Rosaria Amato, la Repubblica 21/6/2013, 21 giugno 2013
ROSARIA AMATO
ROMA
— Con la crisi la domanda di energia in Italia è tornata indietro di vent’anni. Risultato, «un eccesso di offerta di 15-20 milioni di tonnellate» di petrolio,
«una situazione di rischio che potrebbe portare alla chiusura di quattro impianti di grandi dimensioni». L’allarme è stato lanciato dal ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, nel corso dell’assemblea
annuale dell’Unione Petrolifera. Il presidente dell’Up, Alessandro Gilotti, pur tracciando un quadro molto negativo, si è mostrato più ottimista, e nella sua relazione, che ha preceduto l’intervento di Zanonato, ha parlato
invece del «rischio di chiusura di altri due impianti entro il 2014». Attualmente quelli funzionanti in Italia sono 14. La situazione italiana è allineata a quella generale: negli ultimi cinque anni in Europa, ricorda Gilotti, hanno chiuso 15 raffinerie, e 10 sono a rischio per i prossimi anni.
Il ministro non ha voluto specificare quali siano gli impianti a rischio chiusura. Però ha ribadito che è fondamentale «concentrarsi su investimenti che creino più valore aggiunto», anche perché «il petrolio rimane strategico anche nelle previsioni a medio e lungo termine in particolare dei trasporti». Nonostante i consumi di petrolio siano arretrati molto di più rispetto a quelli energetici in generale: con 63,6 milioni di Tep l’Italia «è tornata ai consumi di fine anni ’60». A maggior ragione, secondo Zanonato «è necessario non compromettere il settore petrolifero italiano e salvaguardare l’occupazione
di 100.000 addetti», mantenendo una «raffinazione forte, trovando un nuovo equilibrio tra regolamentazione e competitività».
Del resto tutta la produzione industriale italiana stenta: i dati sul fatturato di aprile mostrano un modesto aumento dello 0,6% rispetto a marzo, dovuto però esclusivamente al mercato estero, ma nella media degli ultimi tre mesi l’indice arretra del 2,3%, e su base annua perde il 4,1% (dato grezzo), che diventa -7,2% con la correzione «per gli effetti di calendario» (considerando gli stessi giorni di produzione). Anche gli ordinativi crescono dello 0,6% su mese ma perdono il 2,1% nel trimestre e l’1,6% su base annua. Il calo maggiore sul fatturato è proprio quello dell’energia: -4,6% sull’aprile 2012, -14,1% nel primo quadrimestre rispetto allo stesso periodo di quello precedente. Anche i beni strumentali arretrano molto: -4,3% su base annua, -16,4% dato “corretto”.