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 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

DODICI ANNI DI CORSA A PERDIFIATO. ORA FRENA LA RIVOLUZIONE DEI BRIC

L’era dei Bric, durata una dozzina d’anni, volge al termine. Non perché il fenomeno economico più rilevante dell’inizio di secolo rischi di perdere la B, con il Brasile in una tipica crisi da monocoltura da materie prime. E nemmeno perché la Cina non cresce più a due cifre, o perché l’India è finita nella sabbia a causa delle mancate riforme di liberalizzazione e di governance, o ancora perché la Russia spaventa gli investitori a causa di una endemica mancanza di certezza del diritto. Non per queste ragioni, non solo: in fondo, i quattro Bric nel 2012 hanno realizzato un quarto del Prodotto lordo mondiale e si prevede che arrivino a un terzo entro il 2020.
No. La questione è che nei dodici anni passati i Bric hanno terremotato l’economia globale, forza distruttrice e creatrice: la Cina è diventata la fabbrica del mondo; l’India ha costruito un polo dei servizi hi-tech senza pari; il Brasile si è imposto come potenza agricola mondiale; la Russia ha approfittato della crescente domanda di materie prime dai Paesi emergenti. In questo processo, aziende occidentali hanno dovuto decentrare per sopravvivere, nei Paesi ricchi i salari sono stati schiacciati dalla concorrenza di quelli dei Paesi poveri, grandi flussi di investimenti hanno preferito dirigersi nelle economie emergenti. Queste forze portentose che hanno cambiato il mondo sono alla fine. I salari cinesi salgono, la convenienza a decentrare da Ovest a Est è molto calata, Pechino non può più puntare sulle esportazioni e su investimenti stratosferici ma deve fare crescere il mercato interno, l’India deve ripensare politica e istituzioni, il Brasile arranca tra le sue contraddizioni.
I quattro Paesi fenomeno con l’aggiunta del Sudafrica diventano Brics, si istituzionalizzano, formeranno forse una loro banca per lo sviluppo, si scambieranno valute per limitare il potere del dollaro: ma la giovane età della creatività distruttrice è al tramonto. Ormai, la Cina di Xi Jinping si sente potenza pari alla vecchia America: da quella poltrona non si fanno rivoluzioni.
Danilo Taino