Andrea Brenta, ItaliaOggi 19/6/2013, 19 giugno 2013
ANCHE TOKYO PUNTA SULL’AFRICA
La battaglia per la conquista delle risorse energetiche e naturali dell’Africa si arricchisce di un nuovo, agguerrito contendente. Dopo la Cina, che da tempo ha messo le mani sul Continente nero, anche il Giappone annuncia una serie di accordi con i paesi africani per facilitare un migliore accesso alle risorse minerarie e, soprattutto, energetiche: dopo il disastro nucleare di Fukushima (marzo 2011), Tokyo è infatti alla forsennata ricerca di nuove fonti in grado di alimentare la sua ripresa economica.
Nella corsa al mercato africano, l’Arcipelago sconta gli effetti di un atteggiamento un po’ esitante dovuto all’instabilità politica del Continente nero, ai rischi di guerra e terrorismo (lo scorso gennaio dieci cittadini giapponesi, tra i quali alcuni dipendenti della Jgc Corporation, sono morti durante un attacco terroristico in Algeria) e a un ambiente spesso molto ostile.
Nel 2011 gli investimenti diretti del Giappone in Africa ammontavano a 460 milioni di dollari (oltre 343 milioni di euro), contro i 3,1 miliardi di dollari (2,3 miliardi di euro) della Cina, mentre gli scambi commerciali con l’Africa, secondo i dati forniti dalla Japan External Trade Organization, si sono attestati ad appena 30 miliardi di dollari, meno di un quinto rispetto ai 166 miliardi di Pechino.
Anche il numero di giapponesi che vivono in Africa è decisamente esiguo (circa 8 mila) se confrontato con i 150 mila espatriati cinesi.
Competere con Pechino rappresenta dunque un’enorme sfida per il Giappone, che potrebbe trovare più vantaggioso affiancare la Cina nel conquistare l’accesso alle risorse e nel costruire la cooperazione con le nazioni africane. Oltretutto, giacimenti di gas naturale sono stati scoperti al largo delle coste di Mozambico, Tanzania e Kenya, proprio sul versante orientale del continente, in ottima posizione per il trasporto in Asia.
Tokyo ha firmato il suo primo accordo africano con il Mozambico, mentre presto partiranno negoziati con Kenya, Tanzania e Ghana.
Quanto alla pirateria, una piaga oltre che una minaccia costante al largo delle coste africane, Tokyo accetterà di addestrare guardie costiere e di fornire motovedette ai paesi che si affacciano sull’Oceano indiano, Somalia, Kenya, Gibuti in primis.
Infine il Giappone si impegnerà ad aiutare i paesi dell’Africa orientale (Kenya, Uganda, Tanzania, Ruanda, Burundi) a creare un’infrastruttura doganale comune che faciliti le operazioni di imbarco e sbarco alle frontiere