Francesco Erbani, la Repubblica 16/6/2013, 16 giugno 2013
COM’ERANO SPIETATE LE STRONCATURE DI UNA VOLTA
Uno dei primi a essere stroncati fu Giovanni Boccaccio. Non si sa da chi. Ma nell’introduzione alla Quarta giornata del Decameron lo scrittore di Certaldo riferisce di quegli anonimi critici che lo invitavano a pensare «donde io dovessi aver del pane che dietro a queste frasche andarmi pascendo di vento». Che vuol dire: procurati da vivere in altro modo che non sia la letteratura. Dopo Boccaccio il genere della stroncatura conobbe vittime e carnefici illustri. Limitandosi al Novecento: Guido Piovene contro Italo Svevo. Croce contro D’Annunzio. Papini contro Croce. Longanesi contro Croce. Arbasino contro Visconti...
Fra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta sul mensile Millelibri Enzo Golino tenne una rubrica intitolata “Sottotiro”. Erano programmaticamente stroncature, distese su due pagine. Sottotiro. 48 stroncature raccolse quegli articoli nel 2002. E ora, a distanza di oltre dieci anni, senza alcun cambiamento, quella galleria di severe recensioni torna sotto le insegne di Bompiani. A molte stroncature, così come nella prima edizione (Manni editore), seguono le repliche degli stroncati. Al lettore di oggi fa un effetto straniante osservare la precisione chirurgica con la quale Golino seziona un romanzo e al tempo stesso la sua spietata sicurezza nell’emettere un giudizio — sicurezza fondata in modo evidente e verificabile su solide, inusitate basi critiche.
La stroncatura è diventato un genere desueto. Non è scomparso, ma è rimasto episodico. Ad essa, come Golino sottolinea nell’introduzione del 2002, si è sostituito il silenzio: di un libro sgradito, pur di non sprofondare in una faticosa dissezione, non si parla. Oppure la stroncatura assume le vesti di una benevola punzecchiatura, di un’ammiccante presa di distanza non comprensibile ai più e sepolta in un contesto che all’autore del libro e al suo editore non dispiace affatto. Per il resto, segnala ancora Golino, «il recensore deve abituarsi a soddisfare le necessità della cronaca piuttosto che quelle della critica». E allora le esigenze della rassegna di ciò che il mercato propone sopravanzano quelle dell’orientamento.
Resta da segnalare l’altro corno della questione: le repliche degli stroncati raccolte quando il libro è uscito nel 2002. Alcuni, sollecitati, non rispondono. Bufalino, Manganelli, Giorgio Saviane, Spinella e Tomizza perché scomparsi. Altri, come Pietro Citati e Antonio Tabucchi, non si sa perché. Pontiggia e Bettin ringraziano sentitamente e anzi dichiarano di aver corretto il testo seguendo proprio le indicazioni della stroncatura. Qualcuno sospetta complotti editoriali. Qualcun altro tira diritto per la propria strada. Nelle risposte prevale comunque il garbo, non sempre, ma spesso. E anche questo produce nel lettore di oggi un effetto straniante.