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 2013  giugno 18 Martedì calendario

FLAVIO IL «GUASTAFESTE» AGITA LA MAGGIORANZA: «MA DICO SOLO LA VERITA’» —

Pier Luigi Bersani ha lanciato un missile a tre testate per colpire allo stesso tempo il suo partito e il governo? È un dubbio che serpeggia tra tutti i parlamentari. Tra quelli del Pdl, ma anche tra quelli del Pd.
La prima testata sarebbe costituita da Davide Zoggia, che ha ammonito il governo: «Se non vi saranno risultati sarà inutile andare avanti». La seconda è rappresentata dallo stesso ex segretario, con la sua lunga intervista al Corriere della Sera che ha indotto Enrico Letta a un supremo sforzo di autocontrollo. La terza si chiama Flavio Zanonato. Il ministro dello Sviluppo economico produce una fibrillazione di governo ad ogni dichiarazione. La sua prediletta riguarda l’impossibilità di modificare l’Iva. Cosa che ha spiegato l’altro ieri, per l’ennesima volta, non si sa mai qualcuno non avesse afferrato il concetto.
Dopo quest’ultima esternazione dell’assai ciarliero Zanonato nel suo partito l’interrogativo che circola è questo: «Ma Flavio è solo poco diplomatico o vuole far fibrillare il governo»? I più assicurano, come il presidente della commissione Lavoro Cesare Damiano: «È recidivo, ma non lavora per conto terzi». E Walter Verini, veltroniano più di Veltroni: «È un sindaco, abituato a dire quello che pensa, non bisogna credere che abbia dei retropensieri». Al Pdl, però, sono convinti che Zanonato sia l’arma con cui Bersani vuole fare cadere il governo e mandare all’aria il patto che i maggiorenti del Partito democratico hanno sottoscritto escludendolo.
Zanonato? «Non è mosso da cattive intenzioni», assicura un più che autorevole membro dei Democratici che per suffragare la sua versione racconta: «Flavio venne indagato per tangenti nel Veneto, ma lo stesso pubblico ministero che si occupava di quel filone, Carlo Nordio, lo scagionò. Disse che lui non poteva aver commesso quel reato, perché un crimine del genere postulava "un’intelligenza astuta" di cui Zanonato era sprovvisto». Bastano queste parole a porre fine alla questione e a mettere a tacere i sospetti di chi pensa che il ministro dello Sviluppo economico si muova in tandem con Bersani?
Insomma, ancora una volta, Zanonato lo fa apposta? «No comment», taglia corto Stefano Fassina. Ma forse il vice ministro è la persona meno adatta a cui rivolgere questa domanda. Era nella casella di quel dicastero quando Bersani lo ha cancellato e ha messo al suo posto il nome del fedelissimo Zanonato, imponendolo al governo tutto. Anche a Enrico Letta, che gli avrebbe preferito il sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. O a Matteo Renzi, che spingeva perché quel dicastero fosse affidato a Graziano Delrio. I renziani confermano: «Zanonato è un bersaniano doc». Sulla sua buona fede, però, non si esprime nessuno. Solo due o tre ricordano un episodio abbastanza recente che secondo loro spiega che il ministro è assai meno ingenuo di quello che può apparire: «Durante la battaglia delle primarie, ma anche nel corso della campagna elettorale, ha detto le peggiori cose di Matteo, poi però quando ha dovuto chiudere la campagna elettorale lo hanno chiamato: settemila persone in piazza e Zanonato che twittava felice».
Lui medesimo, ovviamente, si indigna quando qualcuno lo accusa di essere un grimaldello nelle mani di Bersani: un grimaldello fondamentale, dal momento che l’ex segretario del Partito democratico sta perdendo la presa sul Pd, tanto che anche i fedelissimi di un tempo come Maurizio Migliavacca si sono prontamente defilati. «Il governo dovrebbe parlare con una voce sola», si lamenta ogni tanto il presidente del Consiglio Enrico Letta. Mentre i parlamentati del Pd che ogni week end, quando tornano nei loro territori, devono spiegare alla base il perché e il per come di questo governo delle larghe intese, fanno sempre più fatica a tenersi a freno: «Per quale motivo uno del Pd deve intestarsi queste posizioni impopolari, lasciando il campo libero al Pdl per venirci addosso?». Perché? Lui, Zanonato, si inalbera e spiega a tutti: «Non sono mandato da nessuno e non sono il killer di nessuno. Figuriamoci se voglio far saltare il governo! Non esiste, anche se questa non è la maggioranza che volevamo e se dopo questa esperienza quelli del Pdl torneranno a essere i nostri avversari politici. Io dico semplicemente la verità».
Maria Teresa Meli