Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 16/6/2013, 16 giugno 2013
BERTRAND RUSSELL E IL PROBLEMA DELL’AGGETTIVO ETEROLOGICO
La logica mostra come ridurre i ragionamenti a sequenze elementari del tipo: «Se oggi è il compleanno di mio fratello, allora gli faccio gli auguri. Ma oggi è il compleanno di mio fratello. Dunque, gli faccio gli auguri». Con una tale riduzione diventa impossibile fare le anguille con i ragionamenti, e i problemi prima o poi saltano agli occhi. Uno di questi problemi fu scoperto 111 anni fa esatti, il 16 giugno 1902, da Bertrand Russell. L’argomento partiva dall’ovvia constatazione che alcuni aggettivi si applicano a se stessi, e altri no: ad esempio, “corto” è corto, ma “lungo” non è lungo. Russell propose di chiamare autologici gli aggettivi del primo tipo ed eterologici quelli del secondo, creando così due nuovi aggettivi. Poi si chiese di che tipo sia “eterologico”, e scoprì una contraddizione. Se infatti “eterologico” fosse autologico, dovrebbe applicarsi a se stesso, e dunque essere eterologico. E se fosse eterologico, non si applicherebbe a se stesso, e non potrebbe essere eterologico. Di tutti i problemi che affliggono il mondo, quello dell’aggettivo “eterologico” non è certamente il più preoccupante. Ma può diventarlo se uno ha la passione della razionalità, e vede nelle contraddizioni il sintomo di una malattia del pensiero che va in qualche modo curata. Russell si autoelesse a medico, e nel 1908 scoprì un vaccino che immunizza dalle contraddizioni: la teoria dei tipi logici, che consiste nel tenere distinti gli aggettivi primari, come “corto” e “lungo”, da quelli secondari che si riferiscono ad altri aggettivi, come “autologico” ed “eterologico”. E a forza di aggettivi, oltre che di sostantivi e verbi, nel 1950 Russell vinse il premio Nobel per la letteratura.