Roberto Giardina, ItaliaOggi 20/6/2013, 20 giugno 2013
GLI ITALIANI EMIGRANO IN POLONIA
Tutti a Berlino. I giovani italiani fuggono nella metropoli prussiana in cerca di una chance. E sbagliano indirizzo perché la capitale è povera, sarebbe meglio andare a Stoccarda o a Monaco, dove c’è quasi la piena occupazione. Ora, gli italiani cominciano a emigrare a Est, in Polonia, che è uno dei paesi più vitali della Comunità europea, ed è sempre senza euro.
Stiamo per essere superati anche dai connazionali di Walesa. Secondo l’Aire, il registro degli italiani che vivono stabilmente all’estero, in Polonia dovrebbero essere 2.741, ma il dato risale al 2010. Molti emigrano senza farsi registrare, per noncuranza o per timore della nostra burocrazia (non si sa mai), per esempio a Berlino alle nostre autorità risultano presenti 25 mila italiani, secondo la polizia tedesca sarebbero il doppio. L’ambasciata italiana a Varsavia calcola che gli italiani impegnati nel paese siano almeno 4 mila, in gran parte giunti negli ultimi tempi. Probabile che quelli non registrati siano almeno altrettanti.
A quanto scrive Die Welt, nella sola Breslavia i nostri emigrati sarebbero oltre mille. E altri centri di emigrazione sono Varsavia e la nordica Stettino, sul Baltico. Qui, da anni, è stata aperta una facoltà di italianistica, i laureati polacchi, quasi tutte ragazze, trovano subito lavoro, e le nostre imprese preferiscono insediarsi a Stettino perché trovano personale già preparato e che parla italiano. Un particolare da ricordare a chi sostiene che la cultura non dia da mangiare.
Breslavia, la tedesca Wroclaw, è una delle città più dinamiche della Polonia, e attira giovani dall’Europa meridionale.
Entro l’anno, il Credit Suisse aprirà un centro amministrativo e di marketing per l’Europa, assumerà in città almeno 400 dipendenti, e si sono già candidati decine di italiani. Inutile chiedersi perché la banca elvetica non abbia nemmeno pensato di aprirlo in Italia. La burocrazia polacca è agile, pronta a facilitare le pratiche per chi viene da fuori. All’inizio il Credit non pretende la conoscenza del polacco, basta un buon inglese. I polacchi, si sa, sono portati per le lingue, al contrario di noi. Quasi tutti i giovani parlano almeno una lingua straniera, di preferenza il tedesco.
Die Welt ha intervistato due italiani per scoprire i motivi che li hanno portati a Varsavia, e ovviamente, all’inizio, sono motivi personali. Il milanese Guido Gattai studiava filosofia a Parigi, la sua ragazza polacca è voluta tornare a casa, e gli ha chiesto di seguirla. «All’inizio malvolentieri», spiega, «chiaro che Breslavia mi sembrasse meno attraente del Quartiere Latino. Ma, realmente, adesso qui vivo meglio». Ha aperto un caffè filosofico nel centrale cinema Nowe Horyzonty, diventato punto di attrazione per i giovani di tutte le nazionalità.
Flavio D’Amato è giunto con un Erasmus spinto da semplice curiosità: nella sua Lecce lavorava in un call center, qui dapprima ha trovato posto alla reception di un hotel a Cracovia, poi ha insegnato italiano a Varsavia, oggi lavora alla Hewlett-Packard a Breslavia. Per aiutare i coetanei italiani che vogliano imitare la sua esperienza ha scritto un libro, Goodbye Mamma! Naturalmente, non è sempre facile vivere in Polonia, ci sono difficoltà ambientali, a parte la lingua, ma i giovani hanno la possibilità di inserirsi e di provare a realizzare i loro progetti. «A Lecce», dice Flavio, «non vedevo vie d’uscita».