Aldo Grasso, Corriere della Sera 20/06/2013, 20 giugno 2013
«CELI, MIO MARITO!» UN’OCCASIONE PERSA
Le delusioni si misurano in base alle aspettative (non altro), e «Celi, mio marito» ha deluso. Per una ragione molto semplice, che va al di là delle persone: il programma non esiste. C’è una conduttrice un po’ impacciata ma simpatica, Lia Celi, c’è una location alquanto bizzarra (una terrazza di condominio), ci sono ospiti, c’è la continua invocazione al dio hashtag (hash, cancelletto, e tag, etichetta) per far capire che siamo sul pezzo, c’è molto compiacimento, ma manca una cosa fondamentale: il programma. Che non è solo l’idea che può aver incantato l’inesperto Andrea Vianello, che non è solo la capacità di sfornare battute a ripetizione. Il programma è altro, più traspirazione che ispirazione (Rai3, dal lunedì al venerdì, ore 20.15).
«Celi, mio marito» non sembra nato da una costola di «Cuore» (la celebre rivista satirica di Michele Serra), ma da una di «Noi donne», il defunto mensile storico della sinistra femminile, diretto però da Alba Parietti.
L’altra sera, per esempio, si discuteva sulla «grande bruttezza» (l’altra faccia del film di Sorrentino) con la storia di un’adolescente che non si piace. Chi viene invitata in studio a dire che la bellezza non è tutto, che era invidiosa di una sorella più bella di lei, che nella vita ci sono cose più importanti della bellezza? Eleonora Giorgi, l’ex signora Rizzoli. Tu vieni dalla scuola di «Cuore» e a spiegare a un’adolescente che ci sono altri valori oltre l’aspetto fisico chiami la Giorgi? Meravigliosi i tempi in cui andava in tv a spiegare, per darsi un tono da intellettuale, che il suo filosofo preferito era un certo Nic (la c di ciliegia), forse un lontano parente di Nietzsche. E quando l’adolescente che si sente bruttina ha visto apparire Cristiana Dell’Anna, una delle interpreti di «Un posto al sole», cosa avrà pensato? La verità è che non gli piaci abbastanza.
Aldo Grasso