Gianni Mattarelli, Il Sole 24 Ore 18/6/2013, 18 giugno 2013
RAME FRENATO DAI DUBBI SULLA FORZA DEI CONSUMI CINESI
Avvio di settimana all’insegna dei ribassi al London Metal Exchange (Lme). L’alluminio in particolare ha toccato il minimo da un mese (1.832,50 dollari per tonnellata), dopo che le scorte nei magazzini della Borsa londinese sono salite al record storico di 5,28 milioni di tonnellate.
Anche il rame – che aveva perso l’1,9% la scorsa settimana e l’1,1% quella precedente – ha ripreso a calare, dopo un riapertura in ripresa su ricoperture cautelative in attesa di indicazioni sulla politica monetaria della riunione della Federal Reserve. Per il metallo rosso il quadro tecnico è peggiorato e molti analisti stanno incoraggiando a vendere a termine a ogni rialzo correttivo. Commodity Trading Advisors (Cta) e fondi tecnicamente indirizzati sono tuttavia già posizionati in vendita, cosicché l’impatto ribassista potrebbe ridursi. Le quotazioni del rame incontrano ora una forte resistenza a salire a 7.230-7.250 $, mentre un buon sostegno dovrebbe essere trovato intorno a 6.900 $ (valori base tre mesi).
Molti operatori sono convinti che i cinesi sarebbero interessati all’acquisto se i prezzi scendessero tra 6.900 e 6.800 $, mentre l’impatto rialzista delle forti perdite di produzione mineraria, di cui si è data notizia nelle ultime settimane, dovrebbe essere già stato scontato dal mercato. Al di là di tali perdite, la disponibilità mondiale di concentrati è ampia per cui le mancate estrazioni dovrebbero incidere solo marginalmente sull’offerta globale di rame.
Anche la prospettiva di una frenata della crescita economica cinese dovrebbe peraltro essere ormai già acquisita dal mercato. Al rallentamento contribuisce l’improvvisa stretta sul sistema finanziario, che ha portato a un rialzo dei tassi d’interesse dopo che la banca centrale ha cessato di pompare liquidità nel sistema. Molti analisti ritengono che il Governo cinese intenda tollerare una minore crescita per meglio controllare i rischi crescenti sull’economia locale.
La spinta ai consumi di rame in Cina – ancorché contraddittoria in molti aspetti, visti i recenti dati su importazioni e esportazioni – sembra comunque continuare. L’analista di una grande banca d’investimenti americana, in un rapporto ai clienti dopo una visita ai vari magazzini cinesi, ha confermato le recenti voci di forti riduzioni delle giacenze di catodi. I principali depositi continuerebbero a segnalare forti uscite giornaliere, con la disponibilità totale scesa del 25% solo nelle ultime 3-4 settimane. Nei magazzini doganali le giacenze si sarebbero ridotte a 450-500mila tonnellate dall’oltre un milione di fine gennaio, mentre non è ancora chiara la reazione alle nuove regole, in vigore dal 1° giugno, che potrebbero portare alla liquidazione di catodi legati ad accordi di finanziamento. Dagli incontri avuti, ha aggiunto l’analista, le recenti vendite nel mercato interno sarebbero comunque dovute principalmente alla cresciuta domanda degli utilizzatori, visto anche il permanere di alti premi per ritirare catodi dai magazzini doganali (ossia dei sovrappiù sulla quotazione Lme) che sono saliti a 150-160 $.
Il calo delle giacenze di rame raffinato in Cina è confermato da Chunlan Li, consulente della londinese Commodities Research Unit (Cru) a Pechino: i recenti dati sull’economia cinese non sono molto buoni, ha detto, ma i prezzi del rame dovrebbero essere sostenuti dalla riduzione della disponibilità.
Così, pur in un peggioramento della situazione fondamentale, la possibilità di grosse discese di prezzo sembra per ora limitata, mentre il potenziale rialzista è legato alla forza della domanda cinese (che resta un mistero).