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 2012  dicembre 14 Venerdì calendario

TORTE, CAMPI DA CALCIO E CACCIABOMBARDIERI

Non è vero che le leggi emanate dal governo Monti potrebbero occupare 40 campi da calcio, non è vero che rinunciando agli F35 si potrebbe togliere l’IMU e non è vero che la spesa per la difesa è aumentata negli ultimi anni.
 
Sono alcuni dei piccoli e grandi errori su dati e fatti compiuti ieri nella puntata di Servizio Pubblico in cui erano ospiti Luigi Abete, Giulio Tremonti e Antonio Di Pietro. A sbagliare di più è stato l’ex ministro Giulio Tremonti – non è una novità: qualche anno fa al fact-checking di Tremonti venne dedicato un intero libro, ma anche Antonio di Pietro e Marco Travaglio hanno compiuto qualche imprecisione.

Cominciamo da Tremonti: ieri sera l’ex-ministro dell’economia ha affermato che le norme prodotte dal governo e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale potrebbero occupare 40 campi da calcio. Qualche tempo fa aveva affermato, invece, che a occupare la stessa superficie erano solo le norme riguardanti le liberalizzazioni.

 Per verificare l’assurdità dell’informazione basta calcolare quante pagine di fogli A4 potrebbero essere contenute in 40 campi da calcio: sono 4.203.612. Quindi, secondo Tremonti, il governo avrebbe prodotto più di quattro milioni di pagine di leggi. Sul sito del Parlamento è possibile vedere tutte le leggi approvate nell’ultimo anno: sono 111. Se il conto di Tremonti fosse corretto, queste leggi dovrebbero avere, ognuna, una lunghezza media di 37 mila pagine.

Nel finale della trasmissione Antonio Di Pietro ha sostenuto che le spese militari sono in aumento. Non è vero: dal 2008 al 2012 la spesa militare è diminuita del 11,6 per cento, arrivando a poco più di 13 miliardi – il 70 per cento dei quali vengono spesi in stipendi. Dal 2011 al 2012, si stima che la spesa militare sia scesa del 5,5 per cento.

Un piccolo errore è stato commesso anche da Marco Travaglio, che ha sostenuto che se si votasse domani nessun partito avrebbe la maggioranza al Senato. Gli ultimi dati in proposito sono le medie dei sondaggi settimanali pubblicate mercoledì da Termometro Politico. Secondo questi dati l’alleanza PD-SEL con 169 senatori avrebbe una maggioranza di 11 senatori.

Questo per quanto riguarda i numeri sbagliati, torniamo a Tremonti per quanto riguarda invece gli errori sui fatti. L’ex ministro ha affermato che la Grecia “non è saltata”. L’ha detto in un discorso più ampio, in cui spiegava come, secondo lui, la crisi dei debiti sovrani fosse una manovra di alcune grandi banche e governi e non una vera crisi finanziaria. In realtà la Grecia è saltata, in quanto ha fatto tecnicamente default. La Grecia ha ristrutturato il suo debito a marzo di quest’anno, in seguito agli accordi del novembre 2011 nei quali fu deciso il cosiddetto haircut. In altre parole si decise che le banche che avevano prestato soldi alla Grecia avrebbero dovuto rinunciare a circa il 50 per cento del valore di facciata dei loro titoli.

Tremonti ha poi affermato che in Germania tutta l’economia è sostenuta da un’unica banca pubblica. Si tratta della Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), una banca pubblica, simile all’italiana Cassa Depositi e Prestiti (CDP). La CDP si occupa principalmente di raccolta del risparmio tramite buoni postali, di prestito agli enti locali per realizzare infrastrutture e custodisce diverse partecipazioni in società (come l’ENI, ad esempio). La KfW, a differenza della CDP, possiede anche una divisione che si occupa direttamente del finanziamento alle piccole e medie imprese. Fin qui tutto vero: l’errore è sostenere che l’economia tedesca giri tutta intorno alla KfW, che certamente è un tassello importante dell’economia tedesca, ma possiede un totale attivo di 500 miliardi di euro, un quarto di Deutsche Bank, prima banca tedesca, e inferiore a quello di molte altre banche che operano in Germania.

Di Pietro ha sostenuto che rinunciando all’acquisto degli F-35 o alle missioni internazionali, oppure grazie alla Tobin Tax, sarebbe possibile eliminare l’IMU sulla prima casa ai più poveri. Il problema qui è che non è chiaro chi intenda Di Pietro con più poveri. Possiamo comunque fornire dei numeri per farci un’idea di quali grandezze stiamo parlando.

 Oggi il gettito complessivo dell’IMU sulla prima casa è stimato in circa 3,3 miliardi. La spesa totale per gli F-35 dovrebbe essere di circa 11 miliardi, ma si tratta di un programma trentennale. Quindi va spalmata sull’intero periodo, il che fa circa 400 milioni di euro l’anno. A questo bisogna aggiungere che Finmeccanica partecipa alla costruzione degli aerei, quindi il programma F-35 genera dei ritorni, difficili da conteggiare, sull’economia italiana. Questi ritorni positivi andrebbero sottratti dai risparmi che produrrebbe non acquistare più gli aerei. 

Per quanto riguarda il gettito della Tobin Tax è stato calcolato che, se l’anno di riferimento fosse il 2011, produrrebbe un gettito di poco più di un miliardo. Questa cifra andrebbe ridotta considerando che l’entrata in vigore della tassa produrrebbe uno spostamento su altre piazze delle transazioni tassabili. Il costo delle missioni internazionali, infine, è di 1,25 miliardi di euro l’anno, il 10 per cento delle quali è speso per costi di ricostruzioni e cooperazione.



Dulcis in fundo, spendiamo una parola sulla Torta di Tremonti. L’argomento purtroppo è stato trattato negli ultimi minuti di trasmissione e in maniera piuttosto rapida, ma è interessante e soprattutto piuttosto nuovo. Secondo la teoria della Torta l’Italia è stata costretta, da Francia e Germania, a ripagare i danni della crisi in misura superiore a quelli che ha effettivamente causato. La Torta potete vederla qui. Rappresenta la percentuale di denaro prestata dalle banche dei vari paesi europei ai PIGS (Portogallo, Irlanda, Germania e Spagna). Dov’è la truffa? Secondo Tremonti ha a che fare con l’ESM (di cui avevamo parlato qui). L’Italia avrebbe dovuto versare nel capitale dell’ESM, che servirà a prestare denaro ai paesi dell’eurozona che ne faranno richiesta, soltanto una percentuale di capitale pari alla sua esposizione verso i paesi che oggi si trovano in crisi.
Invece l’Italia, come tutti gli altri paesi che hanno aderito, ha versato una percentuale di capitale proporzionata alla sua partecipazione nel capitale della BCE (che a sua volta è calcolata principalmente in base al PIL: chi è più ricco versa di più). Il punto è che l’ESM è una struttura pubblica, alla quale partecipano gli stati e non ha nulla a che fare con quanto i sistemi bancari privati dei singoli paesi hanno prestato agli stati in difficoltà. Tanto più che le banche che hanno prestato denaro alla Grecia sono già state colpite dallo haircut, di cui abbiamo parlato qualche paragrafo sopra.