Riccardo Tagliapietra, Il Messaggero - Roma 18/6/2013, 18 giugno 2013
FURTI DI RAME, RADDOPPIANO I PREDONI
L’ultimo colpo risale a qualche giorno fa. I disperati sono due romeni residenti in un campo nomadi in città pizzicati dai carabinieri all’interno di un magazzino dell’Ama alla Magliana. Volevano trafugare i cavi accatastati nel deposito per ricavare il rame contenuto nei fili. La stessa notte, altri cinque arresti in zona Casilina, all’interno di un’azienda. In cella finiscono 5 zingari: avevano appena caricato sul furgone mille chili di matasse d’oro rosso, valore al mercato nero, circa 6mila euro. Ma i dati dell’Arma e della Polfer, confrontati con i verbali d’intervento delle pattuglie, raccontano molto di più. Gli arresi nei primi sei mesi dell’anno, ben 112, hanno raggiunto il numero complessivo di quelli fatti nel 2012. Con una novità. Gli obiettivi dei ladri di rame si sono allargati, in città e provincia, alle abitazioni private e ai cimiteri. Grondaie, pozzetti, camini esterni, loculi, portavasi. Tutto ciò che è oro rosso viene fatto sparire.
I COLPI
Difficile quantificare per ora un numero preciso di colpi, anche se la media degli 80 al mese in tutto il Lazio (la maggior parte avviene tra Roma e Provincia) è in netto aumento. E se un tempo ferrovie, depositi ferroviari, illuminazione pubblica, erano gli unici obiettivi dei pirati del rame, oggi nessuno sembra essere più al sicuro. Rimangono sempre i più gettonati i colpi alla ferrovia, anche se la task force messa in piedi da Atac sta cominciando a dare i suoi frutti. I vigilantes dell’azienda, che sorvegliano la linea elettrica, partono di volata al minimo sospetto di variazione di energia nella rete, e in alcuni casi sono riusciti a far arrestare i balordi ancora con i cavi in mano. Numeri quelli della rete ferroviaria, gestita da Trenitalia, che fanno riflettere, visto che nel 2012 i minuti di ritardo accumulati dai 1035 treni in transito sulle linee depredate sono stati 107mila.
Ma anche aziende pubbliche come Acea, che gestisce la rete idrica e l’energia elettrica è rimasta vittima di pirati del rame. Obiettivo dei furti le cabine elettriche e alcuni depositi dove viene stoccato il materiale per l’illuminazione pubblica.
I COSTI
Un dato per calcolare i costi sulle aziende pubbliche, diretti e indiretti del fenomeno, lo dà Atac. Il bilancio dei disservizi causati dai furti, lo scorso anno, è stato di circa 100mila euro, ai quali va aggiunto il materiale - spiegano dall’azienda - circa 300mila euro. E i conti sono presto fatti.
Ma quanto vale un chilo di rame rubato? Il valore varia da un minimo di 4 a un massimo di 7 euro, con una media che si assesta sui 6 euro al chilo. Ecco che cento chili di rame che si trovano abbastanza facilmente sono una bella sommetta. Un valore che si muove - anche se può sembrare strano visto che si tratta di rottamatori di piccolo o medio calibro - con le valutazioni mondiali della borsa che segnalano che il rame raggiungerà proprio quest’anno il suo massimo storico, toccando i 9mila dollari per tonnellata. Ecco che i ladri diventano una sorta di termometro di mercato, più cresce il prezzo, più crescono i furti.