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 2013  giugno 21 Venerdì calendario

“MOSCHEE, WEB E MACELLERIE ISLAMICHE ECCO DOVE SI CONVERTONO GLI JIADISTI ITALIANI”

Vai a comprare un felafel fatto con carne «halal» (l’unica che i musulmani osservanti possono mangiare perché macellata secondo le regole della legge islamica) ed esci con un volantino. Il reclutamento dei volontari come Giuliano Ibrahim Delnevo, pronti a combattere la jihad (la guerra santa dell’islam contro gli infedeli), avviene anche così, nella macelleria islamica vicino casa. Poi certo ci sono i siti internet, i forum e le moschee per chi, non essendo nato in un Paese o una famiglia musulmana, ha deciso di abbracciarne la cultura e la religione fino al punto di trasformarsi in uno shahid, un martire. «Alcuni siti internet si occupano del reclutamento dopo che la conversione è già avvenuta» racconta un agente dei Servizi con molti anni di esperienza sul campo. «Sempre via web è possibile ricevere le istruzioni e procedere con una sorta di auto addestramento. Ma al di là della fede religiosa, va tenuto presente che fare i mercenari è un reato da codice penale».

L’approccio iniziale può avvenire anche attraverso i social network. «Basta una minima dote di ingegneria sociale» spiega un’altra fonte istituzionale che si occupa di cyber terrorismo «per capire le inclinazioni e le debolezze di una persona e poi incidere su queste». Con una distinzione fondamentale per non fare confusione tra cyber terrorismo (attacchi diretti a sistemi informatici) e il reclutamento via internet. A cui si associano di norma altri due elementi: il radicalismo e la ricerca di risorse finanziarie da devolvere alla causa. Shumoukh al-Islam, Ansar al-Mujahedin, Jabhat al-Nosra sono ad esempio alcuni forum utilizzati per reclutare combattenti in Siria (anche se spesso gli indirizzi internet variano e i siti non sono raggiungibili). «Non abbiamo dei veri numeri, ma le statistiche sono basate sulle persone uccise» spiega Ely Karmon, esperto israeliano dell’International Institute for Counter-Terrorism. «Le cifre vengono ricavate dai necrologi che compaiono su importanti forum di ideologia araba e di storia dei martiri. Il 10% di tutti i combattenti sunniti in Siria sono stranieri volontari. Sull’Europa i numeri sono ancora meno, ma sappiamo che chi ritorna a casa dopo aver combattuto potrebbe organizzare attentati, come è successo a Bruxelles pochi mesi fa ma. Attentato per fortuna sventato. Un mezzo molto utilizzato è Youtube, dove vengono inseriti molti video e conseguenti richieste di finanziamento».

Colpisce più la penna (e i suoi derivati moderni), che la spada. La valenza strategica della parola era stata intuita da Osama bin Laden, «il primo che ha parlato dell’importanza di servire la jihad non con le armi, ma con la parola» ricorda un’autorevole fonte istituzionale «poi la moschea non va intesa solo come chiesa, è un punto di incontro dove si fanno affari e anche il reclutamento». Il percorso comincia con la da’wa (la convinzione religiosa), si diventa poi mujaheddin (combattente per la fede) fino all’estremo, trasformarsi in shahid, il martire. «Per passarsi le istruzioni operative quelli bravi usano la steganografia (foto che contengono dei testi nascosti nel file, ndr) e la crittografia. Ci sono una decina di convertiti italiani che potrebbero essere combattenti, ma è una stima per eccesso» conclude la fonte «ma in Italia non ci sono dei centri di irradiamento. Sono percorsi al momento individuali e non esiste un luogo di indottrinamento».