Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  giugno 18 Martedì calendario

SEICENTO MILIONI A RCS ORA SI MUOVE MURDOCH

È partito l’aumento di capitale di Rcs che, fra prima e seconda tranche, dovrebbe portare nel gruppo editoriale circa 600 milioni. L’esordio è stato caratterizzato dall’andamento scoppiettante delle azioni: quelle ordinarie cresciute del 31% e le risparmio del 63%. Dall’altra parte il cupo brontolare dei diritti d’opzione caduti del 35%. La ragioni? È l’effetto della forte diluizione dell’operazione: il valore teorico dell’azione, ieri, era di 2,1 euro. Ha chiuso a 2,3. In netta perdita i diritti d’opzione. In ogni caso sommando i due valori il risultato è positivo. L’azionista che venerdì era investito in Rcs e ieri ha venduto azioni e diritti ha portato a casa un utile.
Buon per lui, anche perchè l’operazione presenta ancora larghe incognite. Un lavoro per speculatori dalla pelle dura, non certo per operatori al dettaglio. Che cosa farà Rotelli, azionista di maggioranza? E Della Valle che continua a minacciare denunce? Pesenti ha deciso di dimezzare la quota e Mittel sta pensando addirittura di vendere. La finanziaria bresciana è la creatura del professor Bazoli. L’annuncio della possibile uscita non è solo un’opzione finanziaria. È l’evidenza che ormai in via Solferino lo scettro del comando è condiviso da Mediobanca e soprattutto Fiat.
Proprio per questo sarebbe bene non perdere di vista quello che fa, nel frattempo, Rupert Murdoch. Il 28 giugno, con l’operazione Rcs ancora in corso, News Corp completerà lo spezzatino fra le attività nella carta stampata che manterranno il marchio storico e quelle legate a tv e cinema, che erediteranno un nome ambiziosissimo: 21st Century Fox. C’è un protagonista che gioca entrambe le pertite: John Elkann, membro del patto del Corriere e consigliere d’amministrazione della nuova Newscorp. È stato l’erede dell’Avvocato, all’ultima assemblea Exor, a non far mistero di quale modello lo abbia attratto di più. «NewsCorp sarà uno dei luoghi in cui se i giornali avranno un futuro, come spero, si farà in modo di costruirlo». Murdoch, partito come editore locale in Australia è diventato uno dei più grandi gruppi mondiali dei media. Elkann sta pensando certamente alla Stampa. Ma “local” è anche il Corriere della Sera. “Local” era Fiat prima dell’integrazione con Chrysler. La carta stampata a marchio Agnelli seguirà lo stesso destino dell’auto? Come escluderlo... D’altronde anche il patron di Sky, sta ripartendo con partner nuovi, soldi nuovi, strategie nuove. E sta ripartendo dall’Europa continentale. Non a caso nei nuovi consigli sono stati chiamati la figlia di Patrick Arnault, Delphine, e l’ex premier spagnolo José Maria Aznar. Perché lo “squalo” australiano continua ad avere molti nemici, un po’ ovunque: negli States, ma anche in Cina e negli ultimi tempi soprattutto a Londra. Gli Agnelli sono un bel nome europeo gradito negli Usa. Sono molto liquidi (due miliardi in più dopo la vendita della quota Sgs). Sono radicati nei media italiani (e padroni della Juventus sul fronte sport-tv) e potrebbero partecipare anche da soli a partite assai più impegnative del semplice salvataggio Rcs. Volando con la fantasia c’è sempre la possibilità di partecipare alla ristrutturazione della Rai (secondo il modello greco) oppure al riassetto ancora tutto da scrivere per Telecom “senza rete”. Perfino una sistemazione di Mediaset. Solo castelli in aria, ovviamente. Tuttavia anche Fiat sembrava spacciata dieci anni fa e Murdoch dopo lo scandalo dei tabloid ha bisogno assoluto di amici rispettabili.