Mauro Meazza, IL 20/6/2013, 20 giugno 2013
COMMA PROFONDO
Vi piacerebbe essere tassati come un lussemburghese o come un irlandese o magari come un cittadino o un’impresa della Gran Bretagna? Potrebbe capitarvi e senza dover per forza espatriare.
Sonnecchiano infatti nel nostro ordinamento due commi ambiziosi, che consentono proprio questo. O meglio: dispongono che (l’indirizzo completo è: articolo 41, commi 1, 1 bis del decreto legge 78/2010) se un’impresa di un altro Stato europeo avvia qualcosa di nuovo in Italia, può portarsi in valigia, per un triennio, le regole di tassazione che più le piacciono, liberamente scelte tra quelle di tutti gli Stati dell’Unione europea. Può far dono di queste regole ai suoi dipendenti e ai suoi collaboratori.
L’esca fiscale sta lì dal 2010, ma finora non ha attratto nessuno, anche se i cultori delle materie tributarie la chiamano «attrazione fiscale europea». Perché ai due commi 1 e 1 bis segue – ahimè – un comma 2 che specifica: «Con decreto di natura non regolamentare del ministero dell’Economia e delle finanze sono stabilite le disposizioni attuative del presente articolo». Non pensate subito all’inerzia dell’amministrazione: questo decreto – contrariamente a quel che abitualmente accade ai commi dormienti – è stato preparato. Però è stato censurato dalla Corte dei conti, perché faceva decorrere lo "shopping" tributario da una data diversa rispetto a quella prevista dalla legge.
Era la fine di marzo del 2012. Dopo la censura, il provvedimento di attuazione ha fatto perdere le sue tracce. Forse ha chiesto asilo altrove, o forse qualcuno ha fatto notare che esche dello stesso tipo, preparate in altri Stati, erano finite nel mirino della Commissione europea. Nel dubbio, non abroghiamo. Meglio due commi in surplace che nessun comma...