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 2012  dicembre 21 Venerdì calendario

IMPERI, PUGLIA E SOVRAPPOPOLAZIONE

Non è vero che in Italia il 10% della popolazione detiene il 50% del reddito, non è vero che la popolazione mondiale aumenta di 80 milioni di individui l’anno e non è vero che lo stato ha regalato 3 miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena. Sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nella puntata di Servizio Pubblico.

Cominciamo con i numeri. Secondo Carla Cantone, segretario del sindacato dei pensionati della CGIL, in Italia il 10% della popolazione detiene il 50% dei redditi. Non è vero: secondo la Banca d’Italia il 10% delle famiglie con il reddito più alto detiene il 27% del totale. Forse Cantone ha confuso redditto con ricchezza , ma anche il quel caso il dato sarebbe sbagliato. Sempre secondo Banca d’Italia, il 10% degli italiani più ricco possiede più del 40% della ricchezza totale (di diseguaglianze, redditi e ricchezza avevamo parlato anche qui).

Secondo Giovanni Favia, consigliere regionale dell’Emilia Romagna eletto con il Movimento 5 Stelle, ogni anno la popolazione mondiale aumenta di 80 milioni di individui e non è mai aumentata così tanto nella storia e questo aumento costante rappresenta una delle sfide per il futuro dell’umanità. Non è vero e per rendersene conto basta guardare il grafico qui sotto.

Il tasso di crescita della popolazione mondiale è in costante diminuzione da circa 50 anni. Il record venne raggiunto negli anni ’60, con un tasso annuo a volte superiore al 2%. Oggi siamo all’1,1%. Questo significa che nel 2012 la popolazione aumenterà di circa 77 milioni di individui, molto lontano dal record di quasi 90 milioni raggiunto nel 1989. Le proiezioni sul lungo periodo non sono molto affidabili, ma oggi si ritiene che intorno al 2050 la popolazione si stabilizzerà intorno ai 10 miliardi di individui.

Sempre a proposito di numeri sbagliati, Oscar Farinetti, imprenditore e fondatore di Eataly, ha detto che in Italia per ogni 1.200 euro versati in busta paga a un dipendente, un datore di lavoro deve pagarne altri 2.000 euro in tasse e contributi. In altre parole, secondo Farinetti, il costo di un lavoratore che percepisce uno stipendio netto di 1.200 euro, è di 3.200 euro.

Si tratta del famoso costo del lavoro, cioè il costo di un lavoratore ottenuto sommando al salario imposte e contributi. Secondo uno studio della Fondazione Studi dei Consulenti del lavoro, in realtà, su uno stipendio di 1.200 euro, il costo totale per il datore di lavoro è di 2.500 euro. Il che è molto più in linea con le statistiche sul cuneo fiscale (quella parte di costo del lavoro che viene spesa in tasse), che secondo l’OCSE in Italia è di circa il 53%.

Torniamo alle diseguaglianze e all’impoverimento degli italiani. Secondo Cantone il 30% delle famiglie continua a impoverirsi. Il 70% di quel 30% sarebbe costituito da ragazzi e anziani. Si tratta purtroppo di un’informazione inverificabile e intrinsecamente incoerente. Qual è la fonte? Di quale lasso di tempo stiamo parlando? L’impoverimento riguarda redditi o ricchezza? Se è una statistica che riguarda le famiglie, cosa c’entra il riferimento alle fasce d’età?

Sono difficili da verificare anche i dati che Farinetti ha riferito sul turismo (più 45%) e sulle esportazioni agroalimentari pugliesi (più 30%). A quale lasso di tempo fanno riferimento questi dati? Il turismo è aumentato per fatturato, presenze o arrivi? Abbiamo trovato alcune conferme del dato sul turismo in un documento sul sito del PD pugliese.

Non vengono citate fonti, ma si parla effettivamente di un aumento delle presenza turistiche in Puglia del 45% tra il 2000 e il 2009. Probabilmente si tratta di un’elaborazione dei dati ISTAT (altre fonti con citazioni più accurate riportano dati simili). Farinetti riportava questi dati come prova del buon governo di Vendola. Sarebbe stato più corretto riferire anche che quest’aumento, cominciato come minimo nel 2000, precede di 5 anni l’arrivo di Vendola alla presidenza della regione.

Nel suo lungo editoriale, Travaglio ha detto che lo stato regalerà 3,9 miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena. Se la banca fosse stata lasciata fallire, ha aggiunto, il governo avrebbe potuto non far pagare l’IMU sulla prima casa. In effetti il gettito dell’IMU sulla prima casa è di circa 3 miliardi, ma ci si aspetta che entri nelle casse dello stato una volta ogni anno. L’uscita invece causata da quello che chiama “regalo” a MPS, invece, è una tantum.

Comunque, quei 3,9 miliardi di euro non sono “regalo” in senso stretto. Si tratta di un prestito con un tasso di interesse di circa il 10%. Come questo interesse sarà pagato è in discussione in questi giorni, ma la definizione di “regalo”, che lascia immaginare che lo stato finanzi le banche senza chiedere nulla in cambio, è sbagliata.

E per concludere qualcosa di più leggero (sempre che vi piaccia la storia). Verso la fine della trasmissione Farinetti ha citato due dei (pochi) luoghi comuni patriottici che abbiamo in Italia. E cioè che l’impero romano sia stato il più grande e quello con la durata più lunga della storia e che il nostro paese contenga da solo il 75% delle opere d’arte e dei beni culturali di tutto il mondo.

Si tratta di due leggende metropolitano molto diffuse. All’epoca della sua massima estensione, sotto Traiano, l’Impero romano occupava circa 6,5 milioni di chilometri quadrati e aveva una popolazione che possiamo stimare, con grossi margini d’errore, tra i 65 e gli 88 milioni di persone. Volendo essere generosi e considerando come inizio dell’impero romano la data della fondazione di Roma (753 A.C.), l’impero avrebbe avuto una durata di 1.229 anni.

Ora vediamo i concorrenti. Alla massima espansione, nel 1922, l’impero britannico comprendeva 33 milioni di chilometri quadrati di territorio e mezzo miliardo di abitanti, cioè poco meno di un quarto della popolazione mondiale. Non è durato che un secolo, certo. La Cina imperiale, cioè l’insieme di dinastie che si sono succedute in Cina fino al 1912, è durata per circa 2.100 anni e la sua estensione e popolazione non sono quasi mai state inferiori a quelle dell’impero romano (e per gran parte dell’età moderna sono state nettamente superiori).

La storia del patrimonio artistico mondiale è una leggenda metropolitana che gira da anni e che era stata già sbertucciata qualche tempo fa da Gian Antonio Stella. L’unico dato verificabile è che l’Italia possiede 45 siti tutelati dall’UNESCO su un totale di 911, cioè il 5% (effettivamente più di ogni altra nazione).