Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

AMORE È BACI E BACI


[Julie Delpy e Ethan Hawke]

«HO MANDATO A PUTTANE LA MIA VITA per colpa del modo in cui canti», urla Jesse, ormai quarantenne, a Céline, diventata sua moglie. Stanno litigando, l’attività principale in Before Midnight, terzo episodio della saga romantica iniziata 18 anni fa con Prima dell’alba e proseguita nel 2004 con Before Sunset.
CHE TRISTEZZA, RIPENSANDO A come tutto cominciò. Ricordate? Jesse e Céline – lui aspirante scrittore, lei studentessa alla Sorbona – si incontrano per caso su un treno. Belli, ventenni, credono al colpo di fulmine. Jesse la convince a scendere e a trascorrere la giornata insieme, camminando e parlando. Si baciano sulla ruota panoramica, fanno l’amore su un prato. Si salutano al mattino, ognuno per la sua strada, con una promessa: rivedersi sempre a Vienna, dopo sei mesi. Non conoscono i rispettivi cognomi, figuriamoci scambiarsi il numero di telefono, e nel 1995 mica c’era Facebook.
Prima dell’alba ci fece innamorare: Jesse di Céline, Céline di Jesse, noi di un film che metteva in scena l’amore romantico come non l’avevamo mai visto e come l’avremmo sognato da lì in avanti. Di loro avremmo voluto sapere tutto: si rivedranno? Staranno insieme? Si sposeranno? Oppure si lasceranno perché lui è troppo superficialmente americano e lei troppo intellettualmente francese?
Fummo accontentati nel 2004. Seconda puntata: Jesse – sposato e con un figlio – è a Parigi a presentare il suo primo libro. Céline – che a Vienna non si era presentata – va a trovarlo in libreria. Trascorrono la giornata a passeggiare per Parigi e a parlare, come se il tempo non fosse mai passato. L’ultima scena è nell’appartamento di lei: Céline canta Nina Simone, Jesse la guarda, consapevole che perderà l’areo che deve riportarlo da moglie e figlio.
E poi? «E poi non potevamo più giocare sulla magia del conoscersi», dice il regista Richard Linklater, autore con i due protagonisti di tutte e tre le sceneggiature. E così in Before Midnight – appena uscito nei cinema americani, in quelli italiani a ottobre – Jesse e Céline sono sposati da 9 anni, hanno due gemelle e vivono a Parigi. Il film è il capitolo conclusivo della trilogia, ed è anche la risposta alla domanda: che cosa succede alla più romantica delle coppie dopo 18 anni insieme? La risposta è: litiga. E anche tanto. Non si sopporta più. Si rovina la vita, urla, passa la serata invece che a fare l’amore a buttarsi addosso recriminazioni, accuse di tradimento, meschinità assortite.
«Eppure, in realtà, è il più romantico dei tre film», dice, stirandosi sulla sedia, Julie Delpy, camicetta rossa e poco trucco. «Quale coppia dopo tanto tempo insieme trova ancora l’energia per discutere e parlare? Nonostante le liti, loro si desiderano ancora, si cercano, si trovano interessanti». «Mille volte peggio le coppie che al ristorante stanno mute», interviene Ethan Hawke, completo di lino chiaro e sguardo da ragazzino. «E quelle che neanche si guardano?», insiste lei. Poi, rivolta a me: «Io ci sono passata». E chi non ci è passata?

Dal film Jesse esce fuori un po’ come un santo: Céline quando litiga è davvero insopportabile, perde completamente la ragione.
Ethan Hawke: «Certo che sono un santo: ti sopporto da quasi 20 anni».
Julie Delpy: «Ma sai che il caratteraccio di Céline è una cosa che notano solo le donne? Gli uomini non se ne accorgono, anzi. Mio padre quando ha visto il film ha commentato che Jesse è passivo aggressivo: lascia che lei si infuri per poi manipolarla».
Però lei esagera, anche con le sue rivendicazioni femministe.
J.D.: «Quando sei una donna che ha lottato per la carriera e arriva qualcuno come Jesse, che con la sua idea di trasferirsi in America per stare più vicino al figlio rischia di mettere in pericolo tutto quello che hai costruito, allora ti scatta qualcosa».
Forse i due funzionano proprio perché litigano.
J.D.: «Ogni coppia ha la sua dinamica. Céline dice: “Sono arrabbiata, odio il mio lavoro, mi fa tutto schifo”, e Jesse risponde: “Oh, proprio il mio tipo”».
E.H.: «Con una accomodante e materna lui non potrebbe mai stare».

nel ‘94, all’epoca di prima dell’alba, Ethan aveva 23 anni. July 24. La loro intesa sullo schermo è uno dei motivi del successo, ed è evidente anche quando te li ritrovi davanti: si guardano negli occhi, ridono, si prendono in giro, si finiscono le frasi a vicenda. Diciotto anni dopo, siamo tutti invecchiati. Quello «cresciuto» meglio è lui, ed ecco un altro tema del film: per gli uomini arrivare ai 40 è molto più indolore che per le donne. «Se mi incontrassi oggi, così come sono, mi noteresti, ti fermeresti a parlare con me?», gli chiede Céline. Jesse per evitare guai risponde ovviamente sì, ma l’argomento è doloroso. «L’unica cosa positiva dell’aver superato i 35 è che sei meno a rischio stupro», sempre Céline, più avanti.

È una delle cose più realistiche del film: dopo i 40 le donne diventano invisibili.
J.D.: «Io non mi sento invisibile: sono un’attrice e dirigo film. Volendo, potrei fare sesso con un sacco di attori diciannovenni!».
E.H.: «Dovresti, in effetti, però prenditi almeno un ventiquattrenne».
J.D.: «Non mi piacciono i ragazzini, preferisco quelli con i capelli un po’ grigi sulle tempie, come i tuoi».
Sta di fatto che gli uomini si fidanzano regolarmente con donne che potrebbero essere loro figlie.
J.D.: «È vero. Mio padre, 72 anni, l’altro giorno mi ha detto: “Ho conosciuto una, ma forse per me è un po’ vecchia”. Poi ho scoperto che ha 43 anni. Colpa della biologia».
E.H.: «Beh, per una donna la menopausa è un momento difficile: questa sensazione di sentirsi irrilevanti non solo agli occhi degli uomini ma del mondo è una cosa che mi ha raccontato anche mia madre, e credo sia un sentimento molto reale che accomuna le donne sulla quarantina».
J.D.: «Dipende anche da quanto hai puntato sulla bellezza: se quello era il tuo modo di presentarti al mondo, ovvio che quando sfiorisce ti senti perduta».
E.H.: «È vero. Tu a 23 anni eri splendente ma non facevi la seduttiva, al contrario: vivevi la bellezza quasi come un ostacolo al tuo desiderio di diventare scrittrice e regista».
J.D.: «Non giocavo la carta della seduzione a 20 anni, figurarsi se comincio adesso. In questo senso, capisco le donne che si sentono private di qualcosa: io, non avendo mai fatto affidamento sul mio aspetto, sono immune da questi sentimenti negativi».

sdraiata sull’erba, con la testa sulle gambe di lui, la Céline di Prima dell’alba dice: «Non voglio diventare una grande storia». All’inizio di Before Sunset, scopre che – suo malgrado – è diventata una storia di successo: il libro che Jesse ha scritto è su di lei, sul loro incontro. In Before Midnight, mentre litigano Céline gli urla: «E comunque ti proibisco di usarmi nei tuoi libri!». È la chiusura del cerchio. La favola si è trasformata in incubo. Il romanticismo ha lasciato spazio alla realtà. Eppure c’è speranza. Anzi, forse l’amore è proprio questo: non mollare, nonostante tutto. Lo chiedo a loro.

Quindi, che cos’è l’amore?
J.D.: «A me piace la routine: quando sai che cosa aspettarti dall’altro. Il conosciuto al posto del mistero».
E.H.: «Anche a me. E anche nel sesso. Anzi, la mia definizione è questa: baci baci, tette tette, patata patata, dormire dormire. La stessa sequenza, sempre uguale. È questo il vero amore».