Tommaso Rodano, il Fatto Quotidiano 19/6/2013, 19 giugno 2013
TRA SGARBI E FEDE NON C’E’ DISCUSSIONE
Giampiero Catone ha un sogno. Far tornare a splendere nel firmamento dell’editoria italiana La Discussione, il giornale fondato da Alcide De Gasperi nel 1952, ormai ben lontano dai fasti dell’epoca. L’ex deputato (in principio del Pdl, poi di Fli, prima di approdare nel gruppo misto per salvare Berlusconi e ottenere una poltrona da sottosegretario) ha già trovato un possibile timoniere: Emilio Fede è letteralmente entusiasta del progetto. “Non è mica vero che voglio 3 mila euro al mese come hanno scritto i suoi colleghi – spiega l’ex direttore del Tg 4 – a La Discussione ci andrei anche gratis”. Nostalgia canaglia della carta stampata: “Sarebbe un approdo straordinario per la mia carriera – continua Fede – ma ancora nulla è deciso. Con Catone c’è stata solo una chiacchierata informale”.
Il direttore politico de La Discussione, in effetti, sull’argomento nicchia. Per la sua creatura ha progetti ancora più ambiziosi: “Emilio è solo uno dei giornalisti di altissimo profilo che ho contattato per il rilancio. Sono più di cento. E ce ne sono anche due del Fatto Quotidiano”. I nomi? “Non si fanno mica. Quando corteggia una ragazza che fa, lo va a dire in giro?”. Si fa sfuggire quello di Vittorio Sgarbi, che però risponde di non essere interessato.
IL PROGETTO, in ogni caso, pare mirabolante. Ma i soldi, Catone, dove li prende? “Stiamo ancora redigendo il bisnis plen, il piano editoriale – spiega lui serissimo –. Cerchiamo volontari, entusiasti, che abbiano l’ambizione di partecipare alla rinascita di un giornale storico. E poi servono gli investitori”. Come il Cavaliere, magari. “Berlusconi? Macché! Vuliss’ a Maronn’! Non ci dà una lira neanche se vado in ginocchio a Palazzo Grazioli”. Le risorse a cui attingere, dunque, rimangono un mistero. Anche perché da quando la mannaia del governo Monti si è abbattuta sul finanziamento pubblico all’editoria, come lamenta lo stesso Catone, al suo giornale restano solo le briciole di un pasto che era abbondantissimo. Prima di cessare le pubblicazioni, il 31 dicembre 2012, e di tenere aperta solo la versione online, lo Stato italiano ha versato contributi generosissimi per mandare in edicola La Discussione. Due milioni e 530 mila euro per il 2011, che sono diventati 2 milioni e 195 mila nel 2010 e “solo” 1 milione e 637 mila nel 2011. A conti fatti, in tre anni il giornale di Catone si è messo in tasca oltre 6 milioni di euro pubblici. Niente male per un quotidiano con una media di vendite inferiore alle 2 mila copie al giorno (“32 mila!” secondo il direttore, ma nessuno si è mai accorto del presunto miracolo editoriale).
DOVE SIANO FINITI tutti questi soldi se lo chiedono anche gli ex dipendenti, licenziati quando il quotidiano ha interrotto le pubblicazioni. I pagamenti per alcuni di loro si sono fermati a luglio del 2012. Mancano gli ultimi sei stipendi, il Tfr, il preavviso e la tredicesima. Quel poco che rimane dei fondi all’editoria che spetterebbero alla Discussione per il 2012 è già pignorato dal decreto ingiuntivo fatto partire dai suoi ex giornalisti e grafici: nei casi peggiori, il giornale ha un debito di circa 70 mila euro a testa. Catone minimizza: “Ho riassunto 18 persone su 42 e ho offerto di tornare al lavoro anche agli altri: evidentemente preferiscono restare al mare”. Ha un solo chiodo fisso: far risorgere la Fenice. “Sarà un giornale bipartisan. Basato sull’etica e la deontodologia (sic!). Servirà ad aprire un dibattito politico-culturale fondamentale per la cittadinanza”. Emilio sì, Emilio no, la Fede non gli manca.