Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

IL RISCHIO DI UN MAXI-INOPTATO PER LE BANCHE

Il passo indietro di Giuseppe Rotelli sull’aumento di capitale Rcs ha rimescolato le carte in tavola. A sfavore, però, delle banche del consorzio di garanzia. Gli istituti facevano probabilmente conto sull’impegno dell’imprenditore. Venendo a mancare quell’appoggio, non indifferente considerato che interessa il 16,6% del capitale del gruppo editoriale, il rischio che il consorzio debba accollarsi una quota consistente della ripatrimonializzazione potrebbe rivelarsi un’ipotesi concreta. A conti fatti, le banche potrebbero ritrovarsi in portafoglio quasi il 30% di Rcs. Una partecipazione decisamente rotonda. Certo, il conto finale potrà essere fatto solo il prossimo 5 luglio al termine dell’offerta, e allo stato si tratta solo di stime, tuttavia il timore che la ricapitalizzazione possa chiudersi su cifre vicine a questa soglia già ieri serpeggiava negli ambienti finanziari vicini all’operazione. Salvo che Diego Della Valle, come alcuni rumor riferivano, non si faccia carico dei diritti legati alla quota Rotelli, oltre che alla sua. Su questa opportunità, però, il condizionale è d’obbligo. Le mosse dell’imprenditore non sono ancora completamente chiare. Un suo intervento non sarebbe sgradito e lo farebbe diventare, tra l’altro, il primo azionista singolo di Rcs con il 22% del capitale. Tuttavia, perché ciò avvenga, Della Valle e in modo neppure tanto velato, ha posto condizioni precise che passano da un rimpasto complessivo della governance, dallo scioglimento del patto e dalla revisione del piano industriale. Richieste sottoscritte da una parte dei soci ma non condivise da un azionista forte di Rcs, ossia dalla Fiat di John Elkann. E questo primo ostacolo non pare facilmente aggirabile. Il secondo è che, a quanto pare, Rotelli ha già cominciato a cedere i propri diritti sul mercato. E, probabilmente, proseguirà lungo questo percorso. Una strada, in realtà, piuttosto impervia. I diritti continuano a crollare e scambiarli a Piazza Affari è assai complesso. Basti pensare che ieri ne sono stati trattati appena 626 mila, un’iniezia se si considera che solo Rotelli ne ha a disposizione oltre 18,2 milioni. E a questi vanno aggiunti quelli nel portafoglio di Edizione, 5,5 milioni, altro azionista fuori dal patto che fin dall’inizio ha dichiarato di non voler partecipare all’aumento di capitale. Detto questo, se Rotelli venderà i diritti sul mercato difficilmente potranno finire nelle mani di Della Valle, piuttosto saranno strumenti di speculazione a disposizione del mercato e quindi, a scadenza, con ogni probabilità non verranno esercitati ed entreranno a far parte del monte inoptato. Ed è in questa sede che Della Valle potrebbe, volendo, rientrare in partita. Ma perché ciò avvenga ancora una volta sarà cruciale la disponibilità dell’azienda a rivedere il proprio piano. Se ciò non accadrà, il rischio per le banche di ritrovarsi un pacchetto sostanzioso di titoli Rcs potrebbe diventare realtà.