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 2013  giugno 16 Domenica calendario

L’ILLEGITTIMO TAGLIO DELLE PENSIONI (D’ORO)

Caro direttore, nell’articolo «Pensioni d’oro: risolvere lo strano caso non è difficile», pubblicato il 13 giugno sul Corriere,il professor Michele Ainis è incorso in un evidente quanto involontario lapsus quando afferma che la Corte costituzionale con la sentenza n. 116 del 3-5 giugno 2013 ha cancellato i balzelli dei governi Berlusconi e Monti che colpivano le pensioni pubbliche superiori ai 90 mila euro lordi l’anno.
Secondo il professor Ainis la Consulta sarebbe giunta a questa conclusione proprio perché «a soffrirne erano i pensionati pubblici», mentre erano state lasciate ingiustamente «indenni le altre categorie previdenziali». In risposta a una lettera di precisazione al Corriere del professor Giuliano Cazzola il costituzionalista Ainis ribadisce la sua erronea affermazione.
D’altronde anche autorevoli costituzionalisti come il professor Ainis qualche volta sbagliano.
Purtroppo la conclusione che lo ha di nuovo indotto nell’equivoco, secondo cui «a soffrirne erano i pensionati pubblici», non è della Consulta, ma della Corte dei conti della Campania (punto 2 della motivazione).
Senonché l’eccezione sul punto non è stata accolta — come sostiene il professor Ainis —, ma respinta dalla Consulta. Basta leggere i punti 7.1, 7.2 e 7.3 della motivazione della sentenza n. 116 del 2013. La Corte costituzionale ha inequivocabilmente bocciato l’erronea interpretazione fornita dalla Corte dei conti della Campania proprio perché il taglio delle pensioni superiori ai 90 mila euro lordi l’anno colpiva indiscriminatamente — come poi sostenuto, invece, dalla Corte dei conti del Lazio — sia tutti i pensionati pubblici, sia tutti i pensionati privati (e proprio per far affermare questo principio il Gruppo Romano Giornalisti Pensionati era intervenuto in giudizio a Palazzo della Consulta), mentre lasciava ingiustamente indenni tutte le altre categorie di cittadini a parità di reddito con violazione degli articoli 3 e 53 della Costituzione, cioè «del principio dell’uguaglianza attraverso un’irragionevole limitazione della platea dei soggetti passivi, e della progressività del sistema tributario».
In altri termini, secondo la Consulta, solo se fossero stati contestualmente colpiti anche tutti gli altri contribuenti italiani a parità di reddito (lavoratori dipendenti pubblici e privati, manager, lavoratori autonomi, liberi professionisti, negozianti, artigiani, atleti, calciatori, allenatori, piloti, ecc.) sarebbe stato legittimo il taglio delle pensioni pubbliche e private di importo superiore ai 90 mila euro lordi l’anno, che alcuni organi di informazione hanno impropriamente definito «d’oro», pur in presenza di versamenti di sostanziosi contributi per 40-45 e persino 50 anni o addirittura superiori. In conclusione dovranno essere ora rimborsati tutti i pensionati pubblici e privati che hanno subito i tagli dall’agosto 2011 in poi.
Pierluigi Franz
Presidente del Gruppo Romano Giornalisti Pensionati