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 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

QUEL SEGRETO SVIZZERO CHE AIUTA GLI INQUISITI

Con il processo ormai alle porte e le insistenti richieste di estradizione dei magistrati, le autorità svizzere continuano a non far rientrare in Italia Guido Ralph Haschke, il noto mediatore di Finmeccanica, accusato di essersi spartito una torta di 51 milioni di euro per gli elicotteri venduti da Augusta Westland al governo indiano.
Come per Haschke, anche per il secondo mediatore Carlo Gerosa ci sono state richieste di estradizione rimaste senza risposta. Intanto il processo agli altri indagati inizierà oggi, quando in aula ci saranno Giuseppe Orsi, ex presidente Finmeccanica, e Bruno Spagnolini, ex ad di Agusta Westland accusati di corruzione internazionale e false fatture nell’ambito delle indagini sulle presunte tangenti pagate per la vendita in India di 12 elicotteri. Anche Gerosa e Haschke dovrebbero finire sotto processo però senza rito immediato. La giustizia in questo caso ha subìto una brusca frenata.
SONO SOLO due delle domande di estradizione alle quali le autorità svizzere non danno risposta da anni, e che di conseguenza bloccano molti processi italiani. La Procura di Roma da più di un anno aspetta una risposta per la posizione di John Balzarini, appartenente alla famiglia dei noti “re delle pentole”, accusato di bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Stando alle ultime notizie dei pm romani, si troverebbe in Svizzera ma le autorità non rispondono alle richieste provenienti dalla Procura. Lo stesso per un faccendiere, Federico De Vittori, che intanto sta scontando in Svizzera una pena di 4 anni e 2 mesi per un ammanco milionario nella sua società con sede nel centro di Lugano. De Vittori è indagato anche in Italia per aver distratto denaro da tre fallimenti fra il 1994 e il 2005. Il mandato di arresto che lo riguarda è ancora fermo, anche stavolta per la mancanza di collaborazione con le autorità locali.
Ma oltre le richieste di estradizione, a fare da ostacolo alle indagini dei magistrati è soprattutto il segreto bancario, che in terra elvetica consente di portare capitali evitando la tassazione italia più alta. Gli inquirenti non hanno accesso a quei dati, soprattutto perché nel corso degli anni non è mai stato trovato un accordo per disciplinare la situazione. Sui motivi della mancata soluzione la risposta è offerta da un ex direttore con anni di esperienza in una delle più grandi banche nel Ticino. Al Blick, giornale svizzero in lingua tedesca, ha dichiarato che se lui parlasse, il governo italiano cadrebbe in un giorno. “Non c’è nessun esponente del governo - afferma - nessuno del mondo dell’economia italiana che non abbia un conto in Svizzera”.
DI ALCUNI finanziamenti provenienti da conti svizzeri di cui avrebbe beneficato la Fininvest già nel 1975, si è parlato più volte a proposito di Silvio Berlusconi. Su questo punto il Cavaliere è stato interrogato dal pm Antonio Ingroia, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. E così, grazie al segreto bancario, non è stato possibile accedere alle identità dei possessori dei conti cifrati relativi al flusso di capitali transitato all’epoca. Più recente il caso dei conti presso la Banca Svizzera Italiana di Lugano, di cui si parla nelle carte milanesi dell’inchiesta su Ruby, sui quali sarebbero finiti parte dei soldi che il ragionier Spinelli emise dal proprio conto presso la Banca Popolare di Sondrio in favore di Lele Mora.
Ma non serve andare troppo lontano negli anni. Dalle ultime notizie di cronaca è emerso che sarebbero stati spostati 30 milioni di euro su conti svizzeri dei due ciellini Antonio Simone, ex assessore regionale lombardo alla sanità, e Pierangelo Daccò. Come pure si è parlato di quel conto in Svizzera sul quale Francesco La Motta, ex numero due del Sismi ed ex capo del Fec, avrebbe fatto trasferire dieci milioni di euro del Fondo Edifici per il Culto, denaro rigorosamente pubblico.