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 2013  giugno 20 Giovedì calendario

SOTTO IL MEDITERRANEO UN MARE DI GAS E PETROLIO CHE PUO’ SALVARE L’EUROPA

Negli ultimi anni abbia­mo assistito a una se­rie di importanti sco­perte di giacimenti di gas e petrolio nell’area del Medi­terraneo, dai mari Ionio ed Egeo in Grecia verso le acque al largo di Cipro, Israele, Palestina e Libano.
L’entità delle scoperte è tale che, anche considerando soltan­to le stime più prudenti, la cono­scenza di questi depositi avrebbe notevolmente migliorato le posi­zioni negoziali di Grecia e Cipro, contribuendo a ridurre la pressione per avviare le cessioni di attività del governo e di massicci tagli alla spesa richiesti dall’Ue e per ricevere l’assistenza del Fmi in que­sto momento di grave crisi.
Inoltre, è importante notare che l’avvento di una produzione domestica di petrolio e gas da par­te di Israele, Palestina, Cipro, Gre­cia e Libano costituirebbe anche un contributo significativo per l’Ue, offrendo una significativa ca­pacità di risposta a qualsiasi mi­naccia alla sicurezza energetica, oltre a complementare le fornitu­re esistenti e future dalla Russia.
Considerati tutti i benefici che deriveranno agli europei dall’av­vio della produzione di gas e pe­trolio nella regione del Mediterra­neo orientale, l’Ue dovrebbe av­vi­are un serio dibattito ed un pro­cesso di revisione completa degli investimenti strategici fuori e den­tro l’Unione, orientandosi verso queste fonti di approvvigiona­mento che saranno sempre più cruciali nell’immediato futuro. Le politiche di sicurezza energeti­ca de­ll’Ue sono state a lungo e pesantemente orientate nell’asse «Ovest-Est», soprattutto perché il flusso di approvvigionamento de­gli idrocarburi segue questo orientamento geografico. Ma l’av­vento di nuovi flussi provenienti dalla regione del Mediterraneo migliorerebbe istantaneamente la politica energetica europea, for­nendo non solo quantità maggio­ri di gas e petrolio, ma diversifican­do l’offerta e le fonti di approvvigionamento. Si consideri, inol­tre, che l’emergere di questa nuo­va i­ndustria contribuirebbe a mi­gliorare notevolmente le condi­zioni sociali ed economiche dei paesi della sua periferia sud­orientale, con implicazioni enor­mi sui commerci, le politiche del­l’­immigrazione e la sicurezza nazionale.
L’apertura di un dibattito per elaborazione e l’attuazione di re­visioni di ampia por­tata della poli­tica energetica dell’Ue è un requi­sito primario per consentire al­l’Europa di trarre pieno vantag­gio da questa nuova realtà. La nuova politica energetica deve comprendere vari fronti, fra cui la pianificazione e lo studio di politi­che per lo sviluppo della regione del Mediterraneo orientale, con­siderandola come un nuovo pila­stro strategico per la fornitura di gas, nonché il completamento e l’adozione di un accordo quadro complessivo nel contesto della cooperazione energetica tra Ue e paesi del Mediterraneo.
Nel 1995 la Banca mondiale af­fermò che per quanto riguarda il petrolio e il gas i paesi produttori avrebbero avuto a disposizione una grande quantità di investitori privati, e oggi si può dire che tale previsione si è dimostrata vera. Del resto una recente indagine condotta da Barclays Capital sti­ma che le grandi società che estraggono e producono petrolio e gas hanno investito quasi 600 miliardi di dollari nel solo 2012.
Dopo tutti gli studi geologici e le verifiche fatte non c’è più alcun dubbio sul fatto che una vasta area del fondo marino che si estende dalla Grecia a Israele è densamente ricca di petrolio e gas, e sono giacimenti in grandis­sima parte ancora non sfruttati che necessitano di adeguati investimenti. Ma i soldi da soli non sa­ranno sufficienti. Al fine di fare in modo che tale ricchezza poten­ziale si trasformi in strumento di prosperità generale e pace per l’area, le grandi potenze devono mettere in campo tutte le loro ca­pacità diplomatiche per sviluppa­re una piena cooperazione tra i paesi interessati. La stabilità e la collaborazione nel Mediterra­neo orientale diventano le premesse indispensabili per pianifi­care, promuovere e attuare i pro­getti di estrazione di petrolio e di gas ed attirare i relativi investi­menti.
Le stime disponibili della US Geological Survey indicano che il bacino del Levante da solo contie­ne circa 3.450 triliardi di me­tri cu­bi di gas naturale e circa 1,7 miliar­di di barili di petrolio, mentre le ac­que greche da sole si ritiene che contengano altri 28 miliardi di ba­rili. L’importanza di questi nume­ri è chiara se si considera che nel 2011, il consumo di gas in Europa è stato pari a circa 500 miliardi di metri cubi, di cui circa 125 prove­nienti dalla Federazione Russa.
Dalle stime finora elaborate si considera che entro il 2020, la re­gione orientale del Mediterraneo potrebbe fornire circa il 20-25% del fabbisogno di energia in Euro­pa. Ci si incamminerebbe in tal modo verso il raggiungimento di alcuni tra gli obiettivi energetici più importanti dell’Ue, compre­sa la diversificazione delle fonti e delle vie di approvvigionamento, in modo da compensare le sue riserve in contrazione, integrando e riducendo la dipendenza dalla Russia, il tutto in modo sicuro e competitivo.
Negli ultimi decenni, l’offerta mondiale di gas naturale è cre­sciuta più rapidamente della do­manda, soprattutto a causa di un costante aumento di capitali e flussi di investimento verso i pae­si produttori di petrolio, così co­me una maggiore attività di esplo­razione in altri pae­si interessati da recenti scoperte di riserve di petrolio e gas. Le attività di esplorazione nel Mediterraneo orientale hanno avuto nuovo impulso dalle recen­ti scoperte offsho­re al largo di Isra­ele e Cipro e ciò dovrebbe portare a nuove scoperte in altri paesi del­l’area, in particolare Grecia e Libano. Tutto ciò accade in un mo­mento in cui si registra una cre­scente domanda di gas naturale nella regione del Mediterraneo stesso, e nei mercati vicini in Euro­pa meridionale.
Questa è la classica situazione win-win, che potrebbe garantire il massimo beneficio ai paesi che si affacciano nel Mediterraneo orientale, ma la Grecia e la Tur­chia dovrebbero mettere da par­te le loro divergenze su Cipro, mar Egeo, ed altre questioni, al fi­ne di diventare partner piena­mente impegnati nello sviluppo congiunto di queste ingenti risor­se per il benessere economico di tutti i popoli interessati. Lo stesso vale per Israele, la Palestina e il Li­bano.
In tale contesto si verrebbe a creare una situazione costruttiva senza precedenti nel­l’area euromediterranea, di fatto cambiando la storia co­sì come si è sviluppata negli ultimi decenni, garantendo finalmente tutta una serie di cam­biamenti positivi, sia per l’Unio­ne europea per i motivi che prima ho citato, sia per la sicurezza regio­nale, l’affidabilità di paesi come Cipro o il Libano,con una forte in­tegrazione tra­paesi produt­tori e paesi con­sumatori a beneficio di tutte le po­polazioni dell’area.
Queste prospettive e i vantaggi connessi fanno del Mediterra­neo orientale il luogo primario per le politiche energetiche euro­pee e un ottimo candidato per gli investimenti da parte della Banca europea per gli investimenti, del­la Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale. È ve­nuto il momento di pensare a una grande politica di collaborazione tra i paesi del Mediterraneo orien­tale con l’Unione europea in ve­ste di protagonista e propulsore. È venuto il momento di mettere da parte le rivalità sia da parte de­gli stati che da parte delle entità economiche private che da anni si combattono, ma che oggi pos­sono trovare una grande occasio­ne di prosperità, collaborazione, pace.
Il fulcro di questo progetto pro­mettente è Cipro, le cui riserve sti­mate sono molto consistenti, ma la cui posizione geografica è anco­ra più importante perché rende l’isola la scelta più ovvia per fungere da hub sicu­roeaffidabi­le per la lavorazione e il trasporto di energia dal Mediterraneo orientale. Cipro è il punto di par­tenza logico ed imprescindibile per il gasdotto che porterà il gas delMediterraneoaimercatieuro­pei. È anche la sede naturale per l’impianto di Gnl che servirà i clienti situati troppo lontano dal­le pipelines, in particolare i pro­duttori di energia elettrica. Cipro potrà anche svolgere un altro ruo­lo, forse più sottile ma non meno importante, soprattutto per coloro che desiderano stabilità dura­tura nella regione. Gli stessi fattori che rendono l’isola un hub ener­getico naturale, la rendono an­che il perfetto intermediario - dichiarato o non dichiarato - per molti paesi vicini che hanno rela­zioni di­fficili o addirittura di aper­ta ostilità. Non avrebbe senso eco­nomico, per esempio, che Liba­no e Israele trasportino separata­mente il proprio gas, ma ciascuno di essi potrebbe ottenere enor­mi vantaggi condividendo le strutture cipriote. L’accesso co­mune al grande mercato euro­peo aumenterebbe il benesse­re di entrambi i paesi, ridu­cendo le tensioni, facen­do nascere un interes­se comune nella stabi­lità che, a sua volta, attirerà nuovi inve­stimenti.
Anche in que­sto caso è eviden­te il ruolo focale di Cipro in que­sto grande pro­getto che defini­rà ­una positiva rivoluzione nel­l’area. Nei pochi anni trascorsi dalla sua adesione all’Ue, questo piccolo paese è periodicamente stato squassato da forze prov­e­nienti da paesi ben lontani.
Ora ha la possibilità di svilup­pare s­trumenti normativi atti a re­golare il suo ruolo di polo energeti­co, diventando naturalmente un elemento essenziale nella trasfor­mazio­ne geopolitica del Mediter­raneo orientale.
L’occasione per una politica di svolta nell’area è enorme perché chiaramente, la soluzione miglio­re per i paesi in conflitto con pro­pri vicini è quella di individuare gli interessi economici condivisi e creare opportunità e strumenti per l’esplorazione e lo sviluppo congiunto. Una scelta alternativa per questi paesi sarebbe quella di mettersi in proprio, utilizzando soltanto le proprie finanze per supportare l’esplorazione dei gia­cimenti, pagando ciascuno da so­lo le risorse per sfruttarli nelle rispettive zone economiche. L’in­centivo ad adottare l’antico per­corso sarà forte, ma sarà anche forte la tentazione di allentare le tensioni politiche per ottenere be­nefici economici e sociali comu­ni.
La grande domanda è: tutto ciò accadrà? Dobbiamo considerare che pur trovandosi in mezzo a tut­ti i cambiamenti portati dalla crisi finanziaria e considerati tutti i pro e i contro delle rivolte contro alcu­ni governi arabi, vediamo ancora un numero considerevole di gran­di compagnie p­etrolifere interna­zionali provenienti da cinque di­versi continenti muoversi rapida­mente nell’area per stabilire una forte presenza locale e assicurarsi una capacità di azione nel Medi­terraneo. In fondo questo fatto ci fa capire ciò che tutti noi abbiamo bisogno di sapere.