Matteo Sacchi, il Giornale 16/6/2013, 16 giugno 2013
«BUSI SCRIVE COME VENDOLA LO STREGA? UNA FREGATURA»
Gaetano Cappelli, potentino classe 1954, ha alle spalle la sua brava esperienza di scrittore, tredici romanzi: Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo (2007); La vedova, il Santo e il segreto del Pacchero estremo 2008; Canzoni della giovinezza perduta (2010); Baci a colazione (2011), solo per citare alcuni dei suoi titoli editi per Marsilio. E anche un certo numero di premi, tra cui il Premio John Fante e il Premio Hemingway. Con lo Strega gli è andata meno bene, tre presenze tre bocciature. Quest’anno è rimasto di un soffio fuori dalla cinquina con il suo Romanzo irresistibile della mia vita vera raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi. Abbastanza perché abbia voglia di dire la sua sulla modalità di selezione...
Cappelli in gara per tre volte, diciamocelo: a lei lo Strega deve proprio piacere...
«Tertia non datur: sbagliare la terza volta non andrebbe nemmeno contemplato. Tanto più che da subito ho capito come allo Strega non vinca il libro ma l’editore, e si tratta ovviamente sempre di una major. Ma vede, avevo avuto dalla Rcs, di cui Marsilio fa parte, la promessa di quella decina di voti che, aggiunti ai miei, mi avrebbero fatto entrare almeno in cinquina. E sarebbe finita lì».
Mi scusi, voti scambiati come le figurine?
«Dopo questa specie di omaggio alla carriera, mia e di Cesare De Michelis, il mio editore, dovevamo poi impegnarci a uscire di scena in modo che i miei voti andassero a Siti. Io ho detto sissì, vabbene, come no! Intendiamoci, lo Strega mi interessava quasi esclusivamente per la sua capacità di farti vendere. Ovvio che, una volta in cinquina, me ne sarei fottuto di Siti. Ha scritto un libro talmente pasticciato da risultare illeggibile, e c’erano molte più possibilità che i 60 lettori forti, scelti dalle librerie, votassero me. E sa, 60 lettori, che poi sono i meno manovrabili, spalmati su 5 candidati, invece che sui 12 iniziali, diventano pericolosi. A questa conclusione devono esserci arrivati perfino loro, alla Rizzoli dico...».
Insomma lei li voleva fregare...
«Invece chi è rimasto fregato sono stato io. Il primo degli esclusi. Chiaro che più che deluso sono incazzato».
Mi scusi ma allora sullo Strega ha ragione Busi?
«Nel gentlemen agreement con Rcs mi era stato chiesto di tenere un profilo basso e starmene in disparte, non mettermi in mostra. Quindi m’è toccato subire in silenzio quel risentito sociale di Busi quando, al suo solito per occupare la scena...».
E a lei il libro di Busi invece è piaciuto?
«Aspetti che cerco... ah ecco. Leggo: “Io non ho mai dovuto fare i conti con il cerbero delle fantasie erotiche a monte, non devo discendere da cuspidi crepuscolari per mostrarmi agli umani nella mia nudità traslata dal divino di una egolatria di strambo sessuale” Non male, eh? e non non è mica Vendola, cui quel renziano di spirito rispose: “Ma va a elargire prosaicamente il tuo orifizio anale in maniera totale e indiscrimanata”.
Mi scusi ma mi sta dicendo che Aldo Busi scrive come Vendola?
«Sì, le sto dicendo che Busi scrive come Vendola... Lo stesso bifolco alfabetizzato che disprezza i romanzi in giro perché “scritti con trecento parole”. Be’, se a disporne di qualcuna in più i risultati sono questi! Vede, quando uno gioca con le parole, come un giocoliere con le palle, c’è la forte possibilità che le palle caschino e Busi è uno especialista ...nel farle cascare dico».
Però Busi è uno scrittore con una storia, ci sono suoi romanzi che contano.
«Sì certo che ha fatto delle cose notevoli, Seminario sulla gioventù ha un incipit spettacolare. Mi piacque molto anche Vita standard di un venditore provvisorio di collant. Però è sbagliato pensare che il talento quando uno ce l’ha ce l’ha. Il talento è una qualità volatile, purtroppo anche il talento passa... È il caso di Busi».
Ma tra i libri dello Strega ci sarà qualcosa che le è piaciuto.
«Sì certo, quelli che mi piacevano li hanno stoppati tutti... Guarda io sicuramente avrei potuto votare il libro di Paolo Cognetti (Sofia veste sempre di nero, ndr), poi per una prima parte mi pare piuttosto riuscito quello della Fiori (Il Cielo è dei potenti, ndr), un ritratto d’ambiente perfetto... Scritto bene quello di Lorenzo Amurri (Apnea, ndr), anche se io non è che impazzisca per certe tematiche».
Ma se certi romanzi non passano questo cosa ci dice sul mondo culturale?
«C’è stato un passo importante che è l’introduzione di 60 lettori allo Strega. Almeno non sono controllabili. Il problema che c’è sempre il solito giro. Per dire due anni fa al Goncourt in Francia vinse una piccola casa editrice. Qui controllano tutto i grandi gruppi. Vorrei una sorpresa così».
Beh anche lei però...
«Mica mi tiro fuori, con lo Strega come tutti volevo vendere qualcosa di più. Alla fine io non mi sento nemmeno di dare addosso agli editori, forse lo sbaglio è solo che fanno troppi titoli. In queste condizioni di mercato la cosa migliore sarebbe che certi premi li vincessero libri leggibili. Io non so se vincerà Siti, ma se vincerà un libro che non si può leggere quella boccata d’aria che potrebbero avere i librai e l’editoria in generale non ci sarà».
Illegibile anche Siti?
«Il romanzo di Busi e quello di Siti una cosa in comune ce l’hanno. Tutt’e due, a differenza dei loro autori, sono impenetrabili...».