Davide De Luca, Il Post 6/3/2013, 6 marzo 2013
CIBO, ENERGIA E CASCHI DA PILOTA
Non è vero che in Italia si spreca più energia che in Germania, non è vero che il casco di un F-35 costa 2 milioni di euro e c’è più di un dubbio sul fatto che in Italia sprechiamo ogni anno 40 miliardi di euro di cibo. Sono alcuni degli errori e delle imprecisioni fatti ieri nel corso della puntata di Ballarò.
Maurizio Pallante fondatore del movimento per la decrescita felice ha sostenuto che il costo di un casco da pilota di F-35 – gli aerei da guerra sviluppati con la partecipazione dell’Italia e di molti altri paesi e che saranno acquistati dal ministero della difesa – è pari a 2 milioni di euro. Si tratta di una notizia diffusa da tempo e smentita dalla Lockheed Martin, una delle principali aziende che lavorano al progetto. Il costo del casco, hanno scritto, è al momento di 439 mila euro (grazie a @avtuvo per la segnalazione).
Sempre Pallante ha sostenuto che in Italia, nel riscaldamento delle abitazioni, utilizziamo una quantità di gasolio e gas molto superiore alla Germania: il nostro sistema di riscaldamento, quindi, sarebbe meno efficiente. Non abbiamo trovato dati a riscontro di questa affermazione. Più in generale, però, l’Italia è uno dei paesi dell’OCSE e dell’Europa con la più alta efficienza energetica – cioè si utilizza una minor quantità di energia per produrre lo stesso bene o servizio. In particolare in Europa – nonostante negli ultimi anni abbia perso posizioni - l’Italia è quarta per efficienza energetica, dopo Irlanda, Danimarca e Regno Unito e si trova diverse posizioni più avanti di Germania e Francia.
Concludiamo con Pallante – che bersagliamo soltanto perché è stato uno dei pochi in due ore di trasmissione a fornire dati e numeri precisi- a proposito delle statistiche sullo spreco alimentare, cioè quella quantità di cibo ancora commestibile che viene perso per vari motivi. Secondo Pallante in Italia ogni anno vengono buttati via 40 miliardi di euro di cibo, una quantità pari al 2% dell’intero PIL nazionale. Si tratta di una cifra che, secondo alcuni, proviene da un rapporto della FAO, di cui però noi non abbiamo trovato traccia. Abbiamo scoperto invece un grande numero di stime contrastanti su quanto sia il cibo sprecato ogni anno in Italia.
Diciamo subito che non c’è un grande accordo tra le varie ricerche. Il dato sui 40 miliardi deriva probabilmente da uno studio del professor Andrea Segré dell’Università di Bologna (uno studio su quale sono state fatte alcune critiche). Ma lo stesso professore aveva pubblicato un’altra ricerca nel 2010 in cui sosteneva che il valoro totale del cibo sprecato fosse un quarto di quella cifra: “solo” 12 miliardi. Non è finita: se non siete abbastanza confusi c’è un altro studio, questo compiuto dalla Fondazione per la Sussidiarietà, dal Politecnico di Milano e dall’agenzia Nielsen, che parla di sprechi per un totale di 30 miliardi l’anno. Si tratta di un tema particolarmente spinoso, per via delle differenze che ci sono tra “sprechi” e “perdite”, che possono venire conteggiate in maniera differente (su questo problema potete leggere approfondimenti qui e qui).
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha dichiarato che sono raddoppiate le famiglie a cui la Caritas invia un pacco di aiuti settimanale. A fornirgli questa informazione sarebbe stato un prete che collabora con la Caritas. Non abbiamo trovato conferme di questo dato negli ultimi due rapporti pubblicati dalla Caritas: I Ripartenti e L’impatto della crisi europea. Si tratta di rapporti compilati su base statistica e all’indagine hanno risposto solo il 9% dei Centri d’ascolto della Caritas.
Secondo questi dati, che sono piuttosto indicativi e che vanno presi con le molle, il numero di richieste d’aiuto (un dato comunque diverso da quello di cui ha parlato Renzi) è aumentato del 54% tra il 2010 e il 2011. Non ci sono ancora dati sul 2012. Non è chiaro se Renzi si riferisse invece che al dato nazionale a quello di Firenze. Il direttore della Caritas di Firenze, Alessandro Martini, ci ha detto che – per quanto in considerevole aumento – non hanno comunicato dati di un raddoppio del numero di famiglie che ricevono un pacco settimanale negli ultimi tempi. Per completezza vale la pena di ricordare che secondo gli ultimi dati disponibili (quelli per il 2010 e il 2011) il numero delle famiglie sotto la soglia di povertà è rimasto sostanzialmente stabile.