denaro (e a volte fa miscela esplosiva con esso). È un sistema selettivo impietoso, crea nuove miserie e diseguaglianze tremende. Il liberismo sessuale, più di quello economico, getta nella frustrazione masse di sfigati. Ma dirlo è vietato. Altro che orgoglio gay, presidente Boldrini: chi si occupa delle ingiustizie sessuali verso i diversamente dotati? Marcello Veneziani. Il Giornale.



L e acciaierie tedesche generano emissioni inferiori del 90% rispetto all’Ilva. Ma se lo sognano questo sole! Edelman. Il Fatto quotidiano.



Meglio che la politica lasci stare la letteratura. Altrimenti si finisce come nell’Urss. Quando si parla di impegno politico io penso a Kafka. Lui era contro tutti i poteri della sua epoca. Certo, non è mica sceso in strada con una bandiera in mano. Però gli è bastato scrivere. Maurice Nardeau. La Quinzaine litteraire.



Depositato dalla Colgate il brevetto dello spazzolino alla caffeina per risparmiare minuti preziosi la mattina. Se non lo sai, sallo! Il Fatto quotidiano.



Gli sms che arrivano dopo le 11 di sera sono quelli della banca, che segnala che la carta di credito è stata clonata, o che chi ne è entrato in possesso ha appena speso una cifra imbarazzante a poker online. Annalena. Il Foglio.