varie, 18 giugno 2013
TUTTI I RISCHI DI BERLUSCONI PER IL FOGLIO DEI FOGLI DEL 17/6/2013
Consulta su Mediaset, sentenza Ruby, ineleggibilità, lodo Mondadori, Consiglio europeo, bilancio Fininvest, Iva, Imu, crisi di governo e diaspora grillina. I prossimi dieci giorni decideranno le sorti del Cav. e di una stagione politica.
Il 19 giugno la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sul ricorso di Berlusconi contro il tribunale di Milano che, era il 2010, ignorò una richiesta di legittimo impedimento nel processo Mediaset (per il quale è stato condannato in primo grado e in appello). Un’eventuale pronuncia contraria metterebbe solo il muro della Cassazione (e della possibile prescrizione) tra il Cav. e un provvedimento restrittivo che segnerebbe la sua fine: quattro anni di carcere e cinque di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale. [1]
Berlusconi è convinto che «il partito di Repubblica stia tirando la volata a chi teorizza la soluzione giudiziaria». Dal Quirinale, però, sarebbero arrivati segnali positivi nonostante la Consulta parta con undici giudici non favorevoli al Cavaliere contro quattro che dovrebbero essere dalla sua. Il ragionamento che si fa è su una decisione che pur rimandando alla Cassazione (prevista in autunno) la instradi di fatto giudicando la non concessione del legittimo impedimento nel 2010 un vulnus. Signore: «Quell’udienza a cui Berlusconi non partecipò fu strategica non tanto perché furono sentiti quattro testimoni, quanto perché fu decisa la omessa citazione del Cavaliere nelle successive udienze». [1]
Il 24 giugno a Milano sarà emessa la sentenza di primo grado del processo Ruby. Cervo: «Un ex premier e azionista di maggioranza del governo di larghe intese condannato per concussione e prostituzione minorile sarebbe un rospo delle dimensioni di un mammut, malgrado tutti i segnali opposti mandati in questo senso (“niente falli di reazione”, ripete e fa ripetere da settimane Berlusconi)». [2]
Tra la Consulta e il caso Ruby si intrecciano le udienze del processo «figlio»: quello a Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora: venerdì 21 e 28 giugno si succedono due appuntamenti che potrebbero portare a sentenza, ovviamente legata a doppio filo al processo «padre». [2]
Il 27-28 giugno si terrà il Consiglio europeo in cui l’Italia presenterà il suo pacchetto di riforme. Due giorni in cui l’esecutivo si gioca molto. Al centro del dibattito a Bruxelles ci saranno i temi di disoccupazione giovanile e crescita che aspettano di tradursi in provvedimenti, soldi, limiti di spesa che saltano. «Piaccia o meno l’espressione “braccio di ferro” evocata dal Cavaliere, è in occasioni così che può arrivare qualche boccata d’ossigeno per un Paese che resta sospeso sulla china dell’impoverimento. Ed è in quei giorni che si giocano alcune delle istanze che il Pdl fa proprie nell’azione di governo». [2]
In quelle stesse ore si intrecciano altri due appuntamenti potenzialmente es-plosivi. Il 26, mercoledì, inizierà il dibattito parlamentare (voluto dal Movimento 5 stelle) sull’ineleggibilità di Berlusconi (in base a una legge del 1957). Un appuntamento al quale il Cav. potrebbe presentarsi quasi definitivamente «mondato» oppure carico di una condanna clamorosa e con una sentenza avversa della Consulta sulle spalle. Circostanze che cambierebbero non di poco clima e senso del dibattito. [3]
Il 27, giovedì, ci sarà invece un’udienza della Cassazione che potrebbe essere risolutiva del Lodo Mondadori, possibile epilogo della vicenda che ha visto, in sede civile, Berlusconi condannato a risarcire con 564 milioni di euro il gruppo De Benedetti per i danni derivanti dalla corruzione di un giudice nella sentenza che gli assegnò la Mondadori. [4]
Cervo: «Negli stessi giorni il gruppo del Biscione esibirà i suoi conti, che come è facile immaginare non avranno il segno più. Ma l’effetto combinato di un bilancio in rosso e la certificazione giudiziaria definitiva di quello che Marina Berlusconi e suo padre hanno più volte definito un “esproprio” restituirebbe l’impressione di un colpo al cuore dell’impero». [2]
Altro snodo è alla fine di giugno: se il governo non avrà trovato qualche copertura (e il ministro Saccomanni ha lasciato aperti pochissimi spiragli), il 1° luglio scatterà automaticamente l’aumento dell’Iva che il Pdl in Parlamento sta facendo di tutto per scongiurare, soprattutto su un piano di rendita politica. «Resta la fragile ipotesi di un rinvio di qualche mese della maggiorazione dell’aliquota: una dilazione pericolosa, che in assenza di provvedimenti strutturali rischierebbe di determinare una mazzata fiscale ritardata ma ancor più tremenda». [2]
Bechis: «Se non c’è un euro per togliere l’Iva che costa 2 miliardi nel 2013, figurarsi per l’Imu sulla prima casa che vale 4 miliardi». Saccomanni ha sostenuto che in effetti l’Imu 2012 era stata prevista per 20 miliardi e 329 milioni. Ne sono stati incassati 23 miliardi e 792 milioni, quindi 3 miliardi e 462 milioni in più. Non ci sarebbe però tesoretto, perché quella somma è andata a coprire un calo generale delle entrate. Renato Brunetta ha protestato ricordando che il Dipartimento delle finanze aveva contabilizzato nel 2012 solo 22,5 miliardi di euro, lasciando a disposizione un tesoretto quindi di 1,3 miliardi. «Ma dopo le parole di Saccomanni il Pdl dovrebbe essere assai più in imbarazzo: con l’annuncio ufficiale di un programma che non verrà realizzato, c’è davvero da chiedersi che ci faccia ancora al governo». [5]
Il Cavaliere continua a tenere il doppio binario, ma il fastidio verso quello che definisce «l’immobilismo» del governo cresce di giorno in giorno. E tutto ciò per Berlusconi è «assolutamente inammissibile», soprattutto se condito dalle ripetute frenate pubbliche del ministro dell’Economia o da quello dello Sviluppo Zanonato e dalle tante prese di distanza di un consistente pezzo di Pd che continua a mal sopportare la convivenza con il Pdl. [6]
È un Cavaliere deciso a non arretrare su quelle questioni che considera «dirimenti», al punto che, spiegano alcuni parlamentari vicini, andrebbe ribaltata la teoria secondo la quale l’ex premier è pronto a far saltare il banco nel caso i tre appuntamenti giudiziari di fine giugno non vadano bene. Nonostante questo governo sia inerte – è il ragionamento – il Cavaliere non può strappare e dire davvero quel che pensa proprio perché aspetta le decisioni sui suoi processi. [6]
A rendere più probabile l’ipotesi di elezioni ci sono poi le indiscrezioni insistenti relative a una mossa della Consulta che permetterebbe di fare a meno di una nuova legge elettorale. Secondo i costituzionalisti la suprema Corte, che presumibilmente riterrà legittima la questione sollevata dalla Corte di Cassazione, potrebbe evitare il vuoto legislativo, cancellando il solo premio di maggioranza del Porcellum e non tutta la norma. Il che offrirebbe ai partiti una sorta di proporzionale puro per andare al voto senza riforma. [7]
Alla progressione politico-giudiziaria sfavorevole a Berlusconi si potrebbe aggiungere un dettaglio in più. Non è affatto detto che la minaccia di far saltare tutto da parte del Pdl sia efficace. Se infatti un gruppo corposo di senatori del M5s si staccasse da Beppe Grillo e costituisse un blocco autonomo, è facile intuirne il potere attrattivo per un possibile governo senza Pdl che eviti le elezioni. Si spiega anche così la violenta reazione di Casaleggio e Grillo nei confronti dei «ribelli»: nel caso perdesse il controllo dei suoi cittadini a palazzo Madama, sarebbero guai tanto per il comico quanto per un Berlusconi mezzo affondato, che dovrebbe rinunciare anche all’ultima sua arma, quella della campagna elettorale. A quel punto, la tenaglia sarebbe chiusa. [2]
Dell’Arti: «L’irrigidimento sul taglio dell’Iva e dell’Imu non nasconderà per caso una svolta politica, o magari la premessa di una svolta politica, il cui esisto finale potrebbe essere la fine del governo Pd-Pdl e la nascita di un governo di centro-sinistra? Finora il M5s ha perso tre parlamentari. I due deputati Alessandro Furnari e Vincenza Labriola che se ne sono andati in polemica con Grillo, il senatore Marino Mastrangeli espulso perché colpevole di essere andato in televisione. Lunedì (oggi, ndr) verrà processata dai suoi colleghi la senatrice Adele Gambaro, che ha avuto con Grillo uno scambio molto violento. Lei lo ha accusato della perdita di consensi alle ultime amministrative, lui le ha risposto: non vali niente, e l’ha invitata a dimettersi. Lei ha controreplicato minacciando di portarlo in tribunale». [8]
I senatori grillini dovranno decidere se espellere la Gambaro o meno. La spaccatura tra falchi e colombe è profonda: si dice che, in caso di espulsione, un gruppo di cinquestelle se ne andrebbe a sua volta nel Misto per protesta. E per garantire una maggioranza a un governo di centro-sinistra ne basterebbero una ventina. Non è impossibile. Dalle parti di Berlusconi non si parla d’altro. [8]
(a cura di Francesco Billi)
Note: [1] Adalberto Signore, il Giornale 13/6; [2] Martino Cervo, Libero 14/6; [3] il Fatto Quotidiano 12/6; [4] Il Messaggero 10/6; [5] Franco Bechis, Libero 14/6; [6] Adalberto Signore, il Giornale 15/6; [7] Martino Cervo, Libero 15/6; [8] Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 15/6.