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 2013  giugno 18 Martedì calendario

PALLINATO SULLA BCE PER IL FOGLIO DEI FOGLI DEL 17/6/2013


A Karlsruhe, nel Baden-Württenberg, sud-ovest della Germania, otto giudici della Corte costituzionale tedesca hanno iniziato mercoledì scorso il processo alla politica monetaria della Banca centrale europea.

Sotto esame è la legittimità, in base alla Costituzione di Berlino, del programma Omt (Outright monetary transactions) messo a punto dalla Bce tra agosto e settembre 2012. Il programma, soprannominato “scudo antispread” e finora mai attivato, prevede l’acquisto da parte della Bce sul mercato secondario (senza limiti, in caso di necessità) dei bond di Paesi i cui spread siano saliti oltre i livelli di guardia. Il fondo salva-Stati Esm può intervenire anche sul mercato primario (cioè in asta). Per attivare il programma il Paese in crisi deve siglare un memorandum con la Commissione e la Bce impegnandosi a riforme strutturali e risanamento dei conti. [1]

Il 26 luglio 2012 il governatore della Bce Mario Draghi disse che la sua istituzione avrebbe fatto «tutto il necessario» (whatever it takes) per salvare l’euro, in quel momento sotto grande pressione per l’aumento degli spread tra i titoli di stato della zona euro. «In quei giorni l’Italia era con una forbice superiore ai 500 punti e tassi intorno al 7%, cioè prossimi dall’essere espulsi dai mercati. La nostra espulsione dai mercati, cioè il nostro fallimento, avrebbe significato il fallimento dell’euro. Il mondo smise subito di vendere Btp e lo spread prese a viaggiare a livelli meno patologici». [2]

Lo spread fra Btp e Bund in un anno è sceso di circa 250 punti percentuali. [3]

A contestare la legittimità del programma Omt trentacinquemila cittadini tedeschi. In prima linea c’è il cristiano-democratico bavarese Peter Gauweiler, dell’ala conservatrice del partito di Angela Merkel, ma anche la sinistra di Die Linke. [1]
La Corte costituzionale tedesca non ha formalmente alcun potere sulle decisioni della Bce, essendo un’istituzione di diritto europeo. Punto sottolineato dallo stesso presidente della Corte mercoledì scorso aprendo la prima udienza. [4]

I temi di cui gli otto giudici (cinque uomini e tre donne) si occuperanno saranno essenzialmente due: il primo è se i nuovi interventi della Bce a favore dei Paesi in crisi comportano rischi a carico del bilancio pubblico tedesco così elevati da impedire altre decisioni di spesa del Parlamento. Il secondo è se la condizione principale posta dal Parlamento tedesco per la firma del Trattato di Maastricht – e cioè che l’euro sia una moneta stabile quanto il marco – sia rispettata anche alla luce dei rischi di inflazione conseguenti a grandi immissioni di liquidità. [5]

Una memoria della Banca di Draghi ha ricordato alla Corte che l’intero ammontare dei titoli di Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo è pari a 524 miliardi di euro. E, dal giorno in cui ha pronunciato la parola “illimitato”, Mario Draghi non ne ha dovuto comprare neanche uno. [2]

Una banca centrale come la Bce non può fallire, ma in caso di perdite cercherebbe probabilmente una ricapitalizzazione, che sarebbe fornita dai paesi sovrani che ne detengono le quote. La Germania è il primo azionista con il 18 per cento (poi viene la Francia con il 14 per cento e l’Italia con il 12 per cento) e quindi il peso maggiore ricadrebbe su di lei e in definitiva sui contribuenti tedeschi. [6]

Si tratta comunque di un’evoluzione molto ipotetica e al momento non molto plausibile. Come detto, la Bce non ha ancora acquistato nessun titolo di stato sotto il programma Omt e la Bce non ha registrato alcuna perdita a causa dei suoi precedenti acquisti di titoli di stato dei paesi in difficoltà. Anzi: al momento ne detiene circa 209 miliardi di euro, e lo scorso anno quei titoli hanno fatto guadagnare alla Bce 1,1 miliardi di euro in interessi. [6]

La sentenza della Corte tedesca dovrebbe arrivare in autunno, dopo le elezioni politiche del 22 settembre. La Corte tedesca, dichiarando un difetto di giurisdizione, potrebbe rinviare la causa alla Corte europea di giustizia. Oppure decidere e promuovere il programma con dei “ma”: per esempio, potrebbe imporre un tetto agli acquisti. [7]

Nell’ipotesi più drastica, gli otto giudici della seconda sezione di Karlsruhe potrebbero bocciare l’Omt perché contrario alla Costituzione tedesca. In tal caso non potrebbero imporre comportamenti alla Bce ma la Bundesbank non sarebbe più in grado di avallare all’interno del board le decisioni dell’istituto centrale. [1]

Per l’ex-giudice della Corte tedesca Udo Di Fabio «in un caso estremo» la Corte potrebbe decidere che «non è più permessa» una partecipazione della Germania alla moneta unica, se ravvisasse che non sono rispettati gli impegni tedeschi di adesione ai Trattati europei. Secondo gli esperti, questo caso limite, poco probabile, porterebbe a una crisi dell’euro. [8]

Senza la rete di sicurezza delle Omts, senza cioè la possibilità che la Bce possa acquistare i titoli di Stato italiani (se l’Italia chiedesse e ottenesse l’aiuto dell’Esm), il rendimento del Btp decennale rischierebbe di tornare al livello del luglio 2012, attorno al 6,5%: per poi schizzare a quota 7% oppure 8%, come nel novembre 2011, nel caso di un peggioramento dell’andamento dell’economia in un contesto politico sempre più incerto e un debito/Pil che non scende sotto il 130 per cento. A tanto si avventurano alcuni strategist e trader che operano sul mercato dei titoli di Stato italiani, nell’ipotesi di un’Eurozona senza le Omt della Bce. [9]

Stefano Feltri: «Quella della Germania è una posizione egoista perché l’annuncio di Draghi ha penalizzato molto poco la Germania, il tasso di interesse sul debito tedesco a 10 anni è all’1,61 per cento contro l’1,32 per cento di settembre 2012. Nello stesso periodo quello sui titoli decennali italiani è passato da circa il 5,5 per cento al 4,4 di oggi. Loro ci hanno rimesso poco, noi ci abbiamo guadagnato tanto. Rimettere in discussione il programma Omt di acquisti illimitati può spaventare gli investitori facendoli spostare di nuovo dal debito italiano (o spagnolo) a quello tedesco, con piccoli benefici per Berlino e grossi disastri per noi». [10]

(a cura di Luca D’Ammando)

Note: [1] Roberta Miraglia, Il Sole 24 Ore 12/6; [2] Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 13/6; [3] Stefania Tamburello, Corriere della Sera 10/6; [4] Andrea Tarquini, la Repubblica 12/6; [5] Carlo Bastasin, Il Sole 24 Ore 12/6; [6] Il Post 11/6; [7] Alessandro Alviani, La Stampa 13/6; [8] Marika de Feo, Corriere della Sera 10/6; [9] Isabella Bufacchi, Il Sole 24 Ore 12/6; [10] Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 12/6.