Fabrizio Roncone, Style 20/6/2013, 20 giugno 2013
«PD? NON HA CAPITO GLI ITALIANI. ORA È SQUADRA: RENZI FUORICLASSE UNO, LETTA DUE, IO IN PORTA»
Era un ragazzo e, a Ferrara, girava con la barba lunga da gruppettaro e l’eskimo. Un giovane democristiano atipico (affascinato, non casualmente, da Benigno Zaccagnini). Adesso, a 54 anni, Dario Franceschini la barba se l’è fatta ricrescere. Nel frattempo, gli sono successe molte cose: una moglie, due figlie, deputato della Margherita prima e del Pd poi (di cui è stato anche segretario per otto mesi); quindi la scoperta di avere un talento per la scrittura e tre libri pubblicati con Bompiani e, ancora, una nuova compagna, l’incarico di ministro per i Rapporti con il Parlamento e il compito faticoso, decisivo, esaltante di essere, secondo il giudizio di numerosi osservatori, qualcosa di molto simile al segretario ombra del suo partito (avviato sul tormentato orizzonte che porta al congresso).
Ministro Franceschini, quanto durerà l’esecutivo?
Può durare un altro mese, o qualche anno. Questo governo è stato definito in molti modi, ma io credo che la definizione più giusta sia una soltanto: governo di servizio. Del resto, a Palazzo Chigi siamo finiti non sorretti da una maggioranza di idee, ma da due partiti che, pur restando avversari hanno deciso di uscire da una situazione di stallo e blocco, sia politico sia numerico. Abbiamo obiettivi limitati, da realizzare in un tempo limitato, su una scena sociale che deve affrontare problemi economici epocali. Oggettivamente c’è l’occasione straordinaria di cambiare in meglio questo Paese.
La sensazione abbastanza diffusa è che, pur trattandosi di un governo di emergenza, nato proprio per affrontare i guai più urgenti, abbia finora ottenuto risultati piuttosto scarsi...
Le rispondo con dati concreti: abbiamo fatto partire il percorso delle riforme costituzionali e sono state affrontate le prime emergenze. L’Imu è stata sospesa, abbiamo messo mano agli ammortizzatori sociali e aumentato gli incentivi per le ristrutturazioni, il che rappresenta un’importante boccata d’ossigeno per tutto il settore dell’edilizia... E abbiamo pure portato in Parlamento la grande questione della riduzione del finanziamento pubblico ai partiti...
Non sembra tantissimo...
Guardi, io penso si debba onestamente tener conto che noi stiamo lavorando in una situazione abbastanza complicata: voglio dire che le idee camminano se ci sono anche le adeguate coperture finanziarie, ma noi, come è noto, ci siamo impegnati non solo a rispettare i parametri europei, essendo un Paese appena uscito dalla cosiddetta «procedura di infrazione», ma anche a non aumentare l’imposizione fiscale, avendo ovviamente sempre in testa che poi la priorità è quella di dare lavoro ai giovani.
Altra sensazione: l’azione del governo, spesso, paga i veti incrociati che arrivano da Pd e Pdl,
Mah, non vedo davvero cosa ci sia da stupirsi. Non è che, come dicevo prima, Pd e Pdl abbiano smesso di essere avversari. Stanno soltanto collaborando alla soluzione di alcune emergenze condivise, avendo sempre idee molto distanti su tantissimi argomenti. Poi consiglio di distinguere le interviste e certi annunci rumorosi dagli atti concreti del governo.
Riforma della Costituzione: lei è per il presidenzialismo o per il semi-presidenzialismo?
Io penso che, in Italia, negli ultimi 20 anni, tutti i dibattiti siano stati condizionati dalla presenza di Silvio Berlusconi. Così, ogni volta che s’è parlato dei diversi modelli costituzionali, ciascuno se n’è immaginato uno, entusiasmandosi o preoccupandosi, con Berlusconi protagonista. Suggerisco invece di ragionare usando schemi astratti, che prescindano dai nomi, in modo da poter ipotizzare sia sistemi più vicini al cancellierato, sia al semi-presidenzialismo, senza per questo dover mettere in discussione l’essenza stessa della Costituzione o, addirittura, i principi della democrazia.
In un modo o nell’altro, si finisce sempre a parlare del Cavaliere...
Mi pare complicato rischiare una valutazione storiografica del personaggio... Tuttavia, ecco, è possibile dire che il limite del bipolarismo italiano è stato di non seguire uno schema tradizionale, conservatori contro progressisti, divisi dalle politiche economiche e sociali. Il nostro bipolarismo si è invece fondato su un conflitto bloccato: tra italiani che erano a favore di Berlusconi contro altri italiani che gli erano avversari. Uno schema malato che ha addirittura finito per costruire vere e proprie identità politiche intorno a queste distinzioni.
Vorrei chiederle qualcosa del Pd, visto che lei non solo è il capo-delegazione del partito a Palazzo Chigi, ma anche, secondo il parere di molti, una sorta di segretario ombra...
Ah ah ah! No no, aspetti... questa storia del segretario ombra è una fantasia creata apposta per far arrabbiare un sacco di persone. La cosa giusta da scrivere è che io mi sono solo preso il ruolo meno visibile ma più complicato: quello di chi lavora per cercare di tenere insieme questa strana maggioranza nel rapporto quotidiano con il Parlamento. Al partito, c’è Guglielmo Epifani, con tutta l’autorevolezza e il buon senso necessari.
Comunque il Pd, nonostante l’autorevolezza di Epifani, resta dilaniato da mille guerre intestine e...
Beh, no, mi scusi... È vero, veniamo da mesi complicatissimi. Pensavamo di vincere le elezioni e poter governare e poi sappiamo, invece, cos’è accaduto. Ora però sosteniamo questo governo, abbiamo avviato il cammino che si concluderà con il congresso per eleggere il nuovo segretario... La fase difficile mi pare superata.
Senta, è passato un bel po’ di tempo e ora forse qualche riflessione con più serenità si può fare: ma perché il Pd ha di fatto perso delle elezioni che sembravano già vinte?
Intanto direi che è incontestabile che al Senato non è scattato il premio di maggioranza perché il fenomeno Grillo ha colpito l’intero sistema politico italiano e, quindi, anche il Pd, che era il partito con i favori del pronostico. Poi c’è da aggiungere che...
Pier Luigi Bersani quante colpe ha avuto?
Una regola diffusa della politica è: se si vince, la vittoria è collettiva, ma se si perde, la sconfitta è di uno solo. Beh, io la penso all’opposto. La sconfitta va condivisa. Nessuno di noi, ammettiamolo, aveva capito quanto profondo fosse il disagio di milioni di italiani e quindi che dimensioni gigantesche potesse assumere il voto di protesta espresso in favore di Grillo.
Cosa pensa di Matteo Renzi?
Matteo è un fuoriclasse. È uno che fa gol straordinari e, certo, qualche volta anche qualche erroruccio. Ma è un fuoriclasse.
E di Enrico Letta che giudizio da?
È il nostro secondo fuoriclasse. È come quando in una squadra c’è un centravanti che segna tanti gol e dietro, però, c’è un centrocampista di quelli che con un tocco vellutato, ti mette solo davanti alla porta. Oh, sa, io anche da giovane Ilo sempre giocato in porta.
Una bella formazione di ex democristiani, eh?
Ci sta facendo un complimento, immagino...