Paola Zanca, il Fatto Quotidiano 19/6/2013, 19 giugno 2013
DOPO LA GAMBARO C’È LA PINNA I DURI: “ESPELLIAMOLI TUTTI”
Adesso basta. Non possiamo assistere a questo stillicidio senza fare niente. Non possiamo permettere che ogni giorno ci sia una intervista che crea il panico. Dobbiamo fermare questi che fanno solo danni al Movimento. Dobbiamo mandarli via tutti”. Ecco a cosa serviva il dossier. Quel fascicolo confezionato dagli uomini vicini al neo capogruppo alla Camera Riccardo Nuti. Un faldone pieno di ritagli di giornale, di frasi, di episodi messi in fila. Serviva a non dimenticare nulla. E adesso è arrivato il momento di tirarlo fuori.
L’ULTIMA DELLA LISTA, nel libro nero dei Cinque Stelle, è l’intervista di Paola Pinna rilasciata sabato a La Stampa e aggiornata ieri da un video, quello del j’accuse davanti alle telecamere di Piazzapulita. La Pinna, deputata sarda da sempre critica nei confronti della linea dura grillina, da tre giorni sta sulla graticola. Prima l’ha presa di mira lo stesso Nuti con tre righe al fulmicotone su Facebook, lo stesso giorno in cui il nome della Pinna su Wikipedia veniva bollato come “una che ha tradito Grillo per la diaria”. Poi è arrivato il collega di scranni, Andrea Colletti: mail a tutti i deputati per chiedere che anche lei, dopo la Gambaro, venga rimessa alle volontà della Rete. Infine, l’attacco frontale sui social network da parte del gruppo Cinque Stelle di Montecitorio: “Paola Pinna...chi?”, scrivono. E giù con i ricordi della ex capogruppo, Roberta Lombardi: “Non abbiamo mai visto questa persona alle nostre assemblee. Molti di noi non sapevano neppure della sua esistenza. L’unica volta in cui ci è sembrata coinvolta è stata l’assemblea sulla diaria”.
Ormai, il clima nei confronti della cittadina Pinna è quello che si riserverebbe al peggiore dei nemici. Ieri, alla buvette della Camera, alcune colleghe l’hanno incrociata mentre parlava con i cronisti. Dalila Nesci, eletta M5S calabrese, per inciso fidanzata del capogruppo Riccardo Nuti, la affronta a muso duro: “Guarda questa qui che si confessa con ‘questi qui’ pubblicamente”. (‘Questi qui’, ovviamente, sono i giornalisti: il tono usato dalla Nesci ha creato pure un discreto battibecco con la stampa parlamentare). Lei resiste: “Resto nel Movimento per dare voce ai tanti elettori che mi hanno espresso la loro frustrazione”. Eppure il suo destino sembra segnato. Almeno per quanto riguarda il voto dei colleghi di Montecitorio. Molti senatori (anche non dissidenti) hanno già fatto sapere che si comporteranno come con la Gambaro: voteranno contro l’espulsione. Poi, come sempre, sarà la Rete a decidere. Il referendum sulla deputata emiliana si aprirà a brevissimo. Oggi, qualcuno addirittura dice già nella notte appena trascorsa: non esiste una data ufficiale perché, spiegano, temono non meglio specificati attacchi hacker (il sistema della Casaleggio associati è già crollato una volta, durante le Quirinarie).
RETE O NON RETE, sono in tanti i parlamentari affranti dall’esito della assemblea di lunedì. Anche perché, a voler fare i conti, la richiesta di espulsione della Gambaro è passata con numeri esigui: 79 voti a favore, 42 contrari e 9 astenuti. Ma tra gli assenti (30) ci sono molti che hanno deciso di non partecipare proprio perché contrari alla cacciata: Donatella Agostinelli, ad esempio, ha spiegato di aver voluto evitare “l’effetto boomerang”. Tradotto, evitare che di nuovo le pagine dei giornali si riempissero delle cronache delle epurazioni. Eppure, i suoi compagni di scranno, non sembrano intenzionati a fermarsi. La questione della espulsione collettiva è sul tavolo dei deputati. Non è ancora stata messa in calendario ma, se mai dovesse arrivare all’ordine del giorno, ci sarebbero almeno una ventina di parlamentari “inquisiti” per le loro dichiarazioni. Tommaso Currò – primo dissidente per anzianità – è certamente uno di quelli. Anche all’assemblea di lunedì ha litigato con i colleghi. Racconta che non lo hanno lasciato parlare, ricorda di aver provato a fare lo streaming con il suo telefonino e di essere stato “mangiato vivo”. Nicola Morra, capogruppo al Senato, intervistato dalla web-tv del fattoquotidiano.it ha detto che obiettivo di tutti è quello di calmare le acque, di discutere, di ragionare. Ma Grillo non si tocca. Un referendum su di lui non ci sarà mai perché “vorrebbe dire che è stato incoerente e contraddittorio”. Invece lui non sbaglia mai. Lo dicono anche alcuni dei senatori che più avevano difeso la Gambaro. “Ma l’hai vista che continua a insistere sugli stessi punti? Mi sa che aveva ragione Beppe quando diceva che c’era sotto qualcosa. Lui a volte sembra un po’ eccessivo, ma la verità è che c’arriva sempre prima di noi”.