Andrea Greco, la Repubblica 15/6/2013, 15 giugno 2013
AUMENTO RCS, NUOVI EQUILIBRI TRA I SOCI PESENTI DIMEZZA LA QUOTA AL 3,75%
Alla vigilia dell’aumento di capitale da 421 milioni i soci forti Rcs serrano le file, e la Borsa si prepara a due settimane erratiche. L’Italmobiliare dei Pesenti scioglie la riserva e decide si sottoscrivere metà del suo 7,4%: resterà al 3,75%, investendo 10 milioni (un terzo di quanto avrebbe potuto) e cedendo i restanti diritti. Altri sette soci stabili del patto, che dovrebbe sciogliersi nell’estate, si sono impegnati a non vendere le quote che sottoscriveranno — in toto — per sei mesi: si tratta di Fiat, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Pirelli, Fonsai, Mittel, Edison. Martedì i rappresentanti degli azionisti avranno un nuovo confronto, poiché è in programma un cda che sbloccherà la vendita dei primi periodici. Una dozzina di testate che entro fine mese saranno chiuse se non emergono offerte adeguate, e per i cui 87 giornalisti (più 20 a rotazione da testate non in vendita) l’11 giugno è partita la cassa integrazione a zero ore.
Il mercato accompagna l’azione Rcs verso il prezzo di emissione, con un calo ieri del 6,32% a 3,56 euro. Lunedì l’azione Rcs dovrebbe aprire attorno a 1,8 euro, separata dal diritto e a sconto di circa il 30% sul prezzo di emissione di 1,235 euro. I diritti, negoziabili da lunedì al 28 giugno ed esercitabili fino al 5 luglio, apriranno quindi a 1,75 euro circa. Ma tale valore, come spesso è negli aumenti diluitivi, tenderà a un rapido ribasso, specie se la strategia di vendere diritti e usare i proventi per ricapitalizzazioni parziali si diffondesse tra i soci. Il prezzo dell’operazione — garantita per 380 milioni tra pattisti e pool bancario — permette le prime simulazioni dell’azionariato futuro. Fiat dal 10,3% attuale potrebbe arrotondare fino al 13%. Mediobanca manterrà il 13,7%. Intesa Sanpaolo salirà dal 4,9% al 7,5% per i suoi impegni di azionista del patto, ma potrebbe arrivare al 12% in caso di forte inoptato (che nelle attese dovrebbe essere inferiore al 20% complessivo). Tra chi non parteciperà all’aumento, Generali si diluirà dal 3,7% all’1,5%, Merloni sotto l’1%, Benetton dal 4,9% al 2% circa. Fuori dal patto, Diego Della Valle che ha l’8,7% calerebbe al 2,5% se non investisse ancora; tuttavia Mr. Tod’s si tiene aperto a tutte le ipotesi, anzi potrebbe approfittare della giostra dei diritti per arrotondare e mediare le sue minusvalenze latenti. Giuseppe Rotelli (16,6%) rotolerebbe al 5,5% in caso di non sottoscrizione, ma l’imprenditore della sanità pare orientato a difendere lo status di primo azionista.
Intanto la società ha pubblicato il prospetto approvato giovedì in Consob. Diversi rischi dell’operazione erano già noti, perché la Commissione ha posto da fine maggio Rcs nella “lista grigia”. Tra i rischi primari ci sono quelli legati all’attuazione del piano 2013-2015, che anche secondo Pwc — consulente incaricato da Rcs — potrebbe «risultare ambizioso in alcune ipotesi sottostanti a causa degli elementi di incertezza sulle tendenze di mercato, specie pubblicitario». Tuttavia «non sono in corso revisioni delle ipotesi del piano, ne sono al vaglio ipotesi di revisioni». La riscrittura del piano, reso poco praticabile dalla congiuntura negativa, è chiesta a gran voce da Della Valle, e fuori dai riflettori da Rotelli. Ma prima occorre completare l’aumento perché Rcs «non ha capitale circolante sufficiente per le esigenze dei prossimi 12 mesi, pertanto la continuità aziendale è legata al successo dell’aumento per almeno 380 milioni». Oggi il deficit di circolante per Rcs «si stima in euro 865 milioni, 10 milioni in più del 31 marzo 2013».