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 2013  giugno 19 Mercoledì calendario

“MIO FIGLIO È MORTO DA EROE MI DISSE: VADO A COMBATTERE E OGGI SONO ORGOGLIOSO DI LUI”

GENOVA — Disperato, ma orgoglioso del figlio morto ammazzato in Siria. Carlo Delnevo, il padre di Giuliano, il ragazzo guerriero in nome di Allah, si ferma un attimo, mentre esce dalla sua casa del Carmine, quartiere chic del centro storico di Genova. Si ferma perché vuol provare a ricordare Giuliano, i suoi vent’anni bruciati, volati via in un soffio, nel modo che lui sente giusto. E allora quest’uomo alto, magro, con i capelli brizzolati, il volto aperto, spiega con tono calmo, ma deciso: «quello mio e di Giuliano era un rapporto splendido, e io sono orgoglioso di mio figlio, è morto da eroe per salvare un amico». Cala la sera su “vico Zucchero”, dove Carlo Delnevo vive da solo. E sembra quasi irreale parlare di guerrieri, di Islam, di giovani ammazzati e accusati di terrorismo, come Giuliano, diventato Hibrahim.
Giuliano che sceglie la fede nell’Islam. Ha provato a parlargli?
« Non sono un musulmano, anzi sono un cattolico praticante, ho cercato di capire e ho provato a convincerlo a tornare indietro».
Dove era andato suo figlio?
«In Siria, perché per lui, mi ha spiegato, difendere l’aggressione contro le donne e i bambini, era una missione».
Quando è partito?
«Più di sei mesi fa, senza avvertirmi. Mi ha raccontato che sarebbe andato a fare un viaggio in Turchia, in realtà è andato in Siria che lui definiva “la mia via”».
Non aveva paura per lui?
«Giuliano mi ripeteva, papà prega per me, ma stai tranquillo, io sono uno forte».
Quando l’ha sentito per l’ultima volta?
«Il giorno prima che l’uccidessero. L’hanno ammazzato all’alba, io gli avevo parlato poche ore prima».
Che cosa vi siete detti?
«Lui era lì a dire, papà io mi sento realizzato qui, ma ti devo lasciare perché i nemici sono a pochi metri».
Come ha saputo della morte di Giuliano?
«Mi ha telefonato il suo comandante, mi ha raccontato che Giuliano aveva un amico, un somalo, a cui era molto legato. Insieme avevano chiesto di andare sulla linea del fuoco. Quando mio figlio ha visto che il suo amico era steso a terra, ferito, è uscito dal rifugio per trascinarlo al riparo mentre continuavano a sparare. Così l’hanno colpito. Così è morto».
Ora aspetta di riportarlo in Italia?
«Il comandante mi ha detto che avrebbe fatto l’impossibile per riconsegnarmi il corpo, ma non ho più avuto notizie. Credo che non riuscirò a riavere mio figlio. Ma Giuliano è sempre con me, perché non c’è niente di più nobile che morire per salvare un amico».
Perché Giuliano si è convertito?
«In Italia ha avuto poche chance, non aveva voglia di studiare, fallì in un concorso per carpentiere. Forse con l’opportunità giusta non si sarebbe trovato su una strada senza ritorno».
Suo figlio come ha conosciuto l’Islam?
«Era a Ancona per un lavoretto e ha incontrato degli immigrati musulmani, è diventato amico loro e poi si è convertito. Era molto rispettoso dei principi del Corano».
Suo figlio si era sposato con una marocchina?
«Sì, l’aveva conosciuta via Internet, e si erano sposati in Marocco, io avevo passato lunghi periodi con loro».