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 2013  giugno 16 Domenica calendario

TORNA LA GUERRA DELL’ARIA CONDIZIONATA

Siete pronti alla guerra dei condizionatori? Nello stagionale contendere tra due fazioni opposte questa volta non si faranno prigionieri. Già stanno contendendosi il telecomando quelli che pretendono che siano accesi a palla giorno e notte, in perenne lotta contro chi invece protesta, perché li vorrebbe, al contrario, spenti.
La data che segna l’inizio ufficiale delle ostilità è arrivata. Da oggi in Italia fa un caldo infernale. Lo porta un anticiclone africano «con radici subtropicali», già per tutti ribattezzato Ade, tanto per abituarci all’idea che dovremo aspettarci fuoco e fiamme.
È fatale che la guerra del termostato esploderà in molte famiglie e in molti uffici. Mentre però le autorità si preoccuperanno di intervenire sulle fasce di popolazione più a rischio, come malati, bambini e anziani, nessuno penserà a spegnere gli inevitabili e quotidiani focolai di lotta tra criofili e criofobi.
Il criofilo è chiaramente colui che nulla vuol negarsi delle moderne tecniche di climatizzazione. È sprezzante ad ogni regola di risparmio energetico, d’impatto ambientale, d’energia rinnovabile. Considera un retaggio arcaico il doversi adattare alle mutazioni climatiche. Nella sua politica da crio-conservatore è alla continua, e disperata, ricerca di nuovi ed efficienti dispositivi che possano portare il suo habitat a temperature polari.
Il criofilo gode infinitamente nel decantare le qualità del proprio impiant o, persino quando vede persone boccheggiare per strada, ne ostenta protervo le qualità, vantandosi che di notte, addirittura, gli permette di «dormire con la copertina». È implacabile ovunque abbia possibilità di abbassare la temperatura. Gode ancor più in auto, perché può arrivare anche alla soglia dei 16 gradi, mentre a casa, purtroppo, non è possibile andare sotto i 18. Quando viaggia su rotaie è quello che chiede al capotreno di abbassare a manetta l’impianto dello scompartimento, fingendo di non far caso ai suoi compagni di viaggio che si farciscono di fogli di giornale per evitare la colite da tormenta artificiale.
Il criofobo, al contrario, è fondamentalmente un salutista convinto. Spesso soffre di una lieve ipocondria, ma sempre al di sotto della temperatura per lui ideale. È raggelato anche solo dalla visione di uno split spento. Entra in stati d’ansia improvvisi se avverte escursioni termiche, anche di pochi gradi, tra esterno e interno. Per prevalere usa una tattica di aggressione graduale, con creativi attacchi psicologici.
Soprattutto negli ambienti di lavoro inizia a coprirsi con golf, giacche, foulard, persino sacchetti della spesa, quando proprio vuol fare scattate i sensi di colpa nei colleghi che abbracciano il culto del condizionatore.
I criofobi per la successiva fase delle ostilità prevedono la seguente escalation: 1) Apertura di una finestra, o finestrino se si è in fase di mobilità; 2) Colpi di tosse, con espettorazione acusticamente rilevabile anche a distanza notevole; 3) lamentela sommessa, protesta circostanziata, attacco d’ira con urla e sbattimento d’oggetti.
Per equità di cronaca c’è da dire che anche il criofilo ha una fase acuta d’intemperanza verbale. Accade di solito che, quando per qualsiasi ragione lascia momentaneamente l’ambiente frigorifero, da lui condizionato termicamente con grande dedizione, il criofobo ne approfitterà per aprire le finestre e ristabilire il plafond dei 30 gradi, minima condizione di tolleranza per il suo personale equilibrio psicotermico. L’affronto naturalmente provocherà una rappresaglia, con ulteriore abbassamento della temperatura, seguirà una faida senza fine, se non ai primi rigori autunnali.
Le due categorie hanno una statistica suddivisione attraverso attitudini di genere. Le donne sono quelle che tendono soffrire maggiormente il freddo in ambienti con aria condizionata, questo almeno sostiene Alan Hedge, professore di ergonomia alla Cornell University, essenzialmente perché gli uomini, soprattutto nei posti di lavoro, sono più coperti. Se non bastasse le criofobe hanno in media il 66% in meno di massa muscolare rispetto a un uomo, e i muscoli, è risaputo, tengono caldo.
Un buon argomento di contrasto, utile al criofilo/ maschilista, lo fornisce sempre lo stesso prof Hedge; lo scienziato sostiene che la percezione del freddo aumenta nella donna con gli anni, passando da un benessere medio a 21 gradi fino a 40 anni, che sale a 24 con l’aumento dell’età. Diffondendo il dato, si potrebbe, vigliaccamente, ottenere una maggiore tolleranza da parte della criofoba; la poverina batterebbe i denti dal freddo, pur di non far intendere di essere più anziana di quanto millanti.