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 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

CACCIA AGLI SCRITTORI «FAI DA TE»

Un mercato che cresce rapidamente. In grado di coinvolgere nuovi lettori. E autori che emergono attraverso canali alternativi come il self-publishing. Ovvero: l’universo dell’ebook italiano, dentro cui gli editori si stanno sempre più lanciando. Alla ricerca di un ruolo aggiornato alle sfide digitali, ma comunque indispensabile. Alla scoperta, piuttosto che in guerra con i nuovi scrittori fai da te.
È questo lo scenario che emerge dalla ricerca Dentro all’ebook e dal volume elettronico Prospettiva self-publishing, entrambi a cura dell’Ufficio studi dell’Associazione italiana editori (Aie). Letti in anteprima dal «Corriere», i due lavori saranno presentati in occasione di Editech, la conferenza internazionale sull’innovazione tecnologica nell’editoria organizzata dall’Aie, che si tiene domani al Palazzo Reale di Milano.
I titoli digitali messi a disposizione dagli editori italiani sono raddoppiati nel corso dell’ultimo anno. Nel maggio 2013 sono 60.589, l’8,3 per cento di tutti i titoli in commercio; nel maggio 2012 erano 31.416. Gli editori che pubblicano ebook sono 1.978. Mondadori, Rcs e Gems i gruppi più attivi, cui appartengono, rispettivamente, il 12,3 per cento, il 12,2 e il 9,8 dei titoli elettronici in circolazione. «L’aumento dell’offerta — spiega Cristina Mussinelli, consulente Aie per l’editoria digitale — si deve soprattutto al fatto che sempre di più le nuove uscite vengono pubblicate anche in ebook. In generale i numeri sono ancora piccoli, ma la presenza dell’ebook tra i canali di pubblicazione è una realtà ormai assodata». Nel marzo 2013 è del 44,6 la percentuale delle nuove uscite sia su carta che in digitale, contro il 29,1 del gennaio 2012.
Crescono anche il giro d’affari e i lettori digitali. Nel dicembre 2012 il mercato elettronico rappresenta l’1,8 per cento di quello complessivo trade (che esclude l’editoria scolastica e professionale); un anno prima questa percentuale era dello 0,9 per cento. Nel 2012 i lettori di ebook sono 1,6 milioni, contro il milione e 100 mila dell’anno precedente.
Un andamento, quello italiano, in linea con gli altri Paesi europei (eccetto la Gran Bretagna, più vicina agli Stati Uniti per motivi in primo luogo linguistici). E rallenta, dopo anni di spinta, proprio la crescita americana: negli Usa il mercato degli ebook rappresenta oggi il 25 per cento di quello complessivo del libro (l’anno scorso era al 24). «Il modello degli Stati Uniti mostra che quella ipotizzabile per l’ebook è una crescita "a gradini", sfatando il falso mito di un’ascesa perenne» osserva Gino Roncaglia, docente di Informatica umanistica all’Università della Tuscia ed esperto di editoria digitale.
In Italia, dove invece il mercato — più recente — vive ancora una fase propulsiva, l’ebook e, in generale, il digitale agiscono anche da stimolo per gli aspiranti scrittori che tentano la via del self-publishing. Tanto che, da quelle dei grandi player come Amazon agli indipendenti come Simplicissimus, sono numerose le piattaforme dedicate. Secondo i dati Aie risultano 3.500 a oggi gli ebook autopubblicati in commercio, il 5 per cento di tutti i libri digitali in vendita. Con un aumento, rispetto al 2012, del 94 per cento. «È un effetto della tecnologia, che rende più facile e immediata l’autopubblicazione» commenta Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio studi Aie. Un effetto che, a sorpresa, si sente anche sul cartaceo. Vanno infatti ancora più forte le piattaforme online per autopubblicarsi in formato tradizionale (35.800 i libri di carta fai da te). «Il fenomeno è ancora molto fluido — osserva Roncaglia —. Si va da servizi che consentono, ad esempio, di stampare una parte di copie cartacee per l’autore e una parte da inviare ai clienti-lettori, in base a un meccanismo di print on demand, fino a modelli che consentono di creare ebook e di metterli direttamente in vendita negli store online».
Una situazione in divenire che gioca a favore dell’editore. «Sempre indispensabile — secondo Peresson —. Perché, come mostrano i casi di autori emersi dal self-publishing, come Amanda Hocking, E.L. James o l’italiana Anna Premoli, il vero salto si fa solo quando si viene pubblicati da un editore. Tanto che sono gli autori stessi a volere questo passaggio, perché consente loro di concentrarsi solo sulla scrittura (senza dover pensare agli aspetti di marketing) e, perché no, anche di guadagnare di più».
Per gli editori il self-publishing rappresenta, quindi, non un concorrente, quanto, piuttosto, un serbatoio in cui scoprire nuovi talenti. Avvantaggiandosi anche del fatto che un testo in circolazione, a differenza del manoscritto di un esordiente, può già contare sui riscontri del pubblico. «L’autopubblicazione è una sorta di campo di competizione darwiniano in cui avviene la prima selezione — sostiene Roncaglia —. L’uso di strumenti digitali la favorisce. Può far cambiare anche il tipo di supporto dei libri o i loro meccanismi di vendita. Ma, alla fine, gli editori, con il loro ruolo di scoperta, di garanzia di qualità e di promozione degli scrittori, servono ancora».
Alessia Rastelli