Alberto Negri, Il Sole 24 Ore 19/6/2013, 19 giugno 2013
LETTERE QUEL LIMITE DEL 3% CHE DEVE ESSERE RISPETTATO NEL TEMPO
Ho letto ieri che Berlusconi dice che si può sforare il patto con la Ue che ci obbliga a stare dentro il 3% del deficit. Tanto, dice, non ci possono mica buttar fuori. Ma si può fare davvero? Sarà anche un patto di ferro, ma io penso che ogni regola deve avere le sue eccezioni. Io ho un figlio di 45 anni che è stato messo in mobilità e non trova lavoro, e tre nipoti poco più che ventenni (due sono gemelli) che di lavoro non ne trovano proprio neanche loro. E questa situazione va avanti da anni. Bisogna fare qualcosa, ma che cosa? Io sarei d’accordo con Berlusconi, ma mi chiedo che cosa potrà succedere se davvero decidessimo di mandare all’aria il 3% e abbassare le tasse...
Eraldo Sanna
Caro Sanna,
certo, bisogna fare qualcosa. O non fare niente. Io vedo tre possibilità:
Supponiamo di non fare niente, tener duro sul 3%, e aspettare. A questo punto, la prima possibilità si biforca. Primo, ci pensa il resto del mondo a tirarci fuori le castagne dal fuoco, con una ripresa che tira anche noi. L’export, lo so, non basta. Il nostro export è quasi il 30% del Pil, ma, per non confrontare le mele con le arance, è meno del 15% in termini di valore aggiunto (il Pil è un concetto di valore aggiunto, mentre l’export è un concetto di fatturato). Anche se l’export tira, la maggior parte della nostra attività economica dipende dalla domanda interna. Ma un export che tira può far risalire la fiducia e far ripartire la voglia di spendere - consumi e investimenti - che oggi tiene bassa la domanda interna. Secondo: il resto del mondo non tira e noi continuiamo a tirare a campare, con una disoccupazione che aumenta e la sfiducia che dilaga. Aumenta la disaffezione per l’Europa e per l’euro e aumentano le pressioni per le "fughe in avanti": uscire dalla moneta unica. Un rimedio che sarebbe cento volte peggiore del male.
La seconda possibilità è quella di "sforare" il disavanzo (cosa che probabilmente sta già succedendo perchè il Pil peggiora più del previsto e gli "stabilizzatori automatici" fanno aumentare il deficit). Ma "sforarlo" deliberatamente, in aggiunta all’operare degli stabilizzatori, dando come contropartita provvedimenti di correzione del disavanzo che scattino più in là del tempo e valgano a tenere sotto controllo i saldi (che sono già maggiormente sotto controllo rispetto a quelli di altri Paesi, fra cui la Francia).
Terzo, sforare deliberatamente il deficit convincendo i partner europei che una decisa riduzione della pressione fiscale potrebbe autofinanziarsi con la conseguente ripresa del Pil. Non è impossibile: degli studi americani dimostrano che, in certe circostanze e con misure ben congegnate, le misure di stimolo possono autofinanziarsi. Sia nel secondo che nel terzo caso si tratta di guardare al 3% come un limite da rispettare nel tempo e non nell’anno solare; come in effetti dovrebbe essere, secondo la teoria e secondo il buon senso.